Lunedì 27 Ottobre 2025 | 20:23

Nel nome di Zohrdan, il voto a New York può cambiare l’America

Nel nome di Zohrdan, il voto a New York può cambiare l’America

 
carmen lasorella

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carmen lasorella

Nel nome di Zohrdan, il voto a New York può cambiare l’America

Si annuncia una settimana cruciale per la città di New York, che elegge il suo nuovo sindaco

Lunedì 27 Ottobre 2025, 14:59

Si annuncia una settimana cruciale per la città di New York, che elegge il suo nuovo sindaco. Forse, un punto di svolta per l’America e non solo. È noto che la Grande Mela faccia storia a sé - da più di un secolo è feudo dei democratici - se a vincere però fosse il candidato al momento in testa nei sondaggi, il trentaquattrenne Zohran Mamdani (il cognome si legge con l’accento sulla i), politico controcorrente, di fede musulmana e con radici multietniche, il voto toccherebbe il cuore profondo degli Stati Uniti vicino a Trump e minaccerebbe la casa democratica, portando a un cambio generazionale e di paradigma.

Perché? Vediamo meglio chi è Zohran Mamdani e cosa rappresenta. Intanto, il nome Zohran: in lingua hindi significa «stella del mattino» e solo con il nome riempie i manifesti, i social e le campagne TV, quasi fosse il protagonista di una storia fantasy. Faccia aperta, radici africane (nato a Kampala da un professore ugandese di antropologia e da una madre indiana, celebre regista di impegno civile) laureato al Bowdoin College nel Main, lo stesso dove si era diplomato il quattordicesimo presidente degli Stati Uniti, Franklin Pierce, naturalizzato americano. Zohran aveva sognato di fare il musicista, appassionato dei ritmi afro-latinoamericani Hip Hop, ma la politica lo ha catturato giovanissimo. Ancora studente, con alcuni compagni di corso, aveva fondato il movimento «Giustizia in Palestina», poi sostenitore di Bernie Sanders, il leader della corrente progressista dei democratici, ha rafforzato la visione socialista e con l’appoggio del movimento DSA, forte di un personale larghissimo consenso, si avvicina alla poltrona più importante della City Hall di Mahnattan.

Tra l’altro, la sua giovane moglie Rama, un’artista di origini siriane, incanta i social. Il suo programma esprime un socialismo nuovo, che sembra vecchio, inconcepibile nell’era Trump: case popolari e servizi pubblici gratuiti, riforma della polizia e maggiori diritti in carcere, fine della caccia agli immigrati, il costo dei beni di prima necessità sotto controllo. Per il benessere della città, il proposito di lavorare con tutti, poveri e ricchi, ma nella metropoli, che ospita il maggior numero di miliardari e milionari in dollari al mondo, di fronte alle diseguaglianze, il dovere di pagare di più per chi ha di più. Non una vera e propria patrimoniale, come potremmo intenderla da noi, si tratterebbe di una piccola percentuale extra. Pare che anche il mondo ebraico progressista gli sorrida, mentre Trump? «The King» - come oramai lo chiamano - appare insolitamente sottotono - ha commentato semplicemente: «Deve fare il bravo» - probabilmente sorpreso, comunque convinto, dall’alto del suo ego ipertrofico, di poter annientare Zohrdan in qualsiasi momento, magnanimo intanto verso il suo momento di gloria.

Agli occhi del presidente americano, allergico a qualsiasi critica, il giovane, inesperto idealista è quell’iperbole incomprensibile, che non si spiega: immigrato, musulmano, mezzosangue, nelle cui vene scorrono culture antichissime e profonde. Come può essere premiato dall’elettorato chi esprime il suo opposto? Un socialista qualunque può mettersi di traverso alla macchina infernale, che il progetto MAGA ( Make American Great Again) ha portato agli americani, imponendosi al resto del mondo, nelle accelerazioni incontenibili di una politica suprematista bianca, messianica, affarista, spietata, senza codici né diritti? Dinanzi alle infinite cure del momento, che dopo i fallimentari proclami sul futuro di pace in Medio Oriente e in Ucraina, portano Trump addirittura in Cina per cercare una sponda al dialogo con il presidente Putin, il caso New York può aspettare. Inevitabilmente, si sommeranno i problemi alle difficoltà, si aggiungerà il fuoco amico della gerontocrazia democratica, pronta a difendere i suoi vantaggi con ogni mezzo e a dispetto del tempo, si attrezzeranno i dossier che servono, ci saranno gli errori. Il potere e le sue logiche salderanno il conto, anche con Zohrdan.

Se si può provare a immaginare in termini surreali, il pensiero del tycoon americano, resta incomprensibile invece la reazione sostanzialmente tiepida del fronte democratico. «Fingersi morti» - era stato il suggerimento di un noto coach della politica, vicino agli ambienti democratici, preparando naturalmente la replica. Dopo il tracollo delle elezioni americane, che hanno incoronato Trump, azzerando la presidenza Biden e il sacrifico di Kamala Harris, il silenzio poteva giustificarsi nell’immediato, ma sembra diventata la cifra dell’opposizione, sia al Congresso, sia nelle amministrazioni locali.

Il caso Zohrdan, peraltro, non è isolato: sta aumentando la schiera dei giovani politici, che prima di poter sfidare l’amministrazione in carica, devono guadagnarsi un ruolo nelle fila del partito democratico, attualmente prigioniero del passato. Portano un linguaggio nuovo, contenuti più radicali. Non esprimono più le grandi famiglie politiche che avevano monopolizzato la scena, dai Kennedy ai Clinton, provengono dalle università, dal mondo delle professioni, esprimono la middleclass, che reclama il suo ruolo. Per alcuni, si starebbero ricreando le condizioni che avevano portato al ‘68. Allora però l’acceso dibattito di marca democratica e le sue contraddizioni portarono alla vittoria repubblicana, con Nixon alla Casa Bianca.

Torna ad affacciarsi quella paura? Il cambiamento in corso, in ogni caso, non si può arrestare, né può attendere il ricambio generazionale, che si traduce anche in nuove proposte da parte della politica americana in un presente scavalcato ogni giorno dal futuro. Voltaire a ragione sosteneva che non serve abbracciare le idee nuove, se non si lasciano le vecchie. Alla fine di un anno, che ci ha portato su una giostra impazzita, dagli States arriva comunque un segnale, che apre alla fiducia. Rimarrà una stella del mattino, come il nome Zohrdan significa? Strattonati dalle continue incertezze che viviamo, smarriti dinanzi ai cambiamenti in corso, chiedere alla politica di rimettersi in gioco è inevitabile.

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