«La Basilicata si trova ad affrontare una crisi idrica di portata eccezionale, non più un’emergenza isolata, ma l’evidenza di un cambiamento climatico profondo che sta ridefinendo gli equilibri ambientali, economici e sociali a livello globale». Così - secondo quanto reso noto dall’ufficio stampa della Giunta lucana - il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, illustrando, durante la seduta straordinaria del Consiglio regionale, un quadro «di severità idrica di livello 'elevatò per gli schemi Basento-Agri-Camastra, Vulture-Melfese e Collina Materana, con 44 comuni lucani coinvolti, e una criticità media nel resto del territorio».
Il governatore lucano ha ricordato che «in risposta alla gravità della situazione e per accelerare la realizzazione delle opere, la Regione Basilicata ha richiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale per deficit idrico e la nomina di un Commissario delegato. Questa misura straordinaria si fonda sull'esperienza positiva del 2024, quando la gestione commissariale permise il ripristino dell’erogazione idropotabile a 140 mila lucani in soli 40 giorni». Bardi ha quindi "rassicurato il Consiglio sull'impegno della Regione su tutti i fronti, elencando una serie di interventi infrastrutturali in corso e programmati».
In riferimento «alla questione della cooperazione interregionale», Bardi ha messo in evidenza che «l'acqua lucana alimenta sistemi potabili e agricoli della Puglia, della Calabria settentrionale e dell’Ilva. La Basilicata, che fornisce acqua a oltre due milioni di cittadini tra Lucania e Puglia, chiede la revisione dell’Accordo di Programma del 2016 con la Puglia, per adeguarlo alle mutate capacità di invasamento dei bacini e alle nuove esigenze climatiche, puntando a regole eque che riconoscano il valore della risorsa e i costi di gestione».
Il presidente della Regione ha definito la crisi «una 'sfida di civiltà», sottolineando che «la strategia regionale si fonda su tre pilastri: interconnessione tra gli schemi idrici, riduzione strutturale delle perdite tramite digitalizzazione e autonomia energetica del sistema idrico. Ha esortato tutti, istituzioni e cittadini, ad assumere comportamenti responsabili, perché l’acqua non è un diritto scontato, ma un bene comune fragile e prezioso. La Basilicata - ha concluso - chiede e merita riconoscimento, equità e rispetto per il ruolo che svolge al centro degli equilibri del Mezzogiorno».
In Puglia e in particolare in Capitanata, nonostante le sospensioni dell’irrigazione, nell’invaso di Occhito restano poco più di 44 milioni di metri cubi d’acqua e, se la situazione non cambia, nelle prossime settimane si raggiungerà la soglia critica del cosiddetto “volume morto” (40 milioni di metri cubi), in pratica, l’esaurimento del principale serbatoio idrico della Capitanata. A lanciare l’allarme è Coldiretti Puglia, sulla base dei dati dell’Osservatorio ANBI sulle risorse idriche, dopo che l’Autorità di bacino dell’Appennino meridionale ha portato la severità idrica al livello massimo per il servizio potabile in Puglia, stigmatizzando “una crisi lunga e profonda, iniziata nel 2024 e destinata a protrarsi fino al 2026, oltre il consueto ciclo biennale”.
Le ripercussioni sull’agricoltura sono già pesanti: i trapianti autunno-vernini risultano fortemente compromessi e molti agricoltori stanno rallentando o rinviando le semine, impossibilitati a garantire l’irrigazione necessaria alla sopravvivenza delle piantine. A rischio, dunque, la produzione di ortaggi e verdure dei prossimi mesi, mentre nei pascoli si registra un drastico calo del foraggio verde.
Di fronte a un’emergenza di questa portata – sottolinea Coldiretti Puglia – serve un intervento strutturale immediato: occorre completare e ammodernare le infrastrutture irrigue, garantire la manutenzione straordinaria degli impianti collettivi e dei pozzi, riqualificare gli invasi esistenti, rendere più efficienti le reti di adduzione e scolo e rinnovare gli accordi interregionali per l’approvvigionamento idrico.
Intanto, sul fronte europeo è stato ottenuto il via libera per finanziare direttamente la gestione idrica attraverso le risorse comunitarie dei fondi di coesione, destinandole alla realizzazione dei bacini di accumulo. È un segnale evidente – sottolinea Coldiretti – della necessità di intervenire in modo strutturale sulla gestione dell’acqua, una risorsa strategica per il futuro dell’agricoltura. La possibilità di utilizzare i fondi di coesione per finanziare interventi idrici rappresenta una svolta attesa da tempo, che consentirà di investire in infrastrutture fondamentali per trattenere l’acqua nei periodi di pioggia e renderla disponibile nelle fasi di emergenza.
I bacini di accumulo sono una delle grandi battaglie portate avanti da Coldiretti per contrastare la siccità, garantire l’approvvigionamento idrico e rafforzare la resilienza delle imprese agricole. Il via libera europeo segna un cambio di passo decisivo per mettere in sicurezza i raccolti e promuovere una gestione sostenibile delle risorse idriche, in linea con gli obiettivi di adattamento climatico e tutela del territorio.