Modi gentili, eleganza innata, generosità senza confini. Piglio imprenditoriale e anche fiuto politico per una stagione della sua vita. Capace come pochi di far sentire a casa i suoi ospiti, nell’hotel che porta il suo cognome. Se ne è andato Alberto Cicolella, Albertino per gli amici; uno di quegli uomini che immagini ci siano per sempre, perché hanno accompagnato processi e trasformazioni della città, senza mai disgiungere la componente della bellezza, dell’estetica, del ‘bon vivre’, che sono sempre stati la sua cifra distintiva. Ai tavoli del suo hotel – fascino rétro intramontabile – si sono seduti praticamente tutti. Politici, divi, musicisti. Arbore e Dalla su tutti, gli amici di una vita. Ma anche tanti professionisti che avevano scelto come ‘buen retiro’ la casa di Alberto – perché l’hotel Cicolella era casa – dopo una giornata di lavoro. Si è mantenuto a lungo questo miracolo, in una città che non sempre fa sentire a casa, appunto.
Ma si entrava lì dentro e quelle luci soffuse, un filo di musica appena percepito e un cibo sopraffino facevano dimenticare tutto. Si lasciavano alle spalle i crucci perché Alberto era così, la gioia di vivere in persona. Capace di attraversare con coraggio le prove della vita ed ergersi sopra di esse con il sorriso di chi non perde mai la speranza dell’alba di un nuovo giorno. Foggia perde con lui una cifra identitaria, sia per il carisma dell’uomo che ha saputo rivestire più ruoli in città, sia perché il suo hotel sorge in un’area che mai come in questi tempi è sotto faro. Quel ‘quartiere ferrovia’, un tempo salotto buono, che iniziava appunto con il suo hotel. Si arrivava dalla stazione e l’insegna già brillava sovrana; e che dire dei ‘due passi’ dopo cena prima di rientrare nuovamente lì, a pernottare in confortevoli stanze. Ci mancherà questa bellezza che non è mai stata frivolezza, perché Alberto aveva profondità e densità. Ci mancherà il suo modo di prendere la vita con grazia, facendo la tara di errori e dolori, che oltretutto danno profondità al nostro esistere. In un tempo in cui le relazioni amicali si sono rarefatte perché tutti corriamo verso non si sa che cosa e non abbiamo tempo, la sosta da Alberto per un caffè e un aperitivo ci ricordino almeno di onorare quel sentimento così raro, quelle affinità elettive ormai difficilissime da trovare. Alberto su questo era un mago. Amico, consigliere, innamorato della vita. Lo immaginiamo ora accanto a Lucio Dalla, a (sor)ridere di noi quaggiù.