Era biondo, bello e di gentile aspetto” quel re Manfredi – figlio dello stupor mundi Federico II – cui si deve la fondazione della città che porta il suo nome, Manfredonia. Un centro nevralgico con la sua storia accanto a un sito archeologico di grande interesse: miscela migliore non poteva esserci, favorita oltretutto dalla posizione e dall’affaccio sul mare. Eppure questa città che ha vissuto grandi momenti storici, da tempo sta pagando un alto prezzo su un altare che di sacro non ha nulla, tutt’altro. Piegata da commissariamenti, inchieste per mafia, aumenti di tasse, incendi di ogni tipo, divieti di balneazione e zanzare – e il cahier de doléance è ristretto solo per sintesi – questa comunità rivendica ancora con fierezza le sue nobili origini. Forse piegata, ma rassegnata no. Soprattutto in questi giorni di festa, che da tempo immemore compendiano un forte sentimento di devozione popolare con la storica processione della Madonna di Siponto e l’omaggio dei pescatori a Sant’Andrea. Manfredonia ha bisogno di ritrovarsi e riaccendere una luce che sembra spenta; che le luminarie possano essere d’ausilio, non solo metaforicamente. Ha bisogno di ritrovare quella centralità nel turismo, quell’orditura culturale che non è affatto mancata (in un passato, però, sentito ormai lontano; quando si dice che l’intellighenzia si sta dissolvendo e, con essa, mente e spirito di una città), quel senso di appartenenza che la rassegnazione ha appannato. Che ben venga, quindi, la processione ad aprire quella che è sempre stata considerata la porta naturale del Gargano e che ultimamente sembra chiusa a più mandate. Che ben venga anche quel pizzico di leggerezza che abbiamo sempre riconosciuto a questa terra, complice anche un Carnevale di dimensione nazionale. La festa di questi giorni, che richiama anche quei manfredoniani non più residenti, a dire del forte sentimento identitario, conta un numero enorme di fedeli e due momenti di grande religiosità. Era il 1955 quando l’allora patriarca di Venezia Angelo Roncalli, poi Papa Giovanni XXIII, incoronò la Madonna e il Bambino. È incisa lungo la cornice della cattedrale la frase che pronunciò: “la corona è di oro purissimo come il cuore dei tuoi figli che te la offrono”. Gli fece eco Papa Wojtyla nel 1987, in una storica visita ancora impressa nel cuore di tutti. Ci auguriamo che questa sacralità possa nuovamente declinarsi in tutte le forme e le dimensioni possibili e restituire luci a una città che non vuole certo spegnersi.

Manfredonia e la necessità di una svolta
Domenica 31 Agosto 2025, 09:44