Si abbassa l’età dell’uso dei telefoni cellulari e dell’apertura di profili di social media. Tra i 6 e i 10 anni, circa 1 su 3 (32,6 %) utilizza lo smartphone ogni giorno, fino a 6 ore al giorno (ricerca di Save the Children, 2025). Dagli 8 ai 10 anni, il 94 % usa smartphone; il 68 % ne possiede uno personale, il 28 % lo ha ricevuto prima dei 10 anni. Il 62,3 % dei preadolescenti ha almeno un account social; WhatsApp tra gli 8 e i 10 anni è usato dal 60 % dei minori e il parental control è presente nell’80 % dei casi: dal 49 % per 8–10 anni al 20 % per 14–15 anni (Repubblica Digitale 2024). In estate, l’utilizzo aumenta, a causa del maggiore tempo a disposizione e del minore controllo da parte dei genitori. È anche vero che spesso l’utilizzo del telefono viene concesso dai genitori stessi impropriamente per lenire situazioni emotivamente coinvolgenti o stressanti dei figli, come se fosse uno strumento per la gestione delle emozioni dei figli. Ma questo non solo non dà i risultati voluti a lungo termine, ma addirittura peggiora la capacità di auto contenimento e di autoregolazione emozionale dei minori, innescando pericolosi circuiti di dipendenza. Il gioco è una delle forme di sviluppo del bambino ed è di per sé creativo (Winnicot, 1971). Infatti, il gioco consente il coinvolgimento di tutta la personalità e permette di scoprire il sé in relazione alla realtà. Nell’utilizzo del gioco virtuale e nella navigazione in internet per molto tempo, adulto, adolescente e bambino, vengono introdotti in una configurazione dinamica di scene, che li coinvolgono in una rappresentazione soggettiva, emotiva e cognitiva virtuale, prodotta, costruita e controllata da altri adulti, che sono i gestori dell’interazione (Frateschi, 2025).
Ne deriva che il soggetto diventa oggetto e non più soggetto autonomo e creativo dell’interazione. L’oggetto virtuale non è un oggetto transizionale (ad es. un orsacchiotto o una copertina cui viene attribuito un significato simbolico dal bambino stesso, che placa la dipendenza poiché richiama la presenza della figura di attaccamento in sua assenza), perché crea dipendenza, ansia e angoscia. Infatti, nella normale forma di dipendenza del bambino dalla madre, la funzione primaria è quella di contenere e sostenere, dando modo gradualmente, al bambino di iniziare a diventare consapevole della dipendenza dalla madre e al contempo di segnalarle i suoi bisogni. In questa fase il rispecchiamento (Winnicot) è una forma di accoglimento emotivo che permetterà l’indipendenza e la formazione della personalità.
La disponibilità fiduciosa della figura di attaccamento (Bowlby, 1980) e la sua rappresentazione interna, costituisce per il bambino la base sicura per l’esplorazione, poiché la sua disponibilità in caso di bisogno, riduce la necessità della sua presenza fisica. Cosa fare allora per non cadere nell’uso inconsapevole dei social media? Carezze, abbracci, presenza fisica e connessione emotiva, gioco creativo ed esplorazione, possono favorire il desiderio del minore di entrare in relazione con il mondo, attraverso la propria soggettività, definendo la relazione tra soggetto e oggetto ed evitando di perdere il senso del confine di sé, in esperienze da cui non può ancora difendersi e che pervadono il proprio campo vitale.