Venerdì 05 Settembre 2025 | 23:42

Miei cari ragazzi, può essere il momento di tornare al Sud

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Miei cari ragazzi, può essere il momento di tornare al Sud

«Ragazzi di Puglia che ve ne siete andati, non pensate che questo possa essere il momento di tornare? Il momento di tornare proprio quando i dati dicono che, all’attuale ritmo di partenze, nel 2030 alla regione potrete mancarne in altri 54 mila»

Venerdì 05 Settembre 2025, 13:31

Ragazzi di Puglia che ve ne siete andati, non pensate che questo possa essere il momento di tornare? Il momento di tornare proprio quando i dati dicono che, all’attuale ritmo di partenze, nel 2030 alla regione potrete mancarne in altri 54 mila. Ma i dati dicono anche che entro il 2029 ci sarà bisogno di 313mila giovani lavoratori, assunzioni per le quali magari non si troveranno figure adatte. Sappiamo che i pessimologi dicono che questi sono discorsi da anime belle. Ma senza le anime belle non si è mai fondato nulla. Anime belle che comunque non bamboleggiano, ma cercano di fare qualcosa sempre carente al Sud: vedere oltre il proprio naso. Abbandonando il dolorismo e lo sconfittismo dei perdenti e cercando di capire oltre il fatalismo, spesso alibi per rinunciatari e mediocri.

Alla recente presentazione di un libro che cerca di diffondere maggiore fiducia nel Sud (e nella Puglia), una signora ha obiettato che, però, c’è il problema dei rifiuti. Ma va, signora, solo rifiuti? E la sanità? E i trasporti? E le crisi aziendali? Quello che si voleva far capire, signora, è che ogni tanto occorre rovesciare il tavolo, prenderla dal lato buono. Quelli che parlano difficile direbbero «cambiare il paradigma». Per scoprire, esempio, che i ragazzi già di ritorno in Puglia hanno solo lo svantaggio di non apparire. Che sono molti di più di quando si creda, perché non è che organizzino ritorni collettivi come per Natale e Ferragosto. Ma le loro storie cominciano a non essere più tanto sporadiche da non vedersi.

Le racconta (e le promuove) il progetto «La tornanza», che organizza anche incontri itineranti per chi l’ha fatto e può raccontare come e perché ad altri. Ci sono siti on line che ormai da qualche tempo fanno parlare i protagonisti di questo piccolo controesodo. Ci sono comunità che si sono formate di qua e di là fra chi non si conosceva ma al ritorno si è annusato. Perché il tornante è uno che porta aria nuova e non frustrazione da fallito due volte. Perché il tornante è uno che è spesso all’origine di qualcosa. Che sia startup, piccola impresa nata da un’idea spesso tanto banale quanto sorprendente. O che sia partecipazione attiva laddove deperiva.

Lo smart working, il lavoro da casa, è nato col Covid ma è anche diventato sempre più seguito al Sud. Fare davanti a un computer lavori che prima imponevano la presenza nel luogo di lavoro è stata una spinta imprevista verso i ritorni. Lavoro con una azienda del Nord ma ora posso farlo restando a casa mia al Sud. E studiare a distanza nelle sempre più numerose università telematiche è una opportunità di restare, al di là dei dubbi su quelle università. E cosa è la nuova figura del «nomade digitale» se non uno inesorabilmente bravo con le tecnologie come i ragazzi d’oggi? Nomade perché potendo scegliere dove farlo, può ben decidere di farlo dal Sud dove, sir, si vive meglio. E magari anche in uno di quei borghi dal tempo più lento che fa restare umani. La distanza fisica annullata dal digitale ma tradotta in benessere.

Ci sono in Italia tre regimi fiscali per chi rientra, fra «Impatriati», «Rimpatriati» e «Docenti e ricercatori». C’è il programma «Resto al Sud» per la restanza. Anche la Puglia ha programmi in tema, a cominciare da quel «Mare a sinistra» che è l’Adriatico per chi scende dal Nord. Nota l’obiezione: spesso sono farraginosi se non inefficaci. Ma ancor più lo sono per chi neanche ci prova. E poi due proposte-sfida che vengono da questo articolo. Si finanziano i cervelli che rientrano genericamente in Italia: si decida un parallelo finanziamento per chi rientra dal Nord al Sud. E poi un contro-Svuota Sud, quel provvedimento che offre facilitazioni e incentivi sulla casa per chi si trasferisce al Nord (e voluto da Confindustria Lombardia quando ha temuto di non avere più lavoratori). Questo incentivo venga offerto dalla Regione Puglia e dalle altre Regioni del Sud per chi ha bisogno della casa per tornare al Sud.

E le università di Puglia, perché non programmi comuni sia per non far partire studenti che per farli tornare? E le imprese di Puglia (tutt’altro che un deserto industriale) perché non arricchiscono la loro fondamentale funzione con incontri di conoscenza che facciano capire come anche qui si può, altro che? E si ha un’idea di cosa significherà il treno diretto Bari-Napoli (per questo tanto ritardato dai poteri forti anti-Sud) col recupero di territori dimenticati e ora più velocemente attraversati e coinvolti? Vai a vedere che così finalmente nascerà un’economia locale finora smembrata, o addirittura un mercato locale che possa parzialmente sostituire quello del Nord. E si ha un’idea di cosa significa per il Sud essere il primo approdo di tutti i traffici dall’Africa continente nel futuro?

Domanda ripetuta: ragazzi di Puglia che ve ne siete andati, non pensate che questo sia il momento di tornare?

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