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Taranto, forniture fantasma di carne a nave Cavour: due militari risarciranno la Difesa

Taranto, forniture fantasma di carne a nave Cavour: due militari risarciranno la Difesa

 
francesco casula

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francesco casula

Forniture fantasma di carne a nave Cavour: due militari risarciranno la Difesa

La Corte dei conti dopo l'inchiesta penale relativa alla ex ammiraglia della Marina: un ex capitano di fregata e un ex sottufficiale pagheranno 35mila euro

Mercoledì 22 Ottobre 2025, 08:00

19:14

Dovranno risarcire quasi 35mila euro al ministero della Difesa i due militari coinvolti nell’inchiesta sulla fornitura «fantasma» di carne a bordo di nave Cavour, l’ammiraglia della Marina militare di Taranto. Lo ha disposto la Corte dei Conti che ha accolto la richiesta della procura contabile di Puglia: il collegio presieduto da Pasquale Daddabbo ha dato ragione alle istanze avanzate dal sostituto procuratore generale Fernando Gallone che ha ripercorso l’intera vicenda, nata da un’inchiesta della Procura ordinaria ionica, e quantificato il danno erariale.

Per i magistrati contabili il capitano di fregata Alessandro Dore, all’epoca capo servizio amministrativo dell’unità navale, avrebbe agito in modo intenzionale causando un danno per le casse dello Stato. Nel giudizio era coinvolto anche Pietro Ciancia, sottufficiale subordinato a Dore che avrebbe falsamente attestato la consegna del prodotto, in realtà mai giuntà a bordo della nave.

Il procedimento penale si è concluso con una condanna definitiva a 2 anni e 4 mesi mesi nei confornti di Ciancia e con la prescrizione dei reati di corruzione e truffa aggravata per Dore. Per quest’ultimo, però, la sentenza di primo grado consentì di chiarire che quella consegna era stata una «ampia macchinazione» che i militari avevano portato avanti attraverso un accordo illecito insime con un imprenditore: nelle motivazioni di quella sentenza di primo grado, come ricordano i giduici contabili, i colleghi penali avevano inoltre evidenziato che Dore aveva simulato quell’acquisto in cambio della somma di 15mila euro.

Tutta la vicenda era partita da una semplice verifica fatta dai finanzieri nei confronti dell’impresa: le carte erano finite poi sulla scrivania dell’allora procuratore aggiunto di Taranto, Maurizio Carbone (oggi al Consiglio Superiore della Magistratura), che aveva coordinato una serie di inchieste ribattezzate dai giornali come la «Tangentopoli in Marina».

La Corte dei conti di Puglia, nella sua sentenza scrive che appaiono pienamente condivisibili le argomentazioni fornite dalla Procura regionale, guidata da Carmela de Gennaro, e che una volta accertata «l’inesistente consegna della merce» il danno è ovviamente nell’inutile esborso di quasi 35mila euro fatta dalla Marina militare. «Il compendio probatorio della procura regionale - si legge inoltre - induce a ritenere pienamente sussistente la responsabilità, in primo luogo, del Dore, che risulta essere il vero deus ex macchina dell’operazione». Quanto a Ciancia, il collegio lo ha ritenuto colpevole di una «grave negligenza» poiché «avrebbe dovuto avvedersi della mancanza di un così ingente quantitativo di carne». Ed è anche per questo, infine, che la Corte ha condannato in via principale Dore e, se questi non dovesse restituire il denaro al ministero, allora risponderà anche Ciancia.

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