BARI - Questi anni di pandemia finora li abbiamo usati per tappare le falle, congelare tutto senza la minima attenzione a creare le condizioni di una vera ripartenza. Avanti così, con la crisi nella crisi, causata dalla guerra in Ucraina, sta arrivando la stagione di un brusco risveglio e ci si accorgerà presto che non si può vivere in eterno di sussidi. Non si tratta di pianificare, ma di creare una società «meno tasse e meno burocrazia». L’alternativa è diventare un microcosomo parassita di massa, in cui una minoranza lavora e la maggioranza vive di trasferimenti.
Eppure all’Italia la lezione non entra in testa. Non bastava il visibile fallimento del reddito di cittadinanza, passato da materia di economia a roba, troppo spesso, di cronaca. Niente. E anche contro il caro carburanti e energia che si fa? Chiediamo al governo di adottare misure per sostenere soprattutto le famiglie con redditi più bassi colpite da aumenti insopportabili? Chiediamo i sussidi per i più poveri, come potrebbe anche essere giusto in un Paese normale, ma non in questo Paese in cui il concetto di nulla o «pocotenente» è alquanto sfumato. Il bla bla è sempre lo stesso: «Prioritario che questi aumenti eccezionali non diventino motivo per accrescere le diseguaglianze». In realtà lo Stivale è tutto una diseguaglianza con un confine impercettibile tra famiglie che non ce la fanno realmente – in linea di massima l'ormai ex classe media – e chi invece fa parte di diritto della «società parassita». L'assegno energia altro non è che l’ennesima elargizione che poi rimarrebbe per sempre, di elezione in elezione. Non un modo per combattere la povertà reale, ma combattere la voglia di fare, l’ennesimo incentivo al nero e con il rischio, concretissimo, che finisca nelle tasche sbagliate.
Mentre nessuno pensa che qui occorre abbassare il costo dell’energia e della benzina con il taglio e la spalmatura nel tempo di oneri e accise e facendo contemporaneamente interventi strutturali, veri, seri, urgenti. Senza pensarci troppo, dal momento che in Francia in tre giorni hanno tolto 15 centesimi dall'accisa su benzina e gasolio, il governo tedesco sta per annunciare un grosso sconto e anche in Irlanda accadrà la stessa cosa, mentre in Portogallo da tempo si ha diritto a un bonus su un pieno di benzina al mese. Fa strano che anche il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, parli di «aumenti truffa nel costo dei carburanti». E fa strano per due motivi almeno. Il primo e che gli aumenti saranno pure truffa, ma sono reali, pesantissimi, insostenibili. Il secondo è che Cingolani fa parte del governo e quindi spetta a lui non solo enunciare il problema, ma anche risolverlo. Come ha detto Luca Ricolfi, sociologo che insegna Analisi dei Dati all’Università di Torino, «ora siamo davanti a un bivio, o cambiamo rotta, usiamo bene i fondi del Recovery, smantelliamo i disincentivi al lavoro, oppure continuiamo più o meno come prima, dilapidiamo i fondi del Recovery – nel caso arricchendo il malaffare -, aumentiamo il debito pubblico, riduciamo ancora la propensione al lavoro, e allora un nuovo buco nero finanziario non ce lo leva nessuno. Nemmeno Draghi».