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A 54 anni da Piazza Fontana, la strage che inaugurò la strategia della tensione

 
Gero Grassi

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Gero Grassi

A 54 anni da Piazza Fontana, la strage che inaugurò la strategia della tensione

Venerdì 12 dicembre 1969, alle ore 16,37, in centro a Milano, nella Banca Nazionale dell’Agricoltura, scoppia una bomba di 7 kg di tritolo

Lunedì 11 Dicembre 2023, 13:25

Venerdì 12 dicembre 1969, alle ore 16,37, in centro a Milano, nella Banca Nazionale dell’Agricoltura, scoppia una bomba di 7 kg di tritolo.

Produce 17 morti e 88 feriti. La strage è ritenuta l’inizio della strategia della tensione. Altre bombe contestualmente scoppiano a Roma ed un’altra non esplode a Milano presso La Scala.

Le bombe sono posizionate da terroristi dell’estrema destra, forse collegati a soggetti «deviati» degli apparati di sicurezza dello Stato con propaggini internazionali. I ragazzi di quegli anni ricordano bene la TV bianconera che, nei telegiornali, parla della strage.

Il 13 dicembre 1969 il Presidente del Consiglio Mariano Rumor (DC), a crisi di Governo latente, afferma: «Il problema non è quello di formare un Governo di salute pubblica. Dico no ad un Governo fondato sulle bombe». Chi ricorda la prudenza ed il doroteismo di Rumor può ben capire cosa voglia dire. È stato confezionato un Governo, figlio della strage, che la correttezza di Rumor evita.

Aldo Moro il giorno della strage si trova a Parigi ed è avvisato da dirigenti comunisti di stare attento nel viaggio di ritorno. Nel Memoriale, scritto in occasione del rapimento, Moro indica come autori della strage rami deviati del SID (Servizi segreti), in cui da anni sono presenti elementi della destra eversiva legati a soggetti stranieri (intende Gladio?). Esecutori materiali sarebbero quelli della pista nera. Purtroppo molta documentazione della strage non è considerata perché è apposto il segreto di Stato.

Nel 2005 la Corte di Cassazione sentenzia che la strage è fatta da un Gruppo eversivo di Ordine Nuovo capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura, non più perseguibili, perché in precedenza assolti definitivamente dalla Corte d’Assise di Bari nel 1987.

Umberto Federico D’Amato, dirigente Affari riservati del Ministero degli Interni, (ex fascista e P2), indica autori i gruppi anarchici, smentito da Indro Montanelli. Anni dopo il Ministro DC Paolo Emilio Taviani smentisce D’Amato e sostiene che la pista anarchica è un depistaggio organizzato prima che la bomba scoppi. Il processo inizia a Roma il 23 febbraio 1972 ed è spostato subito a Catanzaro per motivi di ordine pubblico. La Corte d’Assise condanna Freda, Ventura e Giannettini all’ergastolo, ritenendoli organizzatori della strage. La Cassazione assolve l’agente «Zeta» Guido Giannettini (in stretto rapporto con Ventura, il quale è in possesso di documentazione sulla preparazione della strage «firmata» dai Servizi) e ordina un nuovo processo per gli altri.

Il Generale Vito Miceli dei SID nel 1973 considera le notizie sulla strage segreto militare e quindi non pubblicabili. A Bari, nel 1985, sono tutti assolti per insufficienza di prove. Nel 1987 la Cassazione conferma la sentenza di Bari, condannando alcuni vertici dei Servizi segreti (Gianadelio Maletti e Antonio Labruna). Negli anni ‘90 il giudice Guido Salvini ipotizza un collegamento tra Piazza Fontana ed il Golpe Borghese ed individua nuovamente le responsabilità di Freda e Ventura, con Delfo Zorzi che posiziona la bomba nella banca. Nel processo del 2000, a Milano, Zorzi, Giancarlo Rognoni e Carlo Maria Maggi sono condannati all’ergastolo come autori. La Cassazione modifica la sentenza in favore degli imputati ed ai parenti delle vittime sono imputate le spese processuali. I colpevoli sono Freda e Ventura, non più condannabili. Chi ha messo la bomba a Piazza Fontana non si sa ancora oggi.

Anche le Brigate Rosse svolgono indagini su Piazza Fontana addebitando la responsabilità agli anarchici (c’è l’influenza dei rapporti BR-Servizi Segreti?). La Commissione Stragi afferma che la strage è frutto di collaborazione tra anarchici, fascisti e Servizi Segreti con la bomba detonata per errore e ad insaputa degli anarchici. Bettino Craxi (PSI) nel 1992 fa sua questa tesi, come Francesco Cossiga (DC) e Paolo Emilio Taviani.

A distanza di 54 anni dalla strage restano i morti, i feriti, tanto dolore ed una lapide commemorativa a Milano, che i distratti passanti vedono di sfuggita, e tanta ombra sui neofascisti, su alcuni anarchici, su parte della Magistratura e sui «deviati» Servizi Segreti.

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