Domenica 28 Dicembre 2025 | 14:38

Impegno al posto di speranza per un nuovo (e diverso) anno

Impegno al posto di speranza per un nuovo (e diverso) anno

 
giuse alemanno

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giuse alemanno

Impegno al posto di speranza per un nuovo (e diverso) anno

Non esiste nessuno che possa migliorare la società da solo, non esiste una squadra che non si sorregga sulla forza di ogni individuo che la componga

Domenica 28 Dicembre 2025, 11:55

L’ultimo «Punti di vista» del 2025 stimola una riflessione tarantina sull’anno in chiusura. Nell’arco di 365 giorni è cambiata la guida della città dei Due Mari tramite una campagna elettorale rapidissima. Il 21 febbraio sono state protocollate le firme necessarie per lo scioglimento del Consiglio Comunale guidato dal sindaco Melucci, il 9 giugno si è chiusa la competizione del ballottaggio che ha portato alla sindacatura Bitetti. In poco più di cento giorni, la politica tarantina ha individuato le coalizioni, ha scelto i candidati a sindaco, ha stilato liste e programmi e, infine, si è presentata agli elettori. Roba che nemmeno Usain Bolt è tanto svelto. Prescindendo come la si pensi, l’ultima campagna elettorale di Taranto ha stabilito un precedente e un esempio: bastano tre mesi e «na chicatòra» per vincere (o perdere …) le elezioni amministrative. Lo scrivo a vantaggio delle città che, a breve, rinnoveranno – o confermeranno - le proprie guide politiche e amministrative. Non sono necessarie estenuanti riunioni, carbonari incontri, improbabili accordi e rese dei conti relative a vecchi rancori. Servono altre caratteristiche, quelle che ha mostrato Taranto.

Dell’ex Ilva, poi, si è parlato praticamente tutti i giorni. Cerco di essere informato in modo costante ma, per quanto mi impegni, non riesco a star dietro al rivolo multidirezionale di notizie che le criticità dell’acciaieria si porta appresso. Anche io, come altri, sono intossicato dallo Stabilimento sulla Via Appia. Incontrando quelli come me, passo ore a scambiare confidenze e riflessioni sulla fabbrica che manco il gol-non gol di Muntari in un famoso Milan-Juve del 2012 guadagnò tanti discorsi. Quello che ci diciamo son tutte cosine che non si possono scrivere: le opinioni affatto lusinghiere sul dinamico trio Di Maio – Calenda – Urso «che se non sono così, mica li mandano a Taranto», quelle su certi sindacalisti stimati «un po’ stanchi» nelle considerazioni più benevole, su Afo2 che è «l’unico che ancora può andare». Il resto … non ne parliamo»; e la finisco qua! Arriverà questo anno nuovo, allora. Io ci vado piano con la speranza, concetto abusato e fin troppo speso in questi giorni d’auguri. Sosteneva Max Stirner che la speranza tradizionale è una forma di debolezza. L’unica speranza autentica è la riscoperta dell’Io come creatore di sé. Diventerà, così, pietra d’angolo per sostenere la forza del noi. Non esiste nessuno che possa migliorare la società da solo, non esiste una squadra che non si sorregga sulla forza di ogni individuo che la componga. Non è male come insegnamento. Così sia per Taranto, per l’ex Ilva e per tutti noi. Buon 2026.

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