Un tizio ha preso a capate le porte del Pronto Soccorso dell’ospedale S.S. Annunziata di Taranto, giorni fa. È solo l’ultimo di tanti fenomeni di intolleranza jonica. Indimenticabile, in tal senso, resta l’assalto alla caserma dei Carabinieri del quartiere Paolo VI nel dicembre del 2013; in pratica un remake del classico di John Carpenter del 1976: Distretto 13 – Le brigate della morte. Gran bel film, ma dal finale diverso di quello nostrano.
A Taranto, per fortuna, vinsero i carabinieri e non la cinquantina (non due o tre esagitati! Una cinquantina, porca miseria!) di sgabbinati che voleva liberare con la forza dei soggetti sottoposti ad arresto. Ma la cronaca del nostro territorio è piena di episodi che raccontano attacchi violenti a medici, infermieri, autoambulanze, esponenti delle forze dell’ordine, ufficiali giudiziari, gabellatori, ecc. Sembra che anche Taranto, come Pietroburgo nel 1914, sia costantemente avvolta dalla «nebbia dal volto cannibale assetato di sangue» e che su di essa «le ore incombano come un volgare insulto», per dirla con Vladimir Majakovskij.
L’estrema insofferenza alle regole, al punto da provocare reazioni rabbiose, caratterizza le fasce più irrazionali della nostra società. E mentre per Carpenter è facile rappresentare i cattivi nella banda dei Voodoo che - nel film - assalta il Distretto 13 della polizia americana, dalle nostre parti l’irrazionalità è trasversale, non attecchisce solo tra le fasce di popolazione sull’orlo dell’emergenza sociale. Tutto perché non si è capaci di accettare chiunque rappresenti qualcosa considerata diversa dal proprio sistema di valori, opinioni, comportamenti.
Insomma, una epifania di ignoranza: gli intolleranti non hanno paragoni, stabiliscono rapporti col resto dell’umanità chiusi nel loro micro mondo, nelle loro micro conoscenze, nei loro micragnosi punti di vista. L’intolleranza, inoltre, se allargata provoca integralismi in cui regimi e religioni di ogni tempo, dottrina, credo, fede e latitudine hanno sguazzato; sovente in laghi di sangue, crudeltà e dolore. Ma, gentili lettori, credo che anche voi (come me), almeno in gioventù, siate stati intransigenti. È vero? Dai, confessatelo! Era bello avere certezze granitiche: Dio, Patria, Famiglia, oppure il Popolo, la Bandiera Rossa, la Collettivizzazione degli Opifici. Ah, che tempi! Poi, con gli anni, sono arrivati i dubbi e gli sconforti. Le certezze hanno lasciato il posto alle amarezze. Impotenti, ora contempliamo galassie di delusioni e chiamiamo tutto questo maturità. C’è da diventar matti. E prendere a capate le porte del Pronto Soccorso.