Domenica 07 Settembre 2025 | 00:33

Al Sud non servono «scazzottate» sui nomi, ma idee

 
ettore jorio

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ettore jorio

Un Belpaese senza Sud come se chi ci vive fosse diversamente italiano

In questo stupendo pezzo dell’Italia meridionale, che trova in mezzo la bellissima Basilicata, spariscono ciò che occorre per arrivare al voto: la politica e i programmi

Sabato 06 Settembre 2025, 13:42

Calabria, Campania e Puglia potrebbero essere come i lati del triangolo delle Bermuda delle prossime elezioni regionali. Al via, il 5 e 6 ottobre la prima. Il 16 e 17 novembre la seconda. Forse il 23 e 24 successivo la terza. Perché triangolo delle Bermuda? Perché in questo stupendo pezzo dell’Italia meridionale, che trova in mezzo la bellissima Basilicata, spariscono ciò che occorre per arrivare al voto: la politica e i programmi. Ciò accade senza ricorrere a spiegazioni pseudoscientifiche coinvolgenti forze aliene (anche se tra i protagonisti non è difficile rintracciare comportamenti da extraterrestre). Al di là di qualche anomalia magnetica che è facile anche presupporre, come condizionante di qualche stranezza registrata, queste tre regioni stanno giocando la loro esistenza più a briscola che ricorrendo alla migliore politica. Quella capace di partire da oggi, evitando ogni richiamo a ieri, per programmare il domani.

Lo scontro feroce non è infatti su cosa è meglio decidere di fare bensì sui nomi dei candidati. Lo si registra nelle coalizioni e molto meno tra quelle antagoniste.

Roberto Occhiuto che ha appena firmato in rappresentanza di tutto il centrodestra, a fronte del centrosinistra che impegna un suo pezzo forte: Pasquale Tridico, già presidente dell’INPS.

Roberto Fico (quasi omonimo al presidente slovacco), forse in Campania, seduto però nella sala d’aspetto di Vincenzo De Luca, che dà i numeri. Non nel senso di delirare, bensì dei numeri propri e specifici. Pare che le sue addizioni comportino come addendi della «somma che fa il totale» (Totò dixit): due assessorati di peso, un segretario del PD regionale, tanti quanti sono gli attuali direttori di Asl e aziende ospedaliere da confermare. Quanto al suo competitor è impossibile rintracciarlo finanche con i droni

Antonio De Caro che, scelto con ragionevolezza visti i suoi trascorsi di sindaco di Bari e ottimo presidente dell’Anci, fa fatica - ma assai - ad accettare Nichi Vendola nelle liste costruite in suo appoggio, dopo avere costretto Michele Emiliano a disertare la partita per consigliere. Una scelta tosta di Decaro che non vuole «letterati» della politica al suo fianco e ingombranti in senso lato. Gli avversari del centrodestra puntano su un uomo di governo del Paese, molto vicino alla Meloni, esperto in materia sanitaria, tanto da essere sottosegretario alla Salute e candidato a vice ministro. Il suo nome è Marcello Gemmato.

Al di là di queste scaramucce, alcune di bassa lega e, in quanto tali, difficili da rintracciare nell’esercizio della buona politica, tante dichiarazioni ma nessun programma.

E dire che il Mezzogiorno, per uscire dal suo inferno, più che di uomini con la scrima a destra piuttosto che a sinistra, ha bisogno di soluzioni. Difficili da individuare e mettere a terra, ma indispensabili. Insomma ci vuole una bella pettinatura senza alcuna scriminatura, alla Pietro Mascagni. Ciò nel senso che non si debba differenziare i governi regionali tra destra e sinistra? Affatto. Ma che prevalga nei loro programmi ciò che si vuole fare, abbandonando le scaramucce sui nomi e sulle comode occupazioni lavorative, sul mestiere di «governatori». Una carica che si ritiene valga per sempre come si suole dire per i diamanti.

Dalle elezioni in poi (ma lo è stato sino ad oggi e gli uscenti in proposito non hanno fatto nulla!) ci saranno temi di difficile approccio, distinti tra irrisolti e difficili da affrontare e da «sbrogliare». La sanità è la regina delle preoccupazioni, piena di debiti e scarsa di servizi, che lascia le persone a secco di assistenza e circondate da morti, spesso senza ragione. Gli anziani, che crescono progressivamente, senza un minimo di cura. La natalità che nel Sud è passata dal più grande problema da risolvere e incentivare con lavoro, casa e bonus propri, a dramma demografico. E cosa dire dei trasporti pubblici locali da «Far West», del rilancio alla meritocrazia per trattenere i giovani bravi, delle scuole da attenzionare e della formazione da adeguare alla offerta di lavoro? Ma ancora cosa mettere «nei nostri cannoni» - unitamente ai fiori contro le guerre – in tema di regionalismo asimmetrico, di defiscalizzazione delle maggiori imposte addizionali sopportate per una sanità morente (la Calabria ha le più alte di Italia), di formazione del personale per affrontare la transizione digitale con in prima fila l’intelligenza artificiale.

Di tutto questo: il nulla. Al posto loro le peggiori «scazzottate» tra «politici», che francamente è difficile definire tali.

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