Allora, cerchiamo di parlare ancora una volta di questa autonomia differenziata senza rischiare la noia del già detto mille volte.
Primo «non detto» finora: l’Italia è già differenziata ora, che altro vogliono differenziare ancora?
Secondo: non chiamiamola più autonomia differenziata, ma autonomia divisiva.
Il più onesto alla partenza dell’esame della legge in Senato è stato Marcello Pera, ex presidente del Senato stesso: «Siamo alle grida manzoniane. Si troveranno mai i soldi per tutto questo?». Tutto questo sarebbero i famosi (e mille volte citati anch’essi) Lep, Livelli essenziali di prestazione: significa che non devi avere diritti diversi se sei nato a Milano o a Bari. Laddove questi diritti sono tanto diversi (sanità, scuola, asili nido, trasporti, assistenza agli anziani e ai disabili eccetera) che nella prossima vita si consiglia ai meridionali di nascere al Nord, in modo di essere trattati alla stessa maniera e non come cittadini di serie B.
Sui Lep per il Sud si sarebbero impegnati i parlamentari di Fratelli d’Italia. Obiettivo: smorzare la fretta di Calderoli e compagni leghisti che non vedono l’ora di spaccare l’Italia favorendo i compari antimeridionali di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. Eventuale ipotetico risultato: niente autonomia rafforzata ai tre amici di merenda se prima non si pareggia, diciamo così, l’Italia. Come? Dando al Sud stessi servizi e stesse infrastrutture del resto del Paese. Solo allora, concesso (bontà loro) ciò che non è stato concesso in 162 anni di (dis)unità d’Italia, si dovrebbe poter concedere alle tre Regioni ansiose e vogliose di fare da sé ciò che finora fa lo Stato. Sarebbero più brave, senza che nessuno abbia potuto accertare come e perché.
Ma se tu Stato finora non hai dato al Sud stessi asili nido, o stessi ospedali, o stessi bus urbani, o stesso aiuto agli anziani che non ce la fanno, per darglieli e pareggiare cosa devi fare? Devi spendere per il Sud più di quanto hai speso finora penalizzandolo rispetto al Nord. Secondo le tue stesse cifre, signor Stato, ogni anno sottrai al Sud una sciocchezzuola come 60 miliardi. Glieli sottrai e li dai al Nord. Dove tutto funzionerebbe, dove tutto sarebbe più bello: e sfido io, se non fosse così sarebbero non solo ladri ma inetti anche.
Quanto costa appunto tutto questo giochino?, si chiede il su citato Pera e non solo. Cento miliardi l’anno, qualcuno ha calcolato, e per difetto. Ma se bisogna farlo, e mantenere i sacri impegni come (non) fa abitualmente la politica, si potrà andare a chiedere un prestito al pur tirchissimo Paperon de’ Paperoni. E qui, come si dice in termini zoologici, cade l’asino: nel disegno di legge non c’è un euro, anzi si dice che tutto deve avvenire in «invarianza finanziaria». Traduzione: si deve parificare il Sud al Nord senza che ci siano i soldi per farlo. Non sarà una presa in giro? Eh.
Ma c’è una aggravante, tanto per capire l’anno bisestile. Ed è ciò che le tre Regioni autonomiste chiedono. Fanno le cose che finora fa lo Stato, cioè si gestiscono da sole? Allora lo Stato gli dà ciò che finora spende per loro e siamo pari. No, caro. Vogliono trattenere anche il 90 per cento delle loro tasse, cioè disporre di più di quanto si dispone finora per lor signori. Motivo: i ricchi, che diventerebbero sempre più ricchi, hanno un diritto derivante dalla loro ricchezza. Insomma a chi è ricco spetta di più per meriti divini. A papa Francesco gli può prendere un coccolone, ma non divaghiamo. Questo, insieme al fatto che il piatto piange per i Lep, significa anche altro.
Il 90 per cento trattenuto da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna significa meno soldi in tasse versati allo Stato: un 40 per cento in meno, si ritiene. Che lo Stato non avrebbe più per provvedere alle altre Regioni, quelle, per capirci, meno egoiste. Conclusione triste, solitaria y final: per il Sud non solo non c’è un becco per parificarlo. Ma non ci sarebbe un becco neanche per farlo rimanere come ora. Insomma il Sud starebbe ancora peggio di prima, in omaggio a chi starebbe ancora meglio di prima. Non farebbe ridere neanche come barzelletta. Comico, ha detto il presidente pugliese Emiliano.
La maggioranza di governo medita di chiudere con l’approvazione al massimo la settimana prossima. Poi si passa alla Camera. Per calcolare i Lep la commissione Cassese ha avuto un altro anno di tempo. Ma Calderoli ha detto che l’autonomia parte ugualmente e poi si vede, mica possono stare ad aspettare i comodi del Sud come assicurato finora. I Lep? Il Paese crescerà e ci saranno i soldi (il Paese che non cresce da trent’anni). L’opposizione (non solo meridionale) protesta in piazza e medita a sua volta un referendum abrogativo. Con tre staterelli autonomi rispetto allo Stato, l’Italia diventerebbe una Italietta. E il Sud che si spopola e scompare? L’ultimo dei pensieri.