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Se l’invito alla speranza arriva da BankItalia

 
Michele Partipilo

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Michele Partipilo

Se l’invito alla speranza arriva da BankItalia

Che la situazione economica dell’Italia sia alle pezze non è un mistero, ma il quadro tratteggiato ieri da una persona misurata come Ignazio Visco, fa venire i brividi

Sabato 30 Maggio 2020, 14:38

14:39

L’immagine del venerdì nero è tra le più abusate sulle pagine dei giornali. Ma quello di ieri è stata una giornata partita con una sorta di uno-due in pieno volto agli italiani che provano a trovare ragioni di speranza. Prima le dichiarazioni del presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, e poi le Considerazioni presentate dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ad autorità e banchieri.

Il primo ha disegnato l’intero scenario legato alla diffusione del Coronavirus. Roba risaputa, vissuta sulla pelle e nell’anima, ma ha aggiunto delle previsioni cupe: «Per gli scenari che immaginiamo, in autunno, una patologia come il Sars-cov-2, che è trasmessa da droplet, si può maggiormente diffondere e si può confondere con altre sintomatologie di tipo respiratorio» e «la famosa ipotesi della seconda ondata è collegata a questo, che, dal punto di vista tecnico scientifico è un dato obiettivo». Detto fuor di medichese, significa che una seconda ondata di contagi – e purtroppo di morti – è assai probabile.

Con la seconda ondata – se ci sarà – è chiaro che il Paese si troverà più preparato in fatto di strutture, metodologie, strategie sanitarie.

I tre mesi appena passati hanno insegnato parecchio, per cui è prevedibile che dal punto di vista sanitario non ci potrà più essere l’effetto sorpresa della prima ondata. Però, accanto a questo aspetto, occorre immaginare quale impatto potrebbe avere un eventuale nuovo periodo di isolamento su una popolazione già provata dalla lunga clausura domiciliare. Già oggi le molte insofferenze verso le restrizioni ancora vigenti – dall’obbligo della mascherina al divieto di assembramenti – rivelano una situazione psicologica giunta al limite della sopportazione. A ottobre-novembre che cosa potrebbe accadere? E con Natale vicino – con tutto quanto rappresenta al di là della ricorrenza religiosa – che tipo di reazione ci potrà essere a fronte di possibili misure di contenimento?

Brutte domande che vanno a infilarsi dritte dritte nella piaga riaperta dal governatore di Bankitalia. Che la situazione economica dell’Italia sia alle pezze non è un mistero, ma il quadro tratteggiato da una persona misurata come Ignazio Visco, fa venire i brividi. In sintesi, le stime di ieri vedono il Pil dell’intero 2020 che crolla del 9% nello scenario base, e che precipiterebbe a un drammatico -13% nelle «ipotesi più negative anche se non estreme».

Molto dipenderà da quando si potrà tornare all’attività ordinaria, ha precisato il governatore sottolineando anche il ruolo che svolgerà il turismo, poiché incide per il 5% del Pil e per il 6% dell’occupazione. L’unico dato purtroppo in crescita riguarda il debito pubblico, che si prevede toccherà il 156 per cento del Pil, con un balzo di circa 20 punti. Visco ha sottolineato la necessità di rivedere il sistema fiscale, di incrementare la lotta all’evasione, ma anche di puntare di più su innovazione tecnologica e formazione.

Su questo fronte l’Italia spende «la metà in rapporto al Pil» rispetto ai partner europei, è penultima nell’Unione per quota di 25-34enni con laurea e prima per numero di 15-29enni che non studiano né lavorano. Questioni sempre presenti nei dibattiti e nei convegni, ma mai affrontati con la determinazione di volerli risolvere.

E qui veniamo alla notizia che forse è la peggiore di tutte e cioè che nonostante la gravità della situazione sotto diversi profili – sanità, occupazione, economia, giustizia – la politica ha ripreso a marciare sui vecchi binari. In molti s’erano illusi che la botta del Covid avesse fatto riflettere sulla necessità di dare una svolta innanzitutto morale a un Paese che, pur avendo fior di possibilità, arranca invece in troppi settori. Il primo elemento a essere carente è il senso dello Stato, come purtroppo le beghe di questi giorni stanno confermando.

Senso dello Stato significa anteporre la sicurezza di tutti a quella di ciascuno; significa capire che il Coronavirus se ne infischia dei colori o delle latitudini e attacca tanto le regioni del centrodestra che quelle del centrosinistra, quelle del Nord come quelle del Sud. Sono banalità, ma la nostra classe politica non riesce a farsene una ragione. Si continua ad andare avanti con gli annunci e la comunicazione fine a sé stessa, come dimostrano i miliardi che volteggiano ogni giorno nelle conferenze stampa.

Il governatore di Bankitalia si è reso conto di quanto nero fosse il quadro che aveva tracciato e ha concluso con un invito: «Nessuno deve perdere la speranza» neanche di fronte a una crisi senza precedenti nella storia recente. Sì, ma la speranza non si perde se rinasce la volontà di remare tutti nella stessa direzione, di sudare e penare per l’obiettivo comune di rimettere in piedi un Paese stremato. Dopo i venerdì neri occorre fare in modo che arrivino quelli di tutti i colori dell’arcobaleno.

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