Lunedì 08 Dicembre 2025 | 15:24

Buon lavoro a Decaro sperando che affronti l’emergenza giovani

Buon lavoro a Decaro sperando che affronti l’emergenza giovani

 
Enzo Augusto

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Enzo Augusto

Buon lavoro a Decaro sperando che affronti l’emergenza giovani

Ha perso il centrodestra, non Lobuono, una persona corretta e perbene, mandata allo sbaraglio da chi non se la sentiva di fare brutta figura. Ma la brutta figura i vari Fitto, Gemmato, Melchiorre, l’hanno fatta lo stesso. Non Lobuono che esce con onore

Lunedì 08 Dicembre 2025, 14:00

C’era una volta che si facevano le analisi del voto. Ora mi arrangio con appunti sparsi. Impressioni all’impronta, senza pretese di approfondimento.

Decaro ha vinto come era nell’ordine delle cose. Successo annunciato e già scritto. Meritato e provvidenziale. Chi meglio di lui? «Un presidente, c’è solo un presidente», in stile cori da stadio. Sarà un buon presidente (non governatore, prego, che richiama un concetto sub-coloniale) come è stato un buon sindaco.

Ha perso il centrodestra, non Lobuono, una persona corretta e perbene, mandata allo sbaraglio da chi non se la sentiva di fare brutta figura. Ma la brutta figura i vari Fitto, Gemmato, Melchiorre, l’hanno fatta lo stesso. Non Lobuono che esce con onore.

Emiliano ne esce invece un po’ ammaccato. La sua insistenza nel non voler uscire di scena ha un po’ appannato l’immagine vincente. Un leader che è stato assiso in trono non si adatta a sgabelli o strapuntini. Il suo delfino Pagano, ha perso di brutto il derby con Paolicelli. Il braccio di ferro Decaro contro Emiliano per interposta persona non ha avuto storia. E Pagano è stato superato anche dalla new entry Elisabetta Vaccarella con l’aggravante che, con ogni probabilità, resterà inchiodato al Consiglio Regionale, abbandonando la ben più prestigiosa carica a Montecitorio in favore di Francesca Viggiani, baciata dalla fortuna, che vince la lotteria di Capodanno, ma tiene il posto caldo per la rentrée di Emiliano nel 2027 (ma il 2027 è lontano, dall’altra parte della luna, direbbe Lucio Dalla).

Il successo di Elisabetta Vaccarella è, secondo me, molto significativo. Dopo Decaro il vero vincitore è Marco Lacarra che si conferma un dirigente politico solido e coerente. Un politico da prima Repubblica. Prima era un’offesa, adesso un titolo di merito.

Spiace per Nichi Vendola costretto a scendere in campo (secondo me molto suo malgrado) a caccia del 4% per AVS. La quota non è stata raggiunta e Nichi è fuori dal Consiglio e temo, dai giochi, anche futuri. Una sconfitta su cui Fratoianni e Bonelli dovranno meditare. Se non vincono nemmeno con Vendola, la strada si presenta impervia.

Ne esce bene il Pd di Elly Schlein, primo partito in Puglia, ma anche in Campania. Aggiungendo i voti della lista per Decaro, fa cappotto. Elly ha fatto un gran lavoro. Soprattutto ha ricollocato il partito dove è il suo posto. Saldamente a sinistra. Conseguentemente va a farsi benedire l’idea del partito maggioritario alla Veltroni.

Il problema del Pd, dalla sua costituzione, è stato quello di voler contemperare le esigenze, le più disparate.

E quindi si è schierato piuttosto a difesa delle istituzioni e delle conquiste democratiche, dello status quo. In sostanza quindi sulla difensiva e in posizione, per così dire, di conservazione dell’esistente e degli equilibri istituzionali. Così appannando la spinta al rinnovamento che è sempre stata la cifra della sinistra. Elly ha ripreso contatto con i temi essenziali. L’eguaglianza, il lavoro, la scuola, la sanità.

Certo la sinistra ha un problema, anzi due, per cui è in declino in tutto l’Occidente. I migranti e la sicurezza. Sui migranti non c’è una politica di sinistra che non sia una partecipazione emotiva, tipo Papa Francesco. Ma un partito politico non è un pontefice.

Sulla sicurezza deve avere consapevolezza che è una necessità soprattutto per i ceti popolari. La sinistra comunque, secondo me, ha bisogno di radicalismo. New York e Copenaghen insegnano (ma anche la Meloni che ha vinto sfondando a destra, non al centro).

Certo così si lascia scoperta una fascia di elettorato. Il mitico centro che va, quindi, ricostruito. All’interno, ma anche fuori dal partito, in prospettiva di coalizione. Da molto non c’è una scissione, a sinistra. Ma prendetela come una battuta.

Poi c’è il problema, enorme, dell’astensionismo. La maggioranza della popolazione non vota perché non si sente rappresentata, non si riconosce nel sistema. È un problema di democrazia, certo. Secondo loro il voto è inutile perché non cambia le cose. La Meloni va al governo e fa la politica di Draghi dopo averlo avversato. Abbraccia l’Europa dopo averla abiurata.

E così anche la sinistra, molto spesso, «si è fatta carico» di tutte le problematiche del mondo, dimenticando le legittime esigenze del suo popolo. Serve quindi un ritorno ai problemi veri, quelli che toccano direttamente i cittadini.

Se poi si aggiungesse il voto online, sarebbe una gran cosa. Per quelli che stanno fuori, ovviamente, ma anche per i giovani. Diciamo la verità, in coda al seggio, è da vecchi e sfigati.

Decaro ha davanti a sé un compito difficile. Il suo primo impegno, lo ha dichiarato, sarà la sanità. Giustissimo. Il secondo deve essere però l’attenzione verso i giovani e la cultura. I nostri Atenei sono assai competitivi. Non c’è bisogno di andare a studiare fuori se non per moda o per sfuggire alle famiglie. Ma poi dobbiamo trovare il modo di farli restare. Trovare, per loro, lavoro, e adeguatamente retribuito.

La Regione potrebbe incentivare le aziende e aggiungere un bonus per consentire una retribuzione congrua e concorrenziale con il Nord e l’estero. E poi abitazioni e servizi. È questo il nostro futuro.

Buon lavoro ad Antonio and his band.

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