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L’inflazione rallenta, ma i tassi restano alti: la strategia della Bce

 
Guglielmo Forges Davanzati

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Guglielmo Forges Davanzati

L’inflazione rallenta, ma i tassi restano alti: la strategia della Bce

L’inflazione sta rallentando e la Bce continua a mantenere elevati i tassi di interesse. Per comprendere la correttezza di questa posizione, occorre capire la cause del fenomeno, a partire dal modo in cui si è generato nel 2021-2022

Giovedì 18 Gennaio 2024, 13:41

L’inflazione sta rallentando e la Bce continua a mantenere elevati i tassi di interesse. Per comprendere la correttezza di questa posizione, occorre capire la cause del fenomeno, a partire dal modo in cui si è generato nel 2021-2022. Viene qui mostrato che, almeno nel caso italiano, l’inflazione ha seguito due fasi: nella prima, è stata trainata da un aumento esogeno dei costi, nella seconda da un cambiamento strutturale della domanda di beni di consumo e, dunque, dai profitti.

Vediamo i dati. Su fonte Istat, i prezzi cominciano ad aumentare, in una dinamica globale, già dal 2021, sebbene in misura contenuta. Si è trattato, in quella fase, di un’inflazione trainata soprattutto dall’aumento dei consumi successivo alla progressiva eliminazione del lockdown e delle misure di distanziamento sociale: consumi resi possibili dai risparmi accumulati dalle famiglie nel periodo della chiusura. Hanno contribuito, in quella fase, le «strozzature» dal lato dell’offerta, con conseguente rallentamento del commercio globale, soprattutto a seguito dei dazi imposti dall’amministrazione Trump in America.

Poi, l’aumento dei prezzi, in Italia e in Europa, si verifica in modo consistente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina (febbraio 2022), raggiungendo livelli elevati nella primavera-estate di quell’anno. Si ha, infatti, in quella fase il pieno dispiegamento delle contromisure alle sanzioni da parte del Governo russo, determinando la riduzione dell’offerta di gas. Istat riferisce questi andamenti: nel marzo 2022, l’incremento mensile è dello 0.51, da aprile 2022 a maggio 2022 dello 0.78, da maggio a giugno 2022 dello 0.57, da giugno a luglio 2022 dello 0.38, da luglio ad agosto di quell’anno dello 0.27, da agosto a settembre dello 0.59. Si induce, quindi, che il massimo incremento su base mensile si verifica fra aprile e maggio, quando le controsanzioni diventano pienamente operative, con la chiusura dei gasdotti.

Gioca un ruolo rilevante la speculazione nel mercato di Amsterdam, sulle materie prime. Una recente ricerca del Centro studi sull’economia reale propone un controfattuale, ovvero quali benefici avrebbe avuto l’economia italiana in assenza di attività speculativa. Si stima, pur con tutte le precauzioni di un simile esercizio, un incremento di Pil superiore al 2%, con un’inflazione non superiore al 4.5%. La Bce procede al primo aumento dei tassi di interesse (50 punti base) solo il 21 luglio 2022. Il modello della Bce si basa sulla convinzione che l’inflazione deriva da incrementi di domanda aggregata (in particolare, consumi e investimenti) e che, dunque, va contrastata con misure che riducano consumi e investimenti (e che, per conseguenza, riducano il tasso di crescita). Alcuni analisti criticano, già in quella fase, la scelta della Banca centrale, osservando che l’inflazione di quel periodo è essenzialmente inflazione da costi, non da domanda e che dunque la terapia uccide il malato, con implicazioni recessive, senza aggredire il male.

Contestualmente all’aumento dei prezzi, e dunque al calo dei salari reali, si verifica un fisiologico spostamento del consumo delle famiglie da beni poco necessari ai prodotti di prima necessità (il cosiddetto «carrello della spesa»). Nel 2022, si stima a riguardo un incremento di spesa annua, per alimentari e bollette, di oltre 600 euro.

Il cambiamento della struttura della domanda accresce i margini di profitto delle imprese che operano nel settore dei beni di base (e dei fornitori di energia), in termini nominali. Date le matrici intersettoriali, l’aumento dei margini di profitto si traduce in costi di produzione aumentati per altre imprese connesse alle prime.

La Bce ha proceduto a dieci aumenti dei tassi di interesse nel periodo considerato (una numerosità mai verificatasi nella sua Storia) e, come la Fed, continua a mantenerli elevati, con effetti di segno negativo sui consumi (per l’aumento del costo dei mutui) e sugli investimenti.

L’inflazione diventa, dunque, da inflazione da costi a inflazione da profitti. Se questa analisi è corretta, sorgono molto dubbi sull’efficacia della manovra della Bce. A ciò si aggiungono due ulteriori considerazioni: come rilevato da alcuni commentatori, l’Istituto fa propria comunicazione opaca. Si rinuncia, cioè, a provare a trainare le aspettative, per attenersi a decisioni «basate sui dati». Ma poiché la letteratura stabilisce che le aspettative influenzano l’inflazione corrente, questa scelta è anche la scelta di privarsi di uno strumento di contrasto all’aumento dei prezzi. Si può congetturare che vi sia un altro obiettivo, non esplicitamente dichiarato, dietro queste scelte e che attenga al «gioco» dei rialzi con la Fed, per regolare i saldi commerciali, attraverso l’effetto che le politiche monetarie hanno sui tassi di cambio.

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