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La filiera agroalimentare è un paese per giovani se si punta sull'innovazione

 
Maurizio Raeli

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Maurizio Raeli

La filiera agroalimentare è un paese per giovani se si punta sull'innovazione

Le sfide sono tante - dall’inclusione sociale e lavorativa dei giovani, all’innovazione e competitività delle imprese della filiera agroalimentare - e non possono essere vinte da soli

Mercoledì 28 Dicembre 2022, 13:25

Fine anno, tempo di bilanci. Per il settore agroalimentare, è anche tempo di sfide per il futuro. La Mediterranean Innovation Agrifood Week - conclusa di recente - è un importante appuntamento, perché rappresenta un laboratorio di condivisione di idee per il futuro che, con cadenza annuale, coinvolge gli attori della filiera agroalimentare: aziende, istituzioni dei Paesi mediterranei, organizzazioni internazionali, per co-creare iniziative in grado di supportare, soprattutto i giovani, nel processo di innovazione e creazione di impresa nei loro Paesi di origine.

Ogni cambiamento andrebbe accompagnato da azioni che non lascino indietro nessuno, siano coerenti con uno sviluppo sostenibile e abbiano l’obiettivo di imprimere una forte accelerazione alla modernizzazione. Le sfide sono tante - dall’inclusione sociale e lavorativa dei giovani, all’innovazione e competitività delle imprese della filiera agroalimentare - e non possono essere vinte da soli! Per questo, l’edizione dell’Innovation week di quest’anno, con centinaia di partecipanti di 10 Paesi mediterranei, 9 organizzazioni internazionali, 11 eventi, 5 corsi di formazione per manager dell’innovazione, 50 tra start up e imprese innovative e 20 esperti di innovazione agroalimentare, è stata incentrata sulla cooperazione: tra istituzioni e organizzazioni internazionali; a livello locale con gli attori della filiera dell’innovazione; tra ricerca e impresa. Cooperazione soprattutto con i giovani, veri protagonisti del futuro.

Dall’Innovation week è emerso che il lavoro da fare è ancora tanto. Gli ecosistemi sono fragili e non incentrati sull'imprenditorialità, le risorse sono scarse e la mancanza di un vero coordinamento tra strumenti e interventi genera inutili sprechi.

Nonostante l’impegno dei giovani che, attraverso idee innovative, danno il loro contributo alla crescita sostenibile del Pianeta, si registra un bassissimo incremento di start up e imprese innovative soprattutto al sud del Mediterraneo. Situazione destinata a peggiorare se non si pone rimedio rapidamente: sfida oggigiorno particolarmente complessa se si considera che, solo nel continente africano, entro il 2050, 111 milioni di giovani sotto i 25 anni dovranno diventare produttivi. Lo scenario attuale non è per nulla incoraggiante: alti tassi di disoccupazione giovanile (circa il 27%) anche tra i laureati (Banca Mondiale, 2022); profondo disallineamento tra le esigenze dell'industria e le competenze delle giovani generazioni (UPM, 2022). Un ulteriore dato, non meno importante da considerare, riguarda la dimensione agricolo-rurale: il 70% della popolazione mediterranea vivrà nelle città con conseguente abbandono delle aree rurali generando un forte impatto destabilizzante per i sistemi urbani. Attualmente, la possibilità di trovare occupazione in una azienda agricola è inferiore al 2%. Eppure vi sarebbero numerose opportunità d’impiego collegate all'agricoltura: trasformazione alimentare, digitalizzazione (smart agriculture), commercio e gestione finanziaria (fondi di investimento), nonché la cosiddetta agripreneurship (agroimprenditorialità). In virtù di queste nuove esigenze, il Ciheam Bari, a partire dal 2016, ha realizzato con il Mediterranean Innovation Partnership (MIP) in Agrifood, un Osservatorio Mediterraneo sull'Imprenditorialità Giovanile e gli Ecosistemi dell'Innovazione che raccoglie e condivide informazioni, dati e servizi con 10 Paesi dell’area mediterranea.

Nell’ambito dell’annual meeting del MIP, che si è svolto a latere della settimana dell’innovazione, è stato presentato il 4° rapporto sull’imprenditorialità innovativa e giovanile nel Mediterraneo: analisi basata su dati e informazioni raccolti attraverso approfonditi sondaggi (87 ISO e 11 organizzazioni imprenditoriali che rappresentano 160.000 aziende), condotti grazie anche alla collaborazione di due organizzazioni internazionali (Businessmed e Insme), oltre che di istituzioni e organizzazioni aderenti all’Osservatorio.

Accesso alla terra, pressione della famiglia e della comunità (per cercare carriere alternative), percezione negativa sulla redditività in agricoltura, accesso alle risorse finanziarie, accesso ad una vera formazione qualificante e sviluppo delle competenze: i principali ostacoli emersi dal Rapporto che si frappongono ai giovani nel cammino verso la loro trasformazione in moderni imprenditori agricoli. Ciò sottolinea ulteriormente l’importanza di investire nel capitale umano con nuovi modelli e metodi di formazione, aperti ad una stretta collaborazione con le imprese e con gli altri attori della filiera dell’innovazione, al fine di incidere sulla crescita di competenze e sui processi di innovazione.

La necessità di fare rete, di evolvere il nostro ecosistema dell’innovazione nel Mediterraneo, per favorire le connessioni a tutti i livelli sta emergendo come un elemento fondamentale in tutte le indagini, tanto quanto quella di migliorare la conoscenza sulle dinamiche delle imprese innovative e giovanili. Non vuole essere una facile soluzione, ma un invito a lavorare insieme, a mettere a sistema le diverse competenze, ad accrescere la capacità di raccogliere dati e informazioni, a potenziare l’inclusione e l’ascolto di tutti gli attori coinvolti nei diversi ecosistemi dell’innovazione, a partire ovviamente dai giovani, al fine di poter co-disegnare efficaci interventi per garantire un più solido sostegno alle future generazioni.

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