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Tra pancetta e guanciale gli italiani pensano a come pagare le bollette

 
Gino Dato

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Gino Dato

Tra pancetta e guanciale gli italiani pensano a come pagare le bollette

I provvedimenti del piano di risparmio energetico sono in via di definizione

Lunedì 29 Agosto 2022, 15:58

Pancetta o guanciale? L’arguto dilemma, in una delle parodie della campagna promozionale dem, non crediamo assilli gli italiani. I quali, invece, si staranno ponendo questioni forse più esistenziali: dove prenderemo i circa 700 euro di aumento di prezzi e tariffe che ci aspettano al rientro? Mangeremo più cipolle o fagioli per produrre diverso calore? Useremo canottiere misto lana o maglioni in cashmere per ripararci dal freddo? Adotteremo l’interruzione del riscaldamento nelle stanze a e b della casa? O l’ibernazione nei bagni il sabato e la domenica? E già, perché, man mano che si consumano gli ultimi giorni di ferie, alle velleità gastronomiche, subentrano per gli italiani, e non solo, vecchie preoccupazioni e se ne rafforzano di nuove che attengono ai bisogni elementari, le fonti d’energia e il loro prezzo, il confronto con le inclemenze del tempo, la architettura di una dieta, il bilancio mensile ecc. Cresce, insieme al costo della vita, ormai incontrollato il prezzo del gas e dell’energia, la cui corsa appare inarrestabile, per una sorta di congiuntura perfetta in cui economia e diplomazia si potenziano a vicenda.

Ma che accadrà quando, specie nelle latitudini con temperature più inclementi, o nei distretti industriali, i tepori lasceranno il posto ai rigori dell’inverno e gli impianti torneranno a pieno regime? La sola percezione fa rabbrividire: con un salto nel passato, assai lontano, dovremo modificare gli stili dell’abbigliamento e della alimentazione, preoccuparci se modificare le diete, rarefare le apparizioni e le performances pubbliche e private, rivoluzionare la scena della vita urbana. Un mutamento epocale volto a compensare se non a sostituire le fonti energetiche, i cui costi sono schizzati per le vicende bellico- economiche mondiali.

Assai più rilevante se non incresciosa appare la questione energetica se consideriamo che particolarmente odiosi appaiono questi sacrifici per masse di consumatori che non vengono da una età d’oro ma che si sono appena liberati delle restrizioni dettate dalla pandemia e dalla successive ondate di covid - senza escludere che il virus torni a mordere.

I provvedimenti del piano di risparmio energetico sono in via di definizione. Anche se non lo percepiamo ancora sulla pelle, ne cogliamo tutta la sua odiosità, quando, per quanto grattino dove si determinano extraprofitti, sciorinano piani che colpiscono massicciamente i soliti noti.

Ora, non c’è dubbio che una settimana e un grado in meno per i termosifoni non è la fine del mondo, così come il piano dei risparmi dovrà essere varato con rapidità e dovrà contemperare interventi risarcitori specialmente per le industrie, per il settore pubblico. Ma qui vogliamo spendere qualche parola in più sul calore o sul tepore delle nostre case e su quella natura di «sacrificio» che ben conosciamo e che ci verrà riproposta.

Il fatto è che il condizionamento ormai lo viviamo non come una conquista bensì come fosse l’aria che respiriamo e potrebbe mancarci.

I termosifoni nelle case sono una grande conquista della nostra civiltà del benessere. Chi ha messo piede in case di nuova edificazione negli anni Cinquanta ricorda la insolita e corroborante sensazione di tepore rispetto al freddo pungente delle lenzuola di casa, quando la sera i genitori ti consegnavano il bacio della buona notte.

Il condizionamento e la termoregolazione, insieme ad altre essenziali avanzamenti dell’arte edificatoria, rappresentano una modalità di ben e sano vivere il nostro rapporto con le intemperanze e gli eccessi delle stagioni, estati o inverni che siano. Senza dire del beneficio che hanno apportato a categorie fragili come possono essere gli anziani, i bambini, i malati. Per non parlare dell’impiego in un ospedale, che siano corsie o sale operatorie.

Ci sono, infine, sufficienti ragioni per sovvertire una ritualità elettorale: i politici paghino pegno al cittadino comune risolvendo la questione energetica. Subito. E prima ancora di passare a incassare – si fa per dire – il premio del voto!

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