Sabato 06 Settembre 2025 | 16:25

Gli sciacalli della ludopatia fanno festa alle spalle del Sud più emarginato

 
Ettore Jorio

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Ettore Jorio

Gli sciacalli della ludopatia fanno festa alle spalle del Sud più emarginato

Analizzando i dati del gioco d’azzardo nel Mezzogiorno, viene la febbre. Corrisponde all’8,3% della raccolta sul reddito disponibile. In Campania il più elevato 10,2%. I giochi di nuova generazione fanno bingo sulla percentuale della spesa effettiva con tutti al di sopra della percentuale a due cifre

Domenica 15 Dicembre 2024, 13:25

Analizzando i dati del gioco d’azzardo nel Mezzogiorno, viene la febbre. Corrisponde all’8,3% della raccolta sul reddito disponibile. In Campania il più elevato 10,2%. I giochi di nuova generazione fanno bingo sulla percentuale della spesa effettiva con tutti al di sopra della percentuale a due cifre.

È da non crederci ma è così. Il Mezzogiorno emarginato e a secco di offerta di lavoro è in cerca del colpo grosso che non arriverà mai, così come Sudamerica. Nei confronti di questo dramma, che uccide le famiglie e sottrae ai giovani, figli del gioco, ogni fecondo avvenire. Provoca addirittura suicidi e fughe senza ritorno.

Le risposte dei decisori nazionali, regionali e locali? Di biasimo general generico, nulla di più.

La legge di bilancio 2025 ne traccia la terapia nell’art. 66 dal titolo «Prevenzione, cura e riabilitazione delle patologie da dipendenze», da finanziarsi con soli 50 milioni annui a decorrere dal 2025. Si badi bene, attraverso le modalità di erogazione delle prestazioni relative da definirsi con decreti ministeriali, in quanto tali con il rinvio dei principi e finalità di riparto sui quali al Parlamento non è dato mettere lingua in corso di approvazione della legge di bilancio medesima.

Questo è quanto utile a dimostrare che con appena 50 milioni annui si ritiene di affrontare il problema grave, in assoluta crescita, del gioco d’azzardo che produce incassi di 150 miliardi l’anno ai gestori, in gran parte espressione della cultura malavitosa. Una volontà tutta dimostrativa di non combattere la ludopatia, che ha rovinato e continuerà a rovinare famiglie, sino ad impedire loro di affrontare il quotidiano.

Al di là dell’inefficiente economico il legislatore si è occupato anche dell’inefficace generazione di strumenti di supporto al risultato. Ha previsto la futura istituzione, per il tramite del solito decreto interministeriale, di un Osservatorio di esperti, tenuti ad impegnarsi gratuitamente, per monitorare le dipendenze patologiche e l’efficacia delle azioni di cura. Un organismo che andrà a sostituire quello, in procinto di coeva abrogazione, reinsediato nell’ordinamento nel 2019 – per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave.

A pensar male qualche volte ci si indovina.

Due gli elementi di fondo: l’altissimo saldo degli incassi del gioco d’azzardo che rintraccia nei 135/150 miliardi la percentuale compartecipativa dello Stato; l’impegno del Ssn ad intervenire per determinare un consistente decremento, osteggiato dal sistema gestorio, dunque, da quello compartecipativo statale.

Da qui l’indispensabilità dell’intervento preventivo, curativo e riabilitativo, avente una ricaduta sociale sui dipendenti dal gioco, sulle loro famiglie e sui costi assistenziali, sia di carattere psicologico che materiali.

In sua assenza di interventi legislativi seri, i manovratori della ludopatia fanno festa.

Nella proposta del Governo si evince il pericolo della cancellazione delle misure strutturali. Lo fa con l’art. 66, attraverso il quale si diminuiscono le risorse e si mantengono inalterate le utilità economiche di chi gestisce il gioco, spesso retto da lobby contigue al malaffare, per valori di incasso che vanno oltre i 135 miliardi di euro all’anno (2022), pari a cinque leggi di bilancio. Quindi, due guai in pochi righi: soppressione del fondo vincolato per gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione dalle patologie del gioco d’azzardo; abrogazione della la norma costitutiva dell’organismo «Osservatorio per il contrasto al gioco d’azzardo e alla dipendenza grave», quale «organismo consultivo del ministro della Salute»; riedizione del medesimo, ma con caratteristiche che, di certo, lasceranno nudo il ministro Schillaci ad affrontare il gravissimo problema. A valle, la ludopatia incrementerà i propri eserciti e sarà più propensa a fare più vittime, giocatori e famiglie.

I lavori in Commissione fanno di peggio Tra i 4562 emendamenti presentati in «Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione» della Camera dei deputati, alcuni riguardanti anche l’art. 66, che suscita tanta ilare irresponsabilità nella precisazione che lo stesso «non comporta nuovi o maggiori oneri». Per l’esattezza sei. Tra questi, due intesi a sostituirlo e quattro ad integrarlo. Tutti non affatto implementativi delle garanzie, sia economico-finanziarie che organizzative, compiutamente funzionali a contribuire alla soluzione del problema. Un po’ come rilevabile nella regolazione generale - recata nel Cap II alla voce «Misure in materia di lotta alle droghe e alle dipendenze» - che ha stimolato sui suoi quattro articoli (39-42) un valore equivalente di emendamenti dall’effetto, per molti versi, accomodante, così come avvenuto relativamente all’art 14 (Proroghe delle concessioni di gioco in scadenza) che è stato oggetto di ben quattordici emendamenti dal contenuto assai benevolo per i concessionari in vigenza.

Il tema della dipendenza – da analizzarsi dalla parte che determina la regolazione, dalle famiglie che se ne devono difendere, dagli affetti dalle specifiche patologie, dallo Stato che ci guadagna in termini di cointeressenza ma che registra, unitamente alle Regioni, un saldo negativo sia in spesa economica, per ciò che spende in rispettiva assistenza alla salute, che in perdita sociale, nel danno di fare assist alle mafie che su ciò puntano il loro jolly – è l’argomento principale da trattare, con leggi giuste e finanziamenti adeguati, in difesa dello Stato di diritto.

Fare il deputato, di qualunque partito, significa essere megafono dei bisogni sociali non già degli interessi dei biscazzieri Di conseguenza, sono inammissibili gli emendamenti di facciata, che tendono ad alzare il finanziamento di qualche cifra, o peggio ancora di lasciare intravedere dei tocchi di palla ai gestori dei giochi funzionali a consentire la continuità degli attuali «privilegi».

È indispensabile, e non più rinviabile, capire che la materia è scritta nei vocabolari culturali. Quelli che sono consultati dai pochi sensibili al tema e dagli specialisti. Certamente, mai toccati da chi scrive le leggi, e soprattutto da chi fa a gara di presentare emendamenti palesemente pretesi dalle lobby che incassano miliardi di euro con il gioco e le rovine dei giocatori.

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