Lunedì 08 Settembre 2025 | 20:11

Nelle contrade pugliesi risuonò il grido: «Mamma, il turista»

 
Lino Patruno

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Lino Patruno

Nelle contrade pugliesi risuonò il grido: «Mamma, il turista»

A Bari Vecchia si sente ormai parlare sempre più francese o inglese che barivecchiano. E dove in ogni buco non c’è un letto e un bagnetto, c’è una pizzeria o una sgagliozzeria

Venerdì 09 Agosto 2024, 13:00

Cara Puglia, difenditi dal formaggio. Proviamo a non dire «cheese» a denti sgranati e vediamo se il nostro selfie non diventa un camposanto. Soprattutto i selfie dei turisti, che quelli qui anche per questo vengono: fotografare tutto, non perdersi nulla. E poi ingolfare i social. Selfie che ovviamente si devono mettere alle spalle la bellezza del luogo, che so, una basilica o un palazzo storico. Bellezza in secondo piano e facce sceme in primo piano. Tipo i selfie con la Gioconda al Louvre: per farlo mostri il tuo di dietro a un mito, ti rendi conto? Ma così oggi va il turismo di massa, quello che passiamo in bus davanti a un panorama da dio e ci dicono: le foto fatele senza scendere, dobbiamo correre o non riusciremo a vedere il resto. Il resto sono le meraviglie eterne che con pena (per noi) assistono al nostro «mordi e fuggi».

Ma è solo uno fra gli effetti collaterali della rivoluzione del nostro tempo: andare solo per dire di esserci stati e aggiungere una tacca al proprio curriculum. Vedi, appunto, la Puglia. Diventato l’oggetto non oscuro del desiderio del mondo. Una volta, una volta come la Mecca per gli islamici o San Pietro per i cattolici, ma si deve. Come, non sei stato ancora in Puglia? Così questa Puglia è intasata ogni santo giorno, ogni santa notte (con suoi quei cieli estivi carichi di bontà) dallo sciamare di genti di ogni luogo, dai linguaggi di ogni dove, dalle mode di ogni tipo. Sicura che questo ci voleva, questa nuova ricchezza. Indifferente (o inconsapevole) che si ripeta in Puglia la «sindrome di San Francisco». Da qualche tempo la bellissima città californiana detiene il record mondiale del costo delle case. Merito (?) di ragazzotti in bermuda e infradito che con un computer in mano sanno inventarti il futuro. Tanto pagati d’oro dai giganti tecnologici della Silicon Valley, quanto disposti a pagare d’oro le loro abitazioni. Una bolla che esclude gli altri.

Facciamoci raccontare da un nostro studente pendolare l’odissea per trovare un buco in fitto. Laddove buco vuol dire spesso catapecchia. Allora non viene più a lezione o non si iscrive neanche all’università. O sceglie quelle università telematiche che stanno a quelle storiche come un Bulgari a una bigiotteria. E facciamoci (esempio) un giro attorno all’ateneo di Bari: un deserto dove pullulava esistenza. Cominciato col Covid, ma continuato per il caro-monolocale. Un deserto economico e sociale. Tanto che anche con lo smart working si è fatta subito marcia indietro per evitare il collasso delle pause-pranzo e dintorni. Il collasso dello spettacolo delle strade e della loro vita.

Ma non è necessario scomodare il pendolare per capire come dal centro delle città turistiche si stia ovunque scappando. Avviene a Venezia, avviene a Barcellona. Solo a Bari ci sono cento volte più b&b che alberghi. Sono più di diecimila in tutta la Puglia, ma vedremo quanti altri con quelli clandestini. Si sfratta per fittare (lauti fitti brevi) ai turisti. Si lascia la casa in centro per farne case-vacanze e si va in periferia o in paesi della cerchia.

A Bari Vecchia si sente ormai parlare sempre più francese o inglese che barivecchiano. E dove in ogni buco non c’è un letto e un bagnetto, c’è una pizzeria o una sgagliozzeria. Insomma si perde una economia sicura di consumi per abbracciare una economia di passaggio (senza sapere chissà per quanto: dicono niente Gallipoli o San Giovanni Rotondo?). Insomma si perde un «genius loci», uno spirito del posto, per abbracciare uno spirito apolide che passa e va come il treno della felicità. Insomma si perde una socialità per abbracciare una incomunicabilità. Insomma si perde un’anima per abbracciare una babele. Insomma si perdono luoghi veri per creare luoghi finti. Perciò in tutto il mondo la parola d’ordine è «Turisti, go home».

Fra i 4 mila addetti in più del «food» a Bari (lasciamo perdere il loro trattamento) ci sono anche gentili e poliglotte buttadentro come nelle discoteche ci sono i buttafuori. Venite, venite, poco poco una focaccia e una Peroni (come un pasticciotto a Lecce o una bruschetta sul Gargano) non vi mancherà. Non sempre fra gli addetti c’è lo scollino o l’uso (appunto) di mondo. Ci sono più banchine delle rinfuse che di marchi di qualità. Ma tutto va bene nel frullatore che fa gridare al miracolo. È questa la moneta buona del momento cui il levantinismo senza visione di qua non sta a guardare in faccia. Un turista venuto da chissà dove prende il posto di un nativo espulso da una tendenza. Poi magari fai poco per conservarti il viandante come hai fatto ancor meno per conservarti l’indigeno. Però «cheese»: chi vuol essere lieto sia, del diman non c’è contezza.

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