In Puglia e Basilicata
La polemica
21 Aprile 2021
Avv. Valentina Porzia
Nella notte tra domenica e lunedì, dodici grandi clubs europei avevano reso noto la stipula di un accordo per la creazione di una nuova competizione, la Superlega. Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Manchester United, Manchester City, Arsenal, Chelsea, Liverpool, Tottenham, Juventus, Inter e Milan avevano pensato di organizzare un nuovo campionato fra club d'élite. Il progetto, torneo privato organizzato e gestito direttamente dai clubs, ha avuto durata di 48 ore.
Il suo fallimento è stato causato dalla contrarietà della Superlega rispetto ai principi fondamentali della FIFA di solidarietà, inclusività, integrità ed equa ridistribuzione finanziaria, prima, e dal disappunto delle tifoserie e della politica, poi. Lo scenario proposto dalla Superlega è senza dubbio separatista ed è per questo che le istituzioni del calcio nazionale ed internazionale sono risultate critiche e contrarie a riguardo, rimanendo tuttavia aperte al dialogo con i clubs e alla ferma e necessaria intenzione di supportare l’idea di calcio solidale e di un modello di ridistribuzione equa delle risorse economiche.
Nonostante l’iniziale contrarietà circa la scelta di selezionare le squadre partecipanti di un torneo rispetto alle loro disponibilità economiche, a parere di chi scrive, la volontà espressa dai clubs è quella di far fronte alle evidenti, attuali ed innegabili perdite economiche del mondo del calcio, e dello sport con delle scelte nuove e non gerarchicamente insindacabili. Ritengo, ad ogni buon conto, che il progetto Superlega dovrebbe servire a spronare le attuali organizzazioni sportive verso nuove competizioni e spettacoli che servano a divertire i tifosi e a portare benefici all’intera piramide del calcio, aumentando la distribuzione delle risorse agli altri clubs.
Sicchè se c’è un merito che la Superlega può vantare è quello di aver acclarato la crisi del calcio, soprattutto a seguito della pandemia, in cui le partite sono diventate esclusivamente prodotto televisivo soggetto al frequente e agevolo cambio di canale con il telecomando. Infatti, il dato certo che viene fuori, nonostante il fallimento del progetto, è che la UEFA, in questi anni, non si sia adeguata concretamente al mutamento dell’industria calcistica e ha preteso di continuare a detenere il monopolio del calcio europeo, pur non essendo del tutto all’altezza del compito. Speriamo che la scelta del dialogo, dell’apertura e del buon senso prevalga su tutto e termini con una rivisitazione sul formato della Champions League, e di ogni format delle rispettive Federazioni nazionali.
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