È arrivata ordunque l’estate ma con l’estate, attenzione!, arrivano anche i turist come, nel paese dei miei, chiamavano quelli che dalle grandi città del Nord tornavano a invadere allegramente le piazze dei paesi d’origine con le loro vetturette o fuoriserie tirate a lucido, salutati dai paesani con quel misto di ammirazione e dileggio che li faceva cicalare nei vicoli: «So’ arrivati li turist».
Detto questo, va aggiunto che incontrarne sul corso, è sempre un’esperienza curiosa. A volte divertente a volte toccante; e tocca quindi stare attenti, perché c’è turist e turist. Per dire, l’altra settimana ho rischiato di incrociare “il famoso critico d’arte potentino Camillo Langone”, come recitava il programma del «VII Festival delle Città Identitarie» che ha riportato l’illustre concittadino in patria.
Il fatto è che, da un certo punto in poi, della città, costui ha sempre parlato male. Qualche tempo fa, per esempio, recensendo Una mancanza perfetta di Sergio Ragone, solo «Perché ambientato nella mia Potenza», scrisse che nella «sua» Potenza non sarebbe più tornato per paura «di incontrare persone che davvero ascoltano Brunori e Capossela» – oddioddio! E ora, che tornarci ha dovuto per il suddetto Festival identitario, se n’è uscito con un pezzullo di pseudo-elogio di Potenza opponendola – di nuovo, ancora!, poveraccio – a Matera. Ma niente gli sta bene. Langone è infatti uno di quei rimestatori che, pur di mettersi in mostra, parlerebbero male anche di mammà. In particolare ce l’ha col gentil sesso che nemmeno un talebano. «Non fate studiare le donne... faranno più figli» berciò qualche tempo fa, proprio lui che pur potendo esibire come titolo al massimo il certicato di prima comunione, non risulta abbia prodotto progenie.
Ma quanti sono, del resto, i turist che raccontano, a volte sui media, d’essere «scappati» da Potenza – «Che provinciali!», «Che gente meschina!» – per poi venirti sorridenti incontro sul corso? Ecco: fissarli e proseguire dritti come non esistessero è una gran bella soddisfazione! Per fortuna non tutti sono così. L’altra sera, in via Pretoria, ci ha avvicinati una faccia conosciuta… già, ma quando? E mentre cercavamo di ricordarcelo, questo signore elegante, gentile che, mettici pure le chiome azzurrine, sembrava una specie di visione, lui, la visione, sempre camminando fa con trasporto a mia moglie: «Tu… Enza, avevi un Ciao!». «No, un Corsarino… ma comunque», gli sorride lei. «E tu… Gaetano, vero?» Essì. «Tu avevi i capelli lunghi e suonavi… il flauto, mi pare. Stavate sempre insieme già da allora. Il bello di qui è che sappiamo delle nostre vite senza che ci abbiano mai presentati… ma adesso vi lascio passeggiare. È stato un piacere rivedervi e buone vacanze!». E ci ha lasciati a chiederci chi fosse mentre un velo di rimpianto per la nostra giovinezza lontana ci sfiorava il cuore. Prima che scomparisse gli abbiamo detto anche noi buone vacanze e lo stesso dico a voi. Arrivederci a settembre, care amiche e amici!