Torna a far parlare di sé la legge elettorale pugliese, questa volta in merito all’attribuzione del “premio di maggioranza”. Dopo il commissariamento dello scorso agosto ad opera del Governo, per l’introduzione della doppia preferenza, tra le numerose incertezze e le interpretazioni possibili, il tema del correttivo maggioritario ha scatenato un numero indefinito di contenziosi, sui cui il TAR Puglia è stato chiamato a pronunciarsi. Difatti, alle questioni sulla “parità di genere” e sui “voti validi”, sollevate rispettivamente da associazioni femminili (la prima) e dalle liste Senso Civico e Italia in Comune (la seconda), si aggiunge oggi il tema caldo riguardante l’assegnazione del “premio” spettante alla coalizione collegata al Presidente Emiliano.
Il TAR Puglia, non definitivamente pronunciandosi sui ricorsi, ha richiamato un orientamento espresso cinque anni fa su un punto diverso della legge elettorale, concludendo che nell’assegnazione del premio di maggioranza non rileverebbero le liste che non hanno superato il 4%, così sancendo sostanzialmente l’inutilità di più di 250.000 voti di elettori pugliesi che hanno votato quelle liste. La decisione ha suscitato grande fermento politico nello schieramento di centrosinistra, perché alla luce di questa interpretazione i seggi della maggioranza sono passati da 29 a 27, a beneficio del centrodestra che, invece, ha recuperato 2 seggi consiliari.
Diverse liste, dalle grandi escluse (Senso civico, Italia in comune, Puglia solidale e verde) a quelle portatrici di interessi di categoria (animalisti, pensionati, partite IVA) hanno visto di fatto vanificati i loro sforzi per l’elezione del Presidente Emiliano che, in base a quanto statuito dal TAR, ha goduto dell’ausilio di sole tre liste, quelle cioè capaci di superare il 4% dei voti nella regione.
Poca chiarezza invece su chi entra e chi esce. Vista la complessità dei calcoli, il Giudice ha demandato alla Prefettura l’esecuzione delle operazioni utili a definire il nuovo quadro degli eletti. Il tutto è stato rinviato all’8 luglio per la proclamazione. Nel frattempo, però, diversi Consiglieri in carica hanno già preannunciato appello in Consiglio di Stato e quindi l’8 luglio rischia di essere solo il primo tempo di un incontro sportivo che terminerà a Roma, nelle sale di Palazzo Spada. Qualunque sarà l’epilogo della vicenda, rimane un dato divenuto ormai innegabile: il Consiglio Regionale dovrà attivarsi tempestivamente per risolvere – una volta per tutte – i dubbi su una legge elettorale confusa e inadeguata, al fine di evitare futuri contenziosi su temi ormai ricorrenti ad ogni tornata elettorale.