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La sfida geopolitica tra megafoni russi e «anomalie» interne

 
Biagio Marzo

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Biagio Marzo

La sfida geopolitica tra megafoni russi e «anomalie» interne

I megafoni di Putin, in Italia, sono distanti ma vicini. L’ossimoro della politica italiana sono Matteo Salvini e Giuseppe Conte

Giovedì 12 Dicembre 2024, 12:47

I megafoni di Putin, in Italia, sono distanti ma vicini. L’ossimoro della politica italiana sono Matteo Salvini e Giuseppe Conte. Che si ritrovano sulla medesima frequenza di politica estera del fu governo gialloverde , in cui Conte fu premier e Salvini Ministro dell’Interno. È bene ricordare che Salvini portò la Lega alle elezioni europee all’exploit del 34%, che se lo giocò al Papete, chiedendo i pieni poteri e puntando alle elezioni anticipate, operando d’intelligenza con Zingaretti. Naturalmente, non andò in porto il progetto e non si andò a votare, ma si andò al Conte 2.

La Lega e il M5s sono legati dal putinismo, sul resto: il primo al governo e l’altro all’opposizione, con una sua politica: «Progressista indipendente», dio solo lo sa che cosa significhi, diversamente, di sinistra. Se si votasse, il M5S, probabilmente, si presenterebbe autonomamente e non in alleanza con il Partito democratico, Avs… Conte più che alleato della Schlein, si sente vicino alla rossobruna putiniana tedesca Wagenknect, politicamente euroscettica.

Matteo Salvini ha preso le difese del vincitore, al primo turno nelle scorse elezioni, per la presidenza della Romania, Casin Georgescu, candidato di una lista di estrema destra, vicino a Mosca e lontano da Bruxelles. Le elezioni romene sono state annullate dalla Corte Costituzionale, per via delle interferenze social - TikTok - e, altresì, per l’ acquisto di voti e per aver appaltato degli influencer, per sostenere il candidato rumeno filo Putin. Sul caso, le autorità giudiziarie di Bucarest stanno indagando per arrivare alla verità, per come si sono svolte le elezioni.

Non è la prima volta che il Cremlino tenta, principalmente, con i social network di influenzare le elezioni dei paesi in cui ha interessi politici e geopolitici. Attraverso i social favorì Donald Trump a scapito di Hillary Clinton, fu pro referendum Brexit contro la permanenza della Gran Bretagna in Ue. Sono gli esempi più emblematici di cui si può vantare. Il capo della Wagner, Jevgeny Victorovic Prigozhin, per antonomasia il «cuoco» di Putin, aveva messo in piedi un’agenzia che produceva fake news, per conto dell’autocrate russo. Oltre la guerra sanguinaria, la Wagner aveva organizzato una nuova guerra, quella dei social network.

Nelle settimane passate, il Cremlino ha interferito nelle elezioni della Georgia e - come visto- della Romania.

Tabula rasa delle elezioni romene e si riparte da zero. Al che, si è gridato allo scandalo da parte di coloro che hanno visto l’azzeramento delle elezioni e se la sono presa contro Bruxelles e con George Soros, il prezzemolo per ogni minestra, per aver investito nella campagna elettorale romena. Vecchia conoscenza, George Soros, per aver fatto della speculazione sulla lira, nel 1992. Dopo l’attacco all’economia inglese, vendendo allo scoperto circa 10 miliardi di sterline, approfittando di un momento di instabilità della Banca d’Inghilterra, decise di replicare l’operazione contro il nostro Paese, vendendo allo scoperto la lira. Nonostante, l’impegno della Banca d’Italia avemmo una perdita di circa 48 miliardi di dollari, nel giro di poche ore, la nostra valuta arrivò a perdere il 30%.

Matteo Salvini mette, fortemente, in difficoltà la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e, il Ministro degli esteri, Antonio Tajani, per la sua politica, sfacciatamente, a cavallo tra Putin e Trump e contro Von der Leyen. Di sicuro, a favore di Putin e contro l’Ue, su Trump abbiamo i nostri dubbi. Notre Dame ha fatto il miracolo: Donald e Giorgia abbracciati «core a core».

L’una ha dato dimostrazione, con l’elezione di Raffaele Fitto, alla vice presidenza della Commissione Ue di aver scelto come stella polare l’atlantismo e l’europeismo, definitivamente. L’altro ha un trascorso di responsabilità apicali e di prestigio, all’interno dell’Ue, per conto dei Forza Italia - Partito popolare, che alcuno può metterlo in discussione . Dunque, dentro la maggioranza di governo c’è l’anomalia Salvini e nell’opposizione quella di Conte.

La politica estera non è una tavola calda in cui ognuno sceglie il menù a suo piacimento. Le maggioranze di governo, di là dai numeri, il cemento e’ la politica estera soprattutto , ma - come visto - nel governo Meloni, c’è Salvini che spariglia e men che meno un eventuale governo Schlein avrebbe una sua unità. A ben vedere, non solo per l’eventuale alleato Conte non si avrebbe una politica estera unitaria, ma anche per alcune componenti interne Dem di cifra pacifista contrarie al Patto Atlantico e alla Nato. Ultimamente sul voto sull’Ucraina al Parlamento di Strasburgo, da una parte e dall’altra, è stata un’arlecchinata. Ognuno per sé dio per tutti. Alle viste, ci sono le elezioni in Germania e in Francia e se non ci sarà un antidoto alle influenze esterne, il rischio che si corre è che il voto sarà manipolato, cioè non trasparente. Per questa ragione, Bruxelles ha posto dei paletti come il «Digital service Act: trasparenza delle decisioni e degli ordini di rimozione dei contenuti, relazioni accessibili al pubblico sul modo in cui viene utilizzata la moderazione autorizzata dei contenuti e sul tasso di errore; armonizzazione delle risposte ai contenuti illegali online».

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