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Puglia, il mare cristallino è un orizzonte dal quale partire ancora

 
Alessandro Vanoli

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Alessandro Vanoli

Puglia, il mare cristallino è un orizzonte dal quale partire ancora

Insomma, il fatto che i dati siano per noi incoraggianti, non vuol dire che la battaglia sia vinta. Vale la pena però di farci forza di simili risultati: perché è comunque questa la direzione

Giovedì 06 Luglio 2023, 13:03

È una questione di spiagge e di acqua. Il dato, appena confermato dall’indagine dell’Arpa è nella sua essenza molto semplice: la Puglia si conferma prima in Italia, per il terzo anno consecutivo, per qualità delle acque di balneazione (eccellenti per il 99,8%), seguita da Sardegna, Toscana e Molise.

È questo il risultato delle analisi microbiologiche condotte per quattro anni, dal 2019 al 2022, dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, la rete che coordina le varie Agenzie regionali per l’ambiente presenti sul territorio nazionale, tra cui l’Arpa Puglia. I dettagli li troverete facilmente in rete sul sito dell’ARPA.

Ciò che qui conta, come dicevo è l’acqua e in senso più generale il mare. Ne parlavamo proprio pochi giorni fa su queste pagine: la sfida che abbiamo di fronte riguarda infatti il nostro rapporto con l’ambiente nel suo senso più generale e con il mare Mediterraneo in particolare.

Parlare di inquinamento obbliga infatti a parlare non solo delle plastiche o delle sostanze chimiche che avvelenano il mare, ma anche di tutto ciò che riversiamo attraverso i fiumi e le acque reflue.

È per questo che non possiamo pensare alla salute del mare senza estendere inevitabilmente il nostro pensiero e la nostra azione anche all’ambiente che ci circonda. Naturalmente simili dati a dir poco incoraggianti bisogna poi guardarli alla luce della realtà.

I dati più recenti ci dicono infatti che con 1.178.000 tonnellate di plastica accumulata e il 7% delle microplastiche globali, il Mediterraneo rimane uno dei mari più inquinati della Terra. Il dato non è così stupefacente: il nostro mare è collegato all’Oceano Atlantico solo dallo stretto di Gibilterra ed è sin troppo chiuso, circondato com’è dalla pressione di oltre centocinquanta milioni di persone che premono sulle sue coste.

Per non parlare dei fiumi, dal Rodano al Po, sino all’inquinatissimo Nilo che riversano letteralmente di tutto.

Insomma, il fatto che i dati siano per noi incoraggianti, non vuol dire che la battaglia sia vinta. Vale la pena però di farci forza di simili risultati: perché è comunque questa la direzione.

Da una parte dobbiamo imparare atteggiamenti più responsabili: smetterla di gettare in mare ogni schifezza, cominciare seriamente a evitare la plastica e altre sostanze inquinanti. Dall’altra, però, noi conteremo ben poco se le istituzioni non si faranno carico di trasformazioni davvero strutturali.

Far rispettare la legge in primo luogo ed evitare così che in mare possano essere sversate sostanze inquinanti. Un controllo che vale per tutti: dai piccoli pescherecci sino alle imbarcazioni da diporto, dalle attività manifatturiere ai grandi complessi industriali.

E questi segnali, questi piccoli grandi risultati dobbiamo prenderli proprio come uno stimolo a rimboccarci le maniche, nella convinzione che la situazione del mare è sì molto critica, ma può essere migliorata dalla volontà comune. A patto di ricordarci appunto che il mare è un sistema complesso dove ogni cosa è legata a un’altra: il calore, il vento, le correnti, la vita.

E di questo sistema noi siamo parte. Detto in altri termini: se noi lo danneggiamo, finisce che in un modo o nell’altro ne veniamo alla fine danneggiati. Se noi lo curiamo finisce che in un modo o nell’altro ne veniamo curati, non solo nel piacere di godersi un’estate all’insegna del mare pulito.

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