Bitcoin, criptovalute, valute digitali e chi più ne ha più ne metta; ammettiamolo siamo abbastanza frastornati.
Ora che anche Tether, l’emittente di stablecoin più grande al mondo, è diventato socio della Juventus e ha un membro in cda; che Bitpanda, piattaforma per comprare e vendere criptoasset, sponsorizza il Milan con Luka Modric seduto in primo piano; che l’Inter ha lanciato il suo Fan Token, $Inter, diventando uno dei primi club al mondo ad entrare nel mondo delle criptovalute. Ma allora la cosa si fa seria! Non è solo fuffa. Prima di darci una risposta cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando.
Tutto nasce dopo la Grande Crisi Finanziaria del 2008, precisamente nel 2009, quando un movimento anarchico decide di ribellarsi alle autorità monetarie ree di aver permesso, con la crisi dei mutui subprime, che milioni di risparmiatori ignari vedessero bruciati i loro risparmi di una vita. Il fantomatico signor Satoshi Nakamoto, che non si è mai saputo se fosse una persona o un gruppo di persone, decide di lanciare il Bitcoin. Una valuta digitale esistente solo on line, che funziona tramite crittografia per garantire sicurezza e autenticità delle transazioni, gira su una blockchain senza controllo delle autorità governative ree del peccato originale di aver agevolato la crisi e, soprattutto, ha un’offerta limitata a 21 milioni di unità. Viene creato dal nulla; attraverso complessi calcoli crittografici che bruciano tantissima energia nelle cosiddette «mining farm», fabbriche di estrazione. Tant’è che ora questi minatori del terzo millennio ora cercano di rifarsi una verginità creando le fabbriche del terzo millennio in posti isolati dove possono creare e consumare energia pulita, fotovoltaica – idroelettrica – eolica, per sembrare anche sostenibili.
Dopo la prima criptovaluta, il Bitcoin, dal 2011 ne sono arrivate tante altre con i nomi più fantasiosi e accattivanti. Secondo stime più affidabili esistono oltre 17.000 criptovalute e il mercato attuale, stimato in 280 miliardi di dollari, è visto crescere nella più rosea prospettiva sino a 4.000 miliardi di dollari nel 2030! E la cosa più incredibile è la estrema concentrazione di tutta questa ricchezza nelle mani di circa solo 600 soggetti nel mondo; 36 multimiliardari di cui 17 per il Bitcoin. Queste monete private si differenziano dalle monete cosiddette FIAT come Euro, Dollaro, Yuan, che non hanno valore intrinseco e non sono sostenute da beni fisici come oro o argento ma esclusivamente dalla fiducia nella Nazione che lo emette. Per questo hanno «valore legale». Hai detto niente!
In pratica le criptovalute, non essendo emesse da uno Stato, sono valute senza un debitore a cui andare a reclamarne il rimborso. Valgono finché qualcuno gli attribuisce un valore tanto da comprarsele; altrimenti no compratori, no party! Quando qualcuno dovesse iniziare ad avere dubbi o difficoltà sulla concreta possibilità di monetizzarle, alle sottoscrizioni si sostituiranno velocemente le vendite e all’entusiasmo la disperazione.
Qualche dubbio anche i più fedeli fan del Bitcoin lo stanno avendo nell’ultimo mese con la quotazione della creatura digitale crollato dal massimo di 126 mila dollari a 95 mila; quasi il 25% in un mese! Come ogni asset speculativo quando c’è tanta moneta in giro il prezzo sale, ma appena il gioco si fa più duro le prime quotazioni che subiscono sono quelle degli asset più speculativi; e il prezzo scende repentinamente. E così mentre si moltiplicano le statue dedicate a Satoshi Nakamoto nel mondo, gli Stati si interrogano su cosa fare. Il rischio che il danaro possa passare dai conti correnti ai wallet digitali, dalle banche alle piattaforme di scambio, è alto e con esso la probabilità di perdere laute commissioni di intermediazione. Il rischio che tutto il mondo corre è che alla fine il liberismo americano lo debbano pagare gli altri.
La guerra valutaria nasconde una guerra per la sovranità; e la UE appare anche in questo caso in ritardo e incerta. Una cosa è innegabile: bisogna trovare un equilibrio fra efficienza e costi. È chiaro che la rete è molto più veloce del sistema bancario nelle transazioni, presente H24 e forse, almeno per ora, più economica; ma è altrettanto vero che il sistema degli intermediari finanziari assicura trasparenza e affidabilità per il risparmio. Altrimenti tutta la normativa dedicata alla guerra al riciclaggio la buttiamo dalla finestra? Noi tutti continuiamo ad assistere all’ennesimo fenomeno di capitali che rincorrono guadagni finanziari facili, senza dare un auspicabile sostegno all’economia reale; solo per questo ci sarebbe da auspicare una bella lezione. È triste pensare che non ci resta che sperare che la bolla, l’ennesima, scoppi per poter educare ad un rendimento più etico e sostenibile; ma forse è la amara realtà.
















