Quest’anno non è ancora apparsa la frisella del Salento a 16 euro. Ma inesorabile come l’anticiclone africano è apparso Flavio Briatore. Si sa che lui è uno così: un elefante fra i bicchieri buoni della signora Maria. E si sa che quando parla della Puglia, parla come l’innamorato cui lei ha detto no. In Puglia ci voleva sbarcare con uno di quei suoi Twiga da jet set, ma non ci è riuscito per soliti problemi fra burocrazia & dintorni.
Quindi, non solo innamorato deluso, ma anche dente avvelenato, si presume. Talché ogni volta che apre la bocca sulla Puglia, sono bordate di risposte che manco Mike Tyson. Tipo non molti giorni fa: è una follia far pagare 60 euro un ombrellone e due lettini (con scarsi servizi pure), non siamo mica a Montecarlo. Apriti cielo.
Ora la frisella è frisella, ci devi mettere tanta roba su per arrivare a 16 euro. Ma un caffè e un the a tavolino in via Sparano a Bari non possono raggiungere gli 8 euro richiesti neanche se li servi in tazze di Limoges. Dice: la prossima volta chiedili al banco, che è la solita uscita da scemo del villaggio di cui pullula Facebook. Il problema non è il tavolino, il problema è il furto. Appioppato in buona parte al turista, trattato come impedito da pelare. E da farlo al più presto: quel mo’ è altrimenti detto «pochi, maledetti e subito» alla barese.
Anche per i 60 euro di Monopoli, mettiamo, si potrebbe dire: e tu non ci andare. Col che non si è risolto un nulla. Anche il Briatore che parla, fa pagare 600 euro al giorno una sua tenda indiana in Versilia. Ma quello è un posto per ricchi, come mille euro al giorno è il minimo di Borgo Egnazia reduce dei Grandi della Terra. Ma una spiaggia da 60 euro è una spiaggia da famiglie, fosse anche una di quelle da 4 mila euro al mese e due figli per le quali Briatore si chiede come facciano a vivere.
Lo dice ai suoi livelli, lui con 4 mila euro ci tira a malapena una cena. Ma una famiglia no. E così il turista medio. Perché alla spiaggia ci devi arrivare, devi pagare il posteggio, ci dovesse uscire anche la bottiglietta d’acqua (giammai lo spritz) e fatti i conti. Al giorno.
La Puglia è diventata un paradiso del turismo non per grazia ricevuta. Aveva già tutto (o quasi) per esserlo. Ma fino a 10 anni fa se eri all’estero e ti chiedevano da dove venissi (where do you come from?) dovevi vergognosamente farfugliare «dalle parti di Napoli». Ora senti parlare più lingue del mondo che italiano. Frutto soprattutto della promozione, più quella da cinema e romanzi e tv che da stanze regionali. Ma se alla promozione non segue la formazione, se alla promozione non seguono appunto i servizi (quelli da scuola alberghiera più che i treni insufficienti per l’iniquità dello Stato), se alla promozione non segue la professionalità, sei come in folle sull’auto. La Puglia turistica è in folle. Ma con 60 euro l’ombrellone e il lettino, e con 8 euro il caffè e il the (al tavolino, sia chiaro) è possibile che sfugga la frizione.
Ci si chiede, tanto per capire, perché non siano finora arrivate notizie di friselle d’oro dal Gargano. Dove il turismo di massa (anche tante tende e camper) è il doppio e sembra avere il ditino meno alzato dell’altro pezzo di regione. Dove dovreste vederlo un ristoratore ultimo arrivato di Bari Vecchia, magari appena reduce da una menata di birra. E il turismo, oltre che anzitutto di prezzi (non si conoscono al mondo volontari della fregatura), ha bisogno anche di stile, di sorrisi, di cura («e io avrò cura di te») da ricordare per dire «lì sono stato bene». Ha bisogno di bellezza non solo di luoghi ma di persone. Ogni buco diventato cucina, fosse anche casalinga a patate riso e cozze, più la proverbiale familiare ospitalità terrona, devono reggere al giudizio del tempo. E il tempo è ormai maturo per un cambio di marcia perché non si può restare a lungo in bilico specie se sotto non c’è la rete.
Che all’intemerata del Briatore siano seguite le indignazioni di big pugliesi del settore, ci sta. E quando sei big, e lo sei da tempo, significa che te lo sei sudato e studiato. Ma succede non solo nell’economia che la moneta cattiva scacci quella buona. E la moneta cattiva non è solo da ombrellone, o da frisella, o da caffè e the con prezzi da urlo. Ma è anche quella delle case che diventano tutte b&b lasciando attorno un deserto alla Las Vegas dove del nulla hanno fatto un lunapark. Ma è anche quella dell’autentico più che della cineseria. È anche quella della spazzatura che deve stare nei bidoni. È anche quella della spiaggia cittadina che ci ha messo un mese per piazzare armadietti contro i furti.
Ma come, tu pugliese fai cattiva pubblicità alla tua terra? Prevenzione, sir: cosa è successo a Gallipoli ex capitale per una stagione? Già un paio di anni fa il Briatore si mise a pontificare sulla Puglia. Qualcuno fra i massacratori si è poi chiesto se non avesse ragione. Se ci si chiede se non abbia molto eventualmente ragione anche ora, beh, si potrebbe concedere che non avrebbe tutti i torti. Se non fosse Briatore.