Domenica 07 Settembre 2025 | 14:00

Piazze vuote e case piene: il Capodanno «surreale»

 
Enrica Simonetti

Reporter:

Enrica Simonetti

Piazze vuote e case piene: il Capodanno «surreale»

Surreale è la parola con la quale comincia questo anno 2021, carico di interrogativi e di speranza un po' disperata

Sabato 02 Gennaio 2021, 17:25

Surreale. Notte di Capodanno con le piazze vuote, con i tappi e qualche botto a smorzare la tranquillità della luna piena. Surreale dentro le case: adolescenti a giocare a tombola online con i genitori, anche separati, e a scandire il countdown 2021 (in brutta assonanza con il lockdown!) in compagnia di Amadeus invece che di una rockstar.

Surreale per strada: niente barricate per i concertoni, niente orde di discotecari (e chi se li ricorda più).

Surreale è la parola con la quale comincia questo anno 2021, carico di interrogativi e di speranza un po' disperata.

E «surreale» è stata la parola che ha pronunciato il capo della Polizia, Franco Gabrielli, vedendo le immagini delle città italiane deserte. Mentre il silenzio avvolgeva le luminarie parigine degli Champs-Élysées e quelle attorno al Big Ben ormai antieuropeo. Siamo nel 2021 ma ci sembra di leggere pagine di storia del passato. Ere di guerra terribili, in cui il «bollettino» era quello delle vittime senza trincea e il cibo sui tavoli non era certo quello che abbiamo trangugiato noi, satolli. Ma alcune incredibili somiglianze della Storia mettono i brividi.

Leggete ciò che scrisse dieci anni fa Sergio Lepri, grande giornalista e direttore per un trentennio dell’agenzia Ansa, nel suo 1943, cronache di un anno: «Il 1943 comincia di venerdì e qualcuno dice di aver visto nella notte, verso le due o le tre, il cielo scuro attraversato da una striscia luminosa che si è persa all’orizzonte. Una stella cadente? Strano, in questa stagione».

Ed è incredibile... le scie luminose ci sono anche nei cieli di questo Capodanno e gli studiosi ci hanno spiegato che si tratta dello sciame delle Quadrantidi. Poi, ancora nel libro di Lepri sul '43: «Pochi hanno fatto festa, questa notte, e pochi hanno brindato. E poi, con che? E per che cosa? I più importanti generi alimentari (pane, pasta, riso, olio, burro, zucchero) sono tutti razionati; dall’ottobre scorso anche il sale; la razione giornaliera del pane è scesa da 200 a 150 grammi e la farina di frumento è mischiata a farina di granturco e a fecola di patate e chi sa a quante altre cose ancora.

Una statistica dell’Istituto della previdenza sociale, tenuta segreta, ha calcolato che la tessera annonaria garantisce soltanto 952 calorie giornaliere». E qui è meglio se non facciamo raffronti.

Ristoranti chiusi, locali sbarrati, assembramenti vietati e tanta crisi. Questo strano «corso e ricorso» storico ci fa sentire in trincea, nonostante la nostra voglia di augurare un «nuovo» anno e di buttare via quello vecchio con tutti i suoi lutti. Anche questo è surreale: festeggiamo, ma temiamo.

Eppure c'è sempre un modo per guardare avanti, per girare la medaglia e osservarla. Per accendere una luce, per lanciare il raggio di un faro. Sì, perché forse in quelle immagini di famiglie assiepate nelle case, in quei racconti (surreali anch'essi) di chi è riuscito a parlare per la prima volta con il figlio, «inquilino» della stanza dalla porta chiusa, c'è forse anche un domani. C'è un vuoto di folla che può anche essere un pieno. Auguriamocelo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)