Ho partecipato domenica sera 14 maggio alla veglia organizzata a Lecce per «il superamento dell’omotransfobia» nella parrocchia di San Giovanni Battista spinto da un interesse personale come genitore ed anche dal desiderio di portare un segno di vicinanza al gruppo «Zaccheo Puglia » composto da cristiani LGBTQ+. Credo sia la prima volta che in Puglia si organizza un evento religioso in occasione della giornata mondiale sulla discriminazione di questa piccola porzione di società. Quindi sono grato agli organizzatori per aver portato in una chiesa cattolica questo momento di preghiera e di riflessione dal titolo «Chi accoglie me, accoglie voi »(Mt 10,40). Nella chiesa dinanzi all’altare c’era una sedia vuota, coperta dalla bandiera arcobaleno in ricordo di chi, vittima di violenza omofoba, ha perso la vita. Sulla bandiera un vangelo aperto e accanto una lampada accesa. Dentro di me ho pensato che quella sedia vuota evocasse i tanti e le tante persone LGBTQ+ che si sono allontanate dalle comunità cristiane perché cacciate, umiliate, emarginate.
Letture bibliche e laiche si alternavano alle testimonianze. Quella di don Gerardo Ippolito, parroco ospitante la veglia, che ha ricordato il rispetto che si deve ad ogni persona, quella di un giovane di «Zaccheo» che non vuole rinunciare alla sua comunità parrocchiale, quella di due genitori che riportano l’esperienza di emarginazione e di espulsione dei loro figli e di loro stessi dalle comunità scolastiche e cristiane operate in contesti «cattolicissimi ». In qualche caso con vere e proprie istigazioni al suicidio.
Trovo singolare che si identifichino le persone in base alla loro sessualità. Anche gli eterosessuali hanno diverse posture, il Kamasutra è così vario che anche tra di loro si potrebbe trovare una classificazione in base alle pratiche sessuali preferite. Ma certo non li identifichiamo così. C’è nelle religioni un ossessivo interesse a normare ciò che avviene sotto le lenzuola, luogo a cui il vangelo è così poco interessato, mentre c’è scarso interesse a normare con analoga precisione quel che avviene nei portafogli di cui tanto spesso invece parlava Gesù.
Gli interventi delle due Curie (una parola dai richiami autoritari), anche se improntati a due stili diversi, mostrano con quanta difficoltà ci si approccia a queste persone. Poche in definitiva, più numerosi a Bari, poche a Lecce. Perché la gran maggioranza sono lontane dalla chiesa, cattolica in particolare. Ma il numero non toglie che a Lecce si sia vissuta un intenso momento di fraternità e sororità. Nessuno nasconde che i cattolici sono spaccati sul tema. Lo dimostrano i commenti sul profilo social della diocesi di Bari, quella che ha preso le distanze dall’iniziativa. Ma nessuna rivendicazione di diritti è avvenuta nella riunione leccese, solo la richiesta di essere accettati per quel che si è, in modo evangelico. Perché la varietà sessuale non è una ideologia ma una realtà naturale. Le Curie avrebbero potuto chiedere il canovaccio della veglia per rendersene conto.
I commenti di chi ritiene la dottrina immutabile perché è sempre stato così, si accompagnano ad un desiderio di affermazione assoluto del codice di diritto canonico, da imporsi autoritariamente dall’alto, un desiderio di dittatura etica che imponga un modo di essere uniforme a tutti. Cosa ha che fare questo con il vangelo? Se l’ideologia è una manipolazione della realtà, questa posizione intransigente mi sembra più ideologica di quella che si vorrebbe contrastare: la dottrina non è sempre stata così, il diritto canonico esiste da un secolo, il catechismo da ancor meno, molti divieti del passato non ci sono più (trapianti, cremazione). Lo stesso matrimonio è un sacramento solo dal Concilio di Trento.
Ma in definitiva ogni religione può affermare quel che vuole e personalmente resto ammirato dall’impegno costante di questi uomini e donne, insieme ai loro genitori, per essere riconosciuti come fratelli e sorelle nelle comunità cattoliche. Quel che non posso accettare è che una convinzione religiosa, qualunque essa sia, imponga a tutta la società composta da differenti visioni etiche e religiose il proprio punto di vista violando la laicità dello Stato che si esercita attraverso accordi tra le diverse posizioni ciascuna delle quali deve accettare la sua relatività.