Le impressioni di settembre coincidono a Noci con la festa patronale di San Rocco. È tutto un lavorio, un’attesa, uno stato d’animo che ancora - resistendo ai ritmi ed alle nuove emergenze del mondo globalizzato - coinvolge i nocesi, adulti anziani e giovani, i residenti ed i fuori sede impegnati nel lavoro o negli studi. E questi ultimi, purtroppo sono numerosissimi. Un dato che contribuisce, anno dopo anno, ad assottigliare la popolazione e quindi a minare la base della tradizione e della devozione al santo protettore originario di Montpellier. Tutto è pronto quindi per la tre giorni di festeggiamenti che partiti da ieri, durano fino a lunedì 8. Col vecchio appellativo u’ franges’ i più vecchi identificano non solo la provenienza geografica del taumaturgo; quasi un segno di riverenza e timore - stando ai racconti orali - sfociati nei secoli in episodi di indispettita reazione del patrono alla scarsa attenzione oppure alla inadeguatezza degli onori tributati. Le sfarzose luminarie, le processioni di gala e dei gonfaloni, la banda da giro, lo spettacolo pirotecnico, il luna park: un cliché che non cambia ma che assicura la ritualità della festa nell’accezione tutta meridionale fatta di ripetitività dei gesti, delle situazioni, delle stagioni. E quest’anno ricorrono anche centocinquanta anni dalla proclamazione del patronato di San Rocco su Noci.
Fu papa Pio IX a firmare la bolla pontificia il 2 settembre 1875. Copia originale del documento risalta sui social da alcuni giorni a cura del Chiesa Madre, quella Chiesa Collegiata «i cui canonici, il Capitolo, il clero secolare e regolare, il Municipio e i deputati dei cittadini” vollero proporre “San Rocco Confessore come loro compatrono presso Dio». Il prestigioso anniversario domina il programma dei festeggiamenti, coinvolge la municipalità e merita di segnare una pietra miliare nella decorazione secolare. Ad esempio, la fine dei meticolosi restauri nell’antico tempio che sovrasta Piazza Plebiscito è attesa entro Natale così da significare l’intelligente e benefica opera di tutela e valorizzazione di un monumentale edificio religioso ed insieme civile che conserva notevoli opere d’arte.
Ma quest’anno ricorrono quasi sicuramente i 250 anni dall’arrivo della preziosa statua del santo a Noci. Attribuita all’artista andriese, Francesco Paolo Antolini, allievo degli scultori Brudaglio, l'effige lignea del San Rocco di Noci non ha paragoni nel circondario per bellezza, stile, espressività. Antolini, alcuni anni dopo, dette conferma della sua abilità scolpendo un’altrettanto indovinata statua di San Cosma per l’accorsata devozione ai Santi Medici in Alberobello. E per finire, a garanzia della fama di Noci per la buona cucina, troneggia nel pranzo in famiglia il ragù di San Rocco a base di carni pregiate. Insomma, nella città dell’Enogastronomia, dopo la pausa estiva, con la festa patronale torna la consuetudine dei succulenti maccheroni al sugo di carne. I turisti potranno approvvigionarsene presso le rinomati locande locali.