Mercoledì 10 Dicembre 2025 | 19:00

Appalti in cambio di voti e favori, a processo l'ex assessore regionale Pisicchio: il via a marzo

Appalti in cambio di voti e favori, a processo l'ex assessore regionale Pisicchio: il via a marzo

 
Redazione online

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L'ex assessore Pisicchio nega tutto: «Ma quale corruzione, segnalavo agli imprenditori amici che cercavano lavoro»

Alfonso Pisicchio (foto Donato Fasano)

Rinvio a giudizio per l’ex componete della giunta Emiliano e suo fratello: sono accusati di aver favorito imprenditori per denaro e assunzioni

Mercoledì 10 Dicembre 2025, 17:35

18:37

Un appalto per la gestione dei tributi al Comune di Bari in cambio di favori, anche in chiave elettorale. E' per questo che il gup di Bari, Giuseppe Bonante, ha accolto la richiesta di rinvio giudizio avanzata dalla Procura di Bari nei confronti dell’ex assessore regionale all’Urbanistica, Alfonso Pisicchio, di suo fratello Enzo e di altre dieci persone.

Pisicchio, 65 anni (difeso dall'avvocato Salvatore D'Aluiso), è accusato di avere svolto un ruolo di intermediazione insieme al fratello Enzo detto Roberto, 62 anni (difeso dal prof. Vito Mormando e dagli avvocati Francesco Paolo Sisto e Francesco Marzullo). A giudizio anche Francesco Catanese, 60 anni (avvocati Carmelo Piccolo e Giuseppe Fiorito), all'epoca dirigente comunale e responsabile dell’appalto per la riscossione dei tributi ritenuto truccato, e Gianfranco Chiarulli, 71 anni, componente della commissione di gara. Secondo quanto ricostruito dal pm Claudio Pinto sulla base delle indagini della Finanza, i due avrebbero contribuito a favorire la società riconducibile all’imprenditore Giovanni Riefoli, 55 anni, nell’aggiudicazione del contratto da 5.526.950 euro, in cambio di utilità personali: l’assunzione della moglie di Catanese e la promessa di impiego per il figlio di Chiarulli. Enzo Pisicchio avrebbe ricevuto 156.000 euro in contanti, oltre a beni, feste private, un’automobile, dispositivi elettronici e l’assunzione fittizia della figlia per un valore pari a 52.523 euro. Alfonsino Pisicchio, invece, avrebbe ottenuto la promessa di assunzioni utili alla propria attività politica ed elettorale.

Un secondo filone dell’inchiesta riguarda le presunte fideiussioni false utilizzate per ottenere autorizzazioni nel settore delle cave e per accedere a contributi pubblici regionali ed europei. Per questi fatti sono stati rinviati a giudizio Vincenzo Rinaldi, 69 anni, funzionario del Servizio Attività Estrattive della Regione Puglia, e il broker assicurativo Cosimo Napoletano, 59 anni. Sono accusati di aver messo in piedi un sistema di garanzie contraffatte che, tra il 2017 e il 2020, avrebbe prodotto un danno pubblico stimato in oltre 7 milioni di euro. Alla materializzazione delle polizze avrebbe contribuito Grazia Palmitessa, 37 anni. Un’altra accusa di corruzione riguarda un’autorizzazione per il riempimento di una cava nel territorio di Fasano: coinvolge il geologo Vincenzo Iannuzzi, 55 anni, accusato di aver fatto da intermediario tra Rinaldi e l’imprenditore Giovanni Vinci, 40 anni, attraverso un compenso mascherato come consulenza professionale.

Per questa vicenda, il 10 aprile 2024, Alfonso Pisicchio finì ai domiciliari insieme al fratello: la misura cautelare venne eseguita di urgenza per via di una fuga di notizie. L'ex assessore portò al gip i messaggi scambiati con il governatore Michele Emiliano, che - pochi giorni prima - gli chiese di dimettersi da un incarico in Regione. Il processo nei confronti dei 12 imputati inizierà il 5 marzo 2026 davanti alla II sezione penale collegiale del Tribunale di Bari.

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