È il giorno più corto dell’anno, con meno ore di luce. È il solstizio d’inverno, quello che ci ricorda simbolicamente non già la notte buia, ma il suo attraversamento. Il Natale lo sfuma, il Capodanno lo nasconde, ma poi dopo questi giorni pian piano, quasi impercettibilmente, le giornate iniziano ad allungarsi. L’aria non si fa più mite, ma a essere fortunati ci si può imbattere, lungo le strade del Gargano, nei primi mandorli in fiore. Lo aveva ben detto Camus nel suo “L’estate e altri saggi solari” nel declinare “il mondo che ogni giorno ricominciava in una luce sempre nuova”, quel mondo che consente di far propria una grande lezione: “imparavo finalmente, nel cuore dell'inverno, che c'era in me un'invincibile estate”. E forse inizia proprio oggi quel conto alla rovescia che ci fa desiderare la stagione della fioritura prima e della mietitura poi, e non è solo una questione climatica, per quanto la nostra città si stia svegliando da giorni sotto un’insolita e fitta coltre di nebbia. C’è nell’inverno una magia particolare, quella del seme immesso nella buia terra: occorre avere la pazienza di lasciarlo lì, sfuggendo all’impulso di controllare, vedere, constatare se, come e quando darà frutto. Che poi è il senso cristiano e laico allo stesso tempo del Natale: attendere un Bambino, con tutto il carico spirituale e simbolico, diverso per ciascuno di noi. Diceva la Serao: “mi sono affezionata all’inverno perché non pretende di confortare, ma in fin dei conti sento che è consolante perché uno si raggomitola, si protegge, osserva e riflette, e credo che soltanto in questa stagione si possa pensare per davvero”. Già, pensare. Quell’attività della mente che forse abbiamo messo da parte, forti del mantra inverso “non ci pensare”. Impegnati a correre e a rincorrere chissà chi e cosa, del resto, è inevitabile “non pensare”. Benedetta sia dunque questa capacità, e benedetti gli ultimi giorni dell’anno che ci danno almeno l’illusione di poter riflettere nelle rare pause, paradossalmente, che le feste concedono. E per chi riesce a ritagliarsi momenti di pensiero con relativa inquietudine da troppa folla, che valga quanto dice lo scrittore greco Kavafis. “E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico”. Quando si dice che la letteratura ci aiuta a comprendere la realtà.
Dai Monti dauni al Gargano e Tavoliere
Domenica 21 Dicembre 2025, 15:41
















