Sabato 06 Settembre 2025 | 12:27

Dal Giubileo 2025 un raggio di speranza nei tempi malvagi

 
Biagio Marzo

Reporter:

Biagio Marzo

Dal Giubileo 2025 un raggio di speranza nei tempi malvagi

Francesco ha voluto puntualizzare che il Giubileo 2025: «Il perdono non cancellerà il passato ma permette di cambiare il futuro»

Sabato 28 Dicembre 2024, 13:03

Francesco è il Papa della speranza e, perdipiù, lascerà il segno nella storia della Cristianità per la sua vicinanza ai detenuti, agli ultimi, ai miserabili, agli umili, ai diseredati, agli indifesi, ai perseguitati, agli infermi, nonché, per essere contro le guerre e a favore della pace con la «P» maiuscola e contro gli soprusi degli uomini sugli uomini. Siccome il Pontefice rifiuta essere irregimentato dal conformismo e dalla ritualità, diverso teologicamente è politicamente, sotto molti aspetti, per cui è amato dai credenti e rispettato dai non credenti.

Francesco ha voluto puntualizzare che il Giubileo 2025: «Il perdono non cancellerà il passato ma permette di cambiare il futuro». Nella liturgia della Chiesa cattolica non è altro che l’anno della remissione dei peccati, della riconciliazione, della conversione e della penitenza sacramentale. Il 26 dicembre, Papa Francesco ha aperto la seconda Porta Santa dell’Anno Santo e il 24 aprì la prima Porta Santa, quella di San Pietro e inaugurò il Giubileo 2025 della durata di un anno e dodici mesi. E Roma, Capitale della Cristianità, sarà, in base a previsioni, visitata da 32 milioni di pellegrini.

L’apertura della seconda Porta Santa è stata la trovata più originale e più simbolica vuoi che si trattava della porta del carcere romano di Rebibbia vuoi perché è stata definita dal Pontefice la «Basilica del dolore». Con questo inedito percorso giubilare, Papa Francesco ha dato speranza a tutti i detenuti del Mondo, i cui governi siano - a parere di molti - clementi e assumano iniziative di amnistia o di condono della pena. Speranza è il sentimento che rappresenta la prospettiva nei confronti del futuro. La speranza, dunque, non è qualcosa, bensì, qualcuno e, per dirla con San Francesco nelle lodi di Dio Altissimo: «Tu sei la nostra speranza». Francesco ha bussato tre volte ai battenti di metallo e ha varcato a piedi la Porta Santa e ha detto: «Ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui, in un carcere. Ho voluto che ognuno di noi, che siamo qui dentro e fuori, avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore e capire che la speranza non delude».

Perché il Papa ha voluto dare tanto risalto alla questione carceri? Perché è un argomento universale non nuovo, da sempre ne ha parlato e ben otto volte ha incontrato i detenuti in carceri italiane e straniere. Conoscitore delle disumane condizioni dei detenuti ha voluto esprimere loro la sua solidarietà, e, altresì, il suo santo sdegno, dato che il carcere è una sorta di «discarica sociale», dove finiscono «gli ultimi e gli scarti della società». È impressionante e drammatico il quadro del 2024 delle carceri: non si contano i detenuti in attesa di giudizio, aumento dei suicidi, crescita delle morti e affollamento della popolazione carceriera. Peraltro, desta preoccupazione l’insolito fenomeno dei suicidi tra gli agenti di polizia penitenziaria. Dall’inizio del 2024 ad oggi, si sono tolte la vita 88 detenuti e 243 sono deceduti. In carcere ci sono 19 mila detenuti stranieri e sono 17 mila i tossicodipendenti e 4 mila malati di mente.

Da parte sua il Papa ha aperto «la porta», adesso, dal laico Presidente della repubblica, con il suo messaggio di fine anno, ci si aspetta che indichi al governo e al Parlamento il passaggio attraverso quella «porta». Il Giubileo cade in un tempo in cui il Mondo è travolto - come dice Francesco - dalla «guerra a pezzi», in cui il conflitto Ucraino-Russo è dominante e dove c’è una ecatombe di soldati da ambo le parti. Non è tutto. Nella «carneficina» sono stati coinvolti giovani soldati nordcoreani impreparati a combattere una guerra non loro e, per giunta, in una terra lontanissima dal loro paese. L’accordo «criminale» tra Putin e Kim Jong-un si basa nell’uso i soldati, come «carne da cannone», a disprezzo della vita di tante innocenti portati alla morte. Nondimeno, la guerra che sta combattendo l’Israele contro il terrorismo islamista, in cui tanti civili e bambini muoiono. Una vera e proprio «macelleria umana». E, comunque, restano nelle mani di Hamas i rapiti israeliani del 7 ottobre. Una bestialità per come si è consumata di soppiatto l’aggressione.

Papa Francesco ha denunciato i crimini di queste guerre impietose, in cui gli agnelli sacrificali sono i bambini. Tempi malvagi. In forza della sua autorità ha lanciato il messaggio di speranza al Mondo intero scivolato in una decadenza, di cui non si vede l’apertura della «porta» se non quelle aperte da Francesco. Entrando nel merito, vale per il mondo civile, sociale e politico ed è rivolto, sembra dirci il Pontefice, anche al mondo cattolico. In questa decadenza, non sfuggono le religioni alcuna esclusa. Insomma, è in decadenza, se non sprofondata in alcune sue parti nel degrado più assoluto, l’intera infrastruttura della società, i cui governanti e governati non sono nelle condizioni di fare il salto per andare verso una fase nuova. E, comunque, metaforicamente parlando, devono «bussare alla porta». Ci auguriamo che il 2024 termini senza tragedie e il 2025 possa portare pace, gioia ed energie nuove, come quelle dei giovani che nel luglio, 2025, festeggeranno il loro Giubileo. Come detto, nel messaggio di Papa Francesco ci si ritrova la speranza, nella fattispecie la locuzione latina di San Paolo: «Spes contra spem», la speranza contro la speranza. Di cui, Pannella ne discuteva con Bergoglio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)