Mercoledì 10 Dicembre 2025 | 14:04

L’astensione dilaga: informare e coinvolgere gli unici veri antidoti

L’astensione dilaga: informare e coinvolgere gli unici veri antidoti

 
Francesco Saponaro

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Francesco Saponaro

L’astensione? Una piaga, cari candidati: alle regionali coinvolgete gli elettori

Dopo ogni tornata elettorale i commenti preoccupati sulla crescita del numero di astenuti durano al massimo una settimana

Mercoledì 10 Dicembre 2025, 13:00

Dopo ogni tornata elettorale i commenti preoccupati sulla crescita del numero di astenuti durano al massimo una settimana. Eppure il fenomeno è diventato tanto vistoso da far rivalutare una metafora utilizzata nel 1978, quando ancora votavano in tantissimi, dal francese Jean Baudrillard secondo il quale le masse stavano diventando un buco nero che assorbe senza restituire. Secondo il noto sociologo questa immagine, presa in prestito dall’astrofisica, poteva illustrare la crescita di un atteggiamento crescente di ritorsione nei confronti del sistema politico, vissuto come sempre più distante e autoreferenziale.

Oggi si parla più prosaicamente, nel dibattito politico e giornalistico, della crescita del cosiddetto «partito dell’astensione». Ma le numerose ricerche degli ultimi anni hanno abbondantemente chiarito che questo partito semplicemente non esiste perché ci sono varie tipologie di astensionisti con caratteri diversificati. Le più diffuse classificazioni distinguono infatti gli astensionisti di circostanza, ostacolati da qualche impedimento pratico, gli astensionisti tattici, che si regolano volta per volta sulla base del maggiore o minore interesse suscitato dalla scadenza elettorale, quelli apatici, che non riescono a trovare motivi per partecipare al voto e infine quelli cronici, che non partecipano da molti anni ed in gran parte manifestano sentimenti di estraneità e protesta. Una costante significativa in tutte le indagini è rappresentata dalla crescita di quest’ultimo fenomeno tra i gruppi ad alto tasso di deprivazione sociale, tendenza che distorce non poco il funzionamento e l’efficacia del sistema democratico.

Come spiegare la crescita esponenziale del fenomeno astensionistico? Nel caso italiano si registra una certa convergenza nella individuazione delle cause maggiori: declino dei partiti di massa che riuscivano a tenere miracolosamente insieme ideologie, interessi organizzati e radicamento territoriale; crisi economica e delle forme espansive dello Stato sociale, che ha imposto scelte a somma zero anche impopolari; crescita del sentimento antipolitico determinato dai numerosi casi di malaffare e comunque da logiche di «casta», sentimento potentemente amplificato dal sistema mediatico. Non è un caso che, dopo aver sorretto la nascita e l’affermazione dal nulla di un nuovo partito fondato da un comico, oggi questo orientamento di ripulsa nei confronti del sistema politico caratterizza una buona parte degli astenuti «cronici». La partecipazione alle elezioni regionali è stata la principale vittima della crescita di quello che gli anglosassoni chiamano exit.

Esaminiamo il caso pugliese. Nel primo periodo 1970-1990 la partecipazione elettorale non è scesa mai sotto l’84% degli aventi diritto. Eppure parliamo di vent’anni caratterizzati da scarsi poteri trasferiti dallo Stato alle Regioni ma, in compenso, da una forte presa del sistema dei partiti, che motivava una forte e omogenea partecipazione indipendentemente dalla natura locale o nazionale della competizione. Il cedimento inizia nel 1995 quando vota il 75,72% degli elettori, e continua lentamente fino al 2005, quando vota il 70,49% degli aventi diritto. Vi è da notare che il periodo è caratterizzato dalla nuova legge per l’elezione diretta dei Presidenti e da un grande rafforzamento dei poteri amministrativi con la gestione regionale del sistema sanitario. Nel 2010, con il 63,49% dei votanti, si registra un calo più marcato fino a toccare il recente minimo storico del 41,83%, ovvero la percentuale più bassa registrata nelle 6 Regioni andate al voto nel 2025.

Sarei cauto a parlare di un «caso pugliese» perché ben 5 Regioni su 6, compresa la Toscana, non hanno raggiunto il 50% dei votanti. Evidentemente siamo in presenza di una eclisse politica delle Regioni agli occhi dei cittadini, che comunque votano in misura assai superiore per i Comuni o alle elezioni politiche. La situazione è molto grave se è vero, come sostiene il Censis nel recentissimo Rapporto annuale, che il 30% degli italiani sostiene che le autocrazie sono le forme di governo più adatte ai nostri tempi. Ma a fronte di una situazione davvero preoccupante non consola la lettura delle misure per fronteggiare il fenomeno proposte dal Libro bianco pubblicato dal Dipartimento per le Riforme Istituzionali della Presidenza del Consiglio nel 2022. Si tratta di interventi in gran parte utili, dalla estensione del voto elettronico al voto per corrispondenza, dal voto anticipato alle misure per agevolare il voto delle persone anziane o malate, ma che finiscono per riguardare soprattutto l’astensionismo involontario, che comunque rappresenta una quota troppo piccola del complessivo fenomeno. La via maestra sarebbe quella a più riprese indicata da politici e politologi: puntare su una maggiore informazione e coinvolgimento dei cittadini, ridare ai partiti il ruolo di strumento della aggregazione sociale e culturale, proporre temi di sicuro interesse da parte degli elettori (a titolo di esempio, le agevolazioni pensionistiche proposte a suo tempo dalla Lega ed il Reddito di cittadinanza dei 5Stelle, al di là del giudizio sulle stesse, hanno avuto un significativo effetto di mobilitazione elettorale); inoltre diffondere nella informazione pubblica anche gli esempi di buone pratiche e di abnegazione, che non mancano nel nostro sistema politico- amministrativo, come contraltare alla amplificazione mediatica dei casi di malversazione; infine indurre i partiti ad esporre proposte precise e nettamente distinguibili per dare agli elettori maggiori contenuti da valutare e ridurre invece le schermaglie rituali che diminuiscono il potenziale di ascolto.

Lascio ai lettori di questo giornale la valutazione del grado di probabilità che questo scenario si materializzi nel prossimo futuro.

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