Sembra di essere ancora nel post ’68, con una ricerca di libertà che spesso smarrisce il senso della vita. Ma da che cosa ci si vuole liberare?
Forse da una morale esterna e socialmente condivisa, dalla morale religiosa?
I più grandi imperi sono crollati dal punto di vista endogeno a seguito del crollo dei valori e al degrado morale (corruzione, la decadenza dei costumi, l'immoralità, anche se era fortissimo il potere politico, amministrativo e militare) oltre alle concause economiche e politiche.
L’attuale crisi si potrebbe leggere come una ricerca di libertà che non ha tenuto conto delle conseguenze sui diritti universali, ha portato l’umanità agli odierni conflitti internazionali, al divario sociale ed economico, alle violenze a cui assistiamo ogni giorno e davanti alle quali ci poniamo l’interrogativo “perché?”.
L’essere umano nei diversi passaggi d’epocaha sentito la necessitàdi cercare nel principio del piacere, della scoperta, della rivoluzione, qualcosa che ancora non c’era, anche attraverso il disordine, il caos e la messa in discussione dell’esistente.
Questa ricerca è coerente con la spinta verso la vita, come il principio della motivazione descritto da Freud, l’Eros appunto, che è una delle maggiori forze evolutive della persona. In contrapposizione al Thanatos, la spinta verso la morte, la stasi e/o l’autodistruzione.
Tuttavia, sebbene sia utile ricercare e mettere in discussione ciò che già si conosce, è importante chiedersi se il principio guida del caos sia l’evoluzione o l’involuzione.
Nel mettere in discussione alcuni dettami della morale, dell’etica laica o religiosa, nella ricerca del nuovo, è necessario cercare i riferimenti etici del vivere. Ma non si può negare un principio morale interiore, l’etica del comportamento che ogni ha dentro di sé.
Una mappa interiore di senso e di valori in base alla quale saper fare le proprie scelte. Riconoscere che esiste una “libertà da”, che però espone ad un caos disfunzionale, non utile all’evoluzione, e una “libertà di” che invece, salvando i riferimenti morali ed etici sullo sfondo dell’agire, conduce all’evoluzione e al miglioramento.
Se l’etica religiosa o laica servono a gestire l’ego che incapsula e blocca lo sviluppo della persona, ben vengano, quale binario su cui compiere il viaggio.
La morale sembrerebbe - ancora in questa epoca – qualcosa che costringe le persone a comportamenti giudicabili e assomiglierebbe più al perbenismo di stampo conformista basato su ipocrisia e bisogno di approvazione sociale.
L’etica è la capacità di trovare una propria cornice di senso nella vita, che risponde a ciò che fa bene e che fa stare bene e che corrisponde all’evoluzione personale e comune. Una teoria del vivere da cui non è necessario liberarsi, ma che piuttosto libera dalla dittatura e dalla schiavitù dell’ego, che imprigiona credendo di liberare la persona. La rende perversain scelte senza senso, sotto l’effetto di istinti, pulsioni e desideri non educati verso ciò che è bene per essa e per gli altri.
Una speranza rimane: quella che in ogni crisi ben gestita, possa compiersi una gestazione di rinascita autentica della persona, crogiuolo di valori individuali e universali, frutto della consapevolezza che per essere liberi bisogna saper governare e governarsi attraverso la crescita della responsabilità e la valutazione dell’esito delle scelte che si compiono.
Si tratta forse di una nuova fase evolutiva dell’umanità che attraverso la negazione del bene comune e di una morale tradizionalmente riconosciuta, sta provando a sviluppare una propria etica individuale e comune svincolata da precetti, dogmi e moralismi, per giungere ad una nuova forma di convivenza evoluta in cui la culla del cambiamento sarà una nuova educazione basata sul riconoscimento del valore antropologico dell’essere persona.