La Stp di Trani dovrà consegnare i verbali del consiglio di amministrazione, l’elenco dei rimborsi e gli atti relativi alla nomina del responsabile anticorruzione al consigliere metropolitano Vito Antonio Labianca. Lo ha stabilito il Tar di Bari, accogliendo il ricorso presentato dal consigliere bitontino contro la società di trasporti di cui la Città metropolitana possiede una quota.
La sentenza (Prima sezione, presidente Spagnoletta) è un’altra puntata della guerra politica che va in scena da oltre un anno sulla Stp, dove il sindaco metropolitano di Bari, Vito Leccese, ha imposto una svolta per eliminare le tracce dell’era di Alessandro Cataldo, marito dell’ex assessore regionale Anita Maurodinoia, con lei imputato di corruzione elettorale. Labianca è il braccio destro di Cataldo, e a gennaio - nella qualità di presidente della commissione Trasporti - aveva presentato una analoga richiesta di accesso anche alla Città metropolitana. Ma la Stp, inspiegabilmente, non ha consegnato i documenti richiesti, tra cui ci sono (anche) i verbali relativi al procedimento disciplinare che ha portato al licenziamento di Barbara Santeramo, l’ex direttore generale molto vicina a Cataldo.
La questione ha creato un certo nervosismo negli ambienti della Città metropolitana (che infatti non si è costituita davanti al Tar), sia per la figuraccia a cui l’ente è stato esposto dalla decisione del cda di Stp, sia perché Verocentro (il nuovo nome del movimento «Sud al Centro» sciolto dopo l’arresto di Cataldo) sembra intenzionata a sostenere il centrodestra alle elezioni. Ed è possibile che dopo le Regionali l’assetto della società venga ridiscusso.