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Educazione e formazione gli unici antidoti alla violenza dei giovani

 
Emanuela Megli

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Emanuela Megli

Educazione e formazione gli unici antidoti alla violenza dei giovani

Non sanno come altro esprimere e verbalizzare un malessere, in preda delle loro emozioni e senza strumenti di consapevolezza di sé e di gestione degli stati d’animo

Lunedì 23 Settembre 2024, 13:21

Non sanno come altro esprimere e verbalizzare un malessere, in preda delle loro emozioni e senza strumenti di consapevolezza di sé e di gestione degli stati d’animo.

Inutile colpevolizzarli, possiamo solo prendere atto del risultato di un’educazione assente o disfunzionale, che non ha saputo fornire né modelli, né presenza adeguata, quei momenti in cui al vuoto dei propri pensieri e alla solitudine della paura, dell’ansia, della tristezza e del dolore, non è stata data attenzione, vicinanza, affetto, ascolto e comprensione.

La genitorialità è un impegno serio, non delegabile, che richiede desiderio, capacità di amore che si traduce in sacrificio, in scelte prioritarie da destinare a coloro a cui si è voluto offrire il dono dell’esistenza. Dono a cui bisogna accompagnare i bambini e poi ragazzi, per insegnare loro a scoprirlo, a valorizzarlo, a dare il senso, attraverso la capacità di conoscere sé stessi dapprima anche grazie alla relazione con l’altro, specchio della relazione con sé stessi.

Il rapporto primario è quello che si sviluppa con le figure genitoriali o loro sostitute. Non abbiamo ancora compreso quanto è determinante il bisogno di stare insieme ai figli per farli crescere. Non si tratta solo di organizzare le loro vite, insieme a quelle della famiglia. Non si tratta solo di rispondere alle loro richieste materiali di beni o ai loro bisogni fisiologici (mangiare, dormire, vestire, studiare), ma di essere per loro punto di riferimento per una riflessione costante che supporta lo sviluppo cognitivo e affettivo. Questo crea da un lato la capacità di analisi, di critica e di scelta - rafforzando le possibilità di elaborazione funzionale dei pensieri e delle emozioni - e, dall’altro, pone le basi per la formazione di una propria mappa dei valori, una bussola che sia in grado di indicare in modo chiaro ciò che è bene e ciò che è male e di essere capaci di scegliere e di agire le decisioni.

L’educazione è come una patente per guidare un’auto, dobbiamo comprendere che per l’abbandono educativo e la scarsa consapevolezza sull’educazione e sullo sviluppo della persona nelle età evolutive, causa incidenti sempre più frequenti.

Sul piano dello scenario più generale, nel paradigma educativo attuale, sono crollati i riferimenti sociali che determinavano le regole condivise e si è sempre più affermato un modello individualistico di approccio all’etica del vivere. Questo cambiamento era necessario per consentire l’evoluzione di una coscienza interiore personale e collettiva, slegata dalla normatività di una società rigida e orientata ad una sovrastima del potere punitivo e sanzionatorio. Ma contemporaneamente non ha incontrato una maturità collettiva tale da sopperire al vuoto normativo dell’epoca della «stabilità».

Così, con l’avvento dei nuovi media, della globalizzazione di massa, con il confronto con le culture più varie, con il sistema consumistico e le sue logiche orientate solo alla massimizzazione dei profitti a discapito del valore educativo dei beni di consumo, la società si è trovata a gestire un enorme salto in avanti in tanti campi tranne che in quello umano, in cui dilaga la crisi antropologica che colpisce il valore dell’essere persona, adulti inclusi, con un decadimento dello scopo più alto della vita che è un bene di per sé stesso. Al vuoto di valori e alla complessità della struttura sociale e interpersonale, non abbiamo ancora proposto dinamiche relazionali sufficientemente solide finalizzate allo sviluppo dell’identità e della personalità, ed esperienze – soprattutto nei contesti educativi formali e informali – indirizzate allo sviluppo della consapevolezza di sé e dei principi guida della vita sociale e comunitaria.

Per ogni atto di violenza commesso da un ragazzo, poniamoci un nuovo interrogativo, assumendoci la responsabilità di un risultato che non avremmo voluto. Cosa sto facendo io oggi per porre le basi di una sana evoluzione della società a partire dai suoi componenti più fragili, soli e vulnerabili, quali sono i bambini e gli adolescenti? I ragazzi ci stanno gridando «aiuto», non lasciamoli più soli, rimettiamo al centro le priorità del sistema complessivo, l’educazione e la formazione delle persone di oggi e di domani.

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