Spero di no e faccio tutti gli scongiuri di rito, ma temo che alle prossime elezioni regionali, in Puglia, andremo al di sotto del 40% come partecipazione al voto. Ci sarà, probabilmente, l’effetto della mancanza di competizione per risultato prevedibile (ma non bisogna mai dare tutto per scontato. I sondaggi ormai sono ballerini) come è successo in Toscana per Giani. Se in Toscana vota il 45% è un problema. In prospettiva in Sicilia voterebbe il 30%.
Tutti si allarmano ma nessuno fa niente e l’allarme è giustificato. Ci riempiamo la bocca di democrazia dando lezioni ai due terzi del mondo che non vive in regimi democratici.
Certo possiamo vantarcene, ma senza la pretesa di esportarla. Possiamo veramente parlare di democrazia, con i corollari del diritto di opinione, diritto di voto e diritti civili in generale, se poi il 50% della popolazione non vi si riconosce e diserta il diritto fondamentale? E non vi si riconosce e diserta proprio la parte che più avrebbe bisogno di contare, e cioè la categoria dei disagiati, dei poveri, dei senza lavoro, dei senza casa, dei dimenticati, di quelli senza reddito e di quelli che non arrivano a fine mese.
Ebbene, sono questi che non si riconoscono nel sistema e non votano perché non hanno (più) punti di riferimento nell’offerta elettorale.
C’è poi il problema dei giovani. A parte alcune frange iperpoliticizzate, la maggior parte non si interessa di politica perché non si riconosce nella proposta di una classe politica asfittica. È ancora democrazia se la maggioranza della popolazione non partecipa? È ancora democrazia se poteri sovranazionali decidono più dei governi? E se invece di declamarla provassimo a renderla reale, non sarebbe più produttivo?
Tornando alla Puglia, oltre all’effetto no competition, c’è il cattivo spettacolo che stanno dando i protagonisti della tornata elettorale. Sgambetti e ricatti. Difficoltà di vero rinnovamento. Il morto che ghermisce il vivo.
Emiliano che sui giornali e in TV non perde occasione per punzecchiare Decaro nel mentre afferma che è un suo figlioccio, bravo ma ingrato. È davvero impossibile trattenersi dal chiacchiericcio? Un bel tacere… con quel che segue.
Poi il balletto degli incandidabili o presunti tali (vengo anch’io? No tu no!) che usano i partiti come taxi.
La destra fa meno brutte figure perché praticamente non esiste. La Meloni voleva far scendere in campo i parlamentari riluttanti per raccattare più voti, ritenendo che gli elettori siano completamente rimbambiti.
Alla testa Luigi Lobuono, una persona per bene che si attacca alla polemica anti De Laurentis per ingraziarsi i voti della curva nord (figuriamoci…). Ma lo stadio è già presidiato da Piero Petruzzelli, tifoso doc.
Insomma noi ci incazziamo, un po’ ci indigniamo e un po’ ci divertiamo, ma non credo che i cittadini pugliesi gradiscano molto questo balletto. Spero che, con la presentazione delle liste, l’atmosfera si rassereni e si possa passare alle proposte programmatiche.
Decaro finora è stato piuttosto silente, limitandosi a fare da mediatore tra valvassori e valvassini in lotta. Ma adesso è il tempo di uscire allo scoperto. Di prendere le redini di una campagna elettorale asfittica. Di dare segnali veri di discontinuità. Di dare un senso al rinnovamento, di infondere entusiasmo, e di confrontarsi con i cittadini sulle questioni che a questi interessano realmente.
Perché è sui problemi reali che si può chiedere (e ottenere) interesse e partecipazione. La sanità, le liste di attesa, la possibilità di curarsi a fronte della rassegnazione. Il welfare, la tutela dei deboli e disagiati. Il futuro dei giovani. Lo so che la scuola e l’istruzione sono materia statale, ma è un problema troppo grosso perché la Regione non se ne interessi. Molto comunque si può fare per il rispetto dell’obbligo scolastico, per evitare la dispersione, per la manutenzione delle scuole (ah, se il superbonus invece di restaurare le facciate delle case dei benestanti fosse stato usato, con gli stessi benefici per l’economia, per restaurare scuole e ospedali!), per incentivare la continuazione degli studi in loco, per la formazione, presupposto per restare a lavorare qui da noi.
Serve infine la consapevolezza di tutto il ceto politico, ma anche la nostra: dobbiamo essere tutti propagandisti di partecipazione, che vincere con percentuali al di sotto del 50% non è vittoria e nemmeno una sconfitta.
È una vergogna.
















