BARI - Prova costume alle porte. Ma gli errori sono tanti e, spesso, sottovalutati. “Cosa vuoi che sia un pizzico di sale?” Una domanda trabocchetto che rischia di sottovalutare un problema che, al contrario, è di grande significato ed estrema attualità. L’abuso alimentare di sale da cucina, ritenuto peccato veniale, ha marcata valenza ai fini della linea e della stessa buona salute. Aggravante è l’ingerire sale improprio assumendolo, senza neanche sospettarlo, specie attraverso cibi preconfezionati e dintorni.
Questa è la settimana dedicata alla sensibilizzazione per la riduzione del consumo alimentare di sale, promossa dalla World Action on Salt, Sugar and Health per realizzare la “ graduale riduzione dell’introito di sale fino a meno di 5 grammi (un cucchiaino) al giorno, (target raccomandato da OMS). In Italia, in media, ne consumiamo il doppio. Regola prima: a tavola, via ogni dispenser di sale; in cucina, cuoca avara. Riconoscersi 'salt addicted' ('sale-dipendente') ed emendarsi è doveroso: ridurre gradualmente il sale aggiunto e fare più attenzione a quello nascosto. Non è indicato mangiare insipido (perfino Gesù – si legge nel Vangelo – lo sconsigliava) ed i piatti sale-limitati possono diventare persino graditi servendosi, in opzione, di spezie ed erbe aromatiche. L’ingestione eccessiva di sale induce aumento della pressione arteriosa (l’Europa, Italia compresa, ha la più alta prevalenza di ipertesi nel mondo), causa, tra l’altro, di infarto miocardico, ictus, cui si associa il rischio-tumori, specie di stomaco, facile comparsa di osteoporosi e malattie renali ma anche ritenzione di liquidi che osteggia la mantenuta della linea (OMS).
Gli ipertesi maschi rischiano, oltre il doppio rispetto alle donne, di morire di malattie di cuore e vasi. È raccomandato il consumo di sale arricchito di iodio. Il 30 -50% degli adulti ipertesi presenta il fenotipo sensibile al sale, cioè più tendenza a trattenerlo nell’organismo (donne spesso ipersensibili). Esso è responsabile dell’ipertensione in oltre 600 milioni di adulti nel mondo. Attenzione al sale 'ignorato', cioè contenuto in pane, cracker, taralli, biscotti, focacce, pizze, dolci, salumi, insaccati, formaggi, cibi in scatola (tonno, legumi, ecc), conservati, salse, maionese, ketchup, glutammato (1 dado da 10g contiene 5 gr. di sale), salsa di soia (un cucchiaino ne ha circa 1g)'. Tre quarti del sale consumato (spesso l’80%) derivano da cibi processati (quelli che hanno subito trasformazioni da interventi industriali e con l'aggiunta di sostanze che ne alterano forma, durata, colore, sapore, aroma, ecc) e preconfezionati. Ridurre il sale ingerito con i cibi è utile, a prescindere da età, genere o etnia. Tutti possiamo ricavare benefici dalla sua riduzione e prima ci si adatta, (meglio iniziare dall’età evolutiva), meno danni saranno per cuore e ad altri organi, meglio sarà per salute, durata di vita libera da rischi, malattie, handicap. Una preoccupazione in meno per la prova- costume.