La Puglia fa ridere, e moltissimo. Ma non è un’offesa. Si tratta delle risate che il pubblico di tutta la penisola tributa a comici la cui vena travalica il dialetto, la tradizione e il costume regionale. Il meritato trionfo a Ballando sotto le stelle di Pasquale Zagaria, da Andria, in arte Lino Banfi, determina non solo l’ennesimo successo personale, bensì l’affermazione di un attore completamente svincolato da ogni eco macchiettistica delle origini.
Semmai, riletto alla luce di un professionismo ormai riconosciuto da tempo, appare con chiarezza che il suo originario modello di comicità derivava da un retaggio di ampia portata. Come il suo pugliese putativo, fatto di «a» che diventano «e», accorpa un territorio che va dal Gargano a Santa Maria di Leuca.
I pranzi domenicali pugliesi degli anni ‘60 erano allietati da La caravella, il varietà radiofonico ideato, scritto e diretto dal mitico Pippo Volpe, con una squadra che includeva Vito Maurogiovanni, Ignazio Schino e Venanzio Traversa (giornalista della «Gazzetta» che collaborava ai testi). L’umanità rappresentata vi costituiva la miniatura del Belpaese in transito dalla civiltà contadina allo sviluppo meccanizzato. Colino e Marietta incarnavano un popolo impreparato al mutamento, eppure desideroso di accedere al boom economico. Le parole storpiate erano emblematiche della nazione coinvolta in una globalizzazione fin da allora imperfetta, dove il glocal contaminava il mondo e la provincia, diventando parodia.
Negli anni ‘80 esplose in televisione il talento di Renzo Arbore, da Foggia. Agli spettatori apparvero sul video personaggi in precedenza soltanto ascoltati alla radio, che Arbore e Gianni Boncompagni creavano per Alto gradimento, insieme all’architetto Mario Marenco. Dapprima L’altra domenica, «un programma targato Due», poi Quelli della notte e Indietro tutta. Comicità a predominanza foggiana in salsa napoletana, lungo l’asse dell’ex regno borbonico. Arbore volle associare alle sortite televisive un amico di gioventù, il compianto Arnaldo Santoro, presidente dell’Unioncamere di Foggia, che così poteva esprimere la passione per la comicità.
Ecco quindi Toti e Tata. Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo, nel loro volgere alla spettacolarizzazione esilarante certo sottoproletariato, costruivano un microcosmo trash proiettato ben al di fuori della location barese. Tanto che le cassette videoregistrate di Filomena Coza Depurada, la telenovela burlesca trasmessa da Telebari, venivano ricercate avidamente sulla piazza milanese. Lo stesso accadde poi per Melensa, su Telenorba, starring Carmela Vincenti, doppiatrice di Melanie Griffith e straordinaria nel ruolo della contessina de la Croix, calata fra anacronismi che mescolavano passato e presente. Dallo sceneggiato emerse anche la sapida ironia del tarantino Mauro Pulpito.
Il tutto preconizzava gli incassi record di Luca Medici, alias Checco Zalone, da Capurso, che collaborò all’inizio con Gennaro Nunziante, poi regista di Pio e Amedeo, da Foggia.
I segni premonitori venivano già da Zelig. Dove, insieme a Zalone, imperversavano «Bruschetta», il postino sfaticato, il trio leccese delle «Ciciri e tria», «bizzoche» strapaesane, il foggiano Pino Campagna («Papi ma ci sei? ce la fai, sei connesso?») e l’ostunese Cinzia Marseglia.
I baresi hanno testimoniato la verve, fra gli altri, di Nicola Pignataro, Nico Salatino, l’Anonima GR. Quanto a Gianni Ciardo, ha un’autorevolezza umoristica che fa di lui un ineludibile punto fermo del funny show made in Apulia.
Bravissima Tiziana Schiavarelli, che sa alternare una comicità irrefrenabile e verace a interpretazioni di spessore, come quella di Compito in classe, un corto pluripremiato di Daniele Cascella, regista di Barletta.
Quanto a Gino Nardella, da San Severo, esordì alla RAI e nella prima stagione di Drive In. Il comico usava il dialetto quale vettore di una comunicazione multiforme, ispirata al modello americano dell’one man show, l’artista solo con il microfono a sviscerare se stesso.
Che sotto il sole di Puglia vi siano gli eredi di Lenny Bruce?