Se cimiteri e ospedali rispecchiano lo stato di civiltà di un popolo, in Puglia soprattutto con i secondi abbiamo più di un problema. Assessori competenti e governatori (nessuno escluso negli ultimi decenni) promettono di occuparsene, ma sembrano davvero alle prese con rebus irrisolvibili. A cominciare dalle liste di attesa.
E infatti dopo i ritardi accumulati con il primo stanziamento di fondi, nel 2020, per abbattere i tempi di visite specialistiche ed esami, levitati a causa della pandemia, la stessa situazione si è riproposta con la rimodulazione dei piani e gli altri 500 milioni messi sul piatto dal governo. Con la Puglia in netto ritardo e la Basilicata che ha mandato un programma incompleto.
L’assessore regionale alla Sanità pugliese, Rocco Palese, ha spiegato che i «dati sono stati trasmessi», almeno «in una prima elaborazione. E che saranno oggetto di perfezionamento nel corso del monitoraggio ministeriale». Quindi la bolla burocratica avrebbe fatto il proprio dovere. Però preoccupa quella frase da tutto e niente sul «perfezionamento nel corso del monitoraggio ministeriale».
Ci sono due sanità ma su binari divergenti. Quella dei burocrati, della politica, dei voti, degli incarichi, del tutto si risolve.
Poi c’è l’altra reale dei turni massacranti per medici e infermieri, strutture impresentabili, apparecchiature rotte, liste di attese infinite, a meno di non avere deretani su poltrone importanti.
La medicina preventiva non solo salva la vita delle persone, ma consente risparmi economici sui costi di ricoveri e interventi, che sarebbero preziosi per non aggravare i traballanti bilanci della sanità pubblica. La pandemia ha contribuito a un ulteriore allungamento delle liste d’attesa. La scarsità di medici e infermieri, peraltro dedicati soprattutto ad affrontare l’emergenza Covid, l’impossibilità di destinare risorse finanziarie impegnate nella lotta contro al virus, sono state principalmente la causa di ritardi insostenibili.
Ammesse queste giustificazioni, c’è, però, un paradosso che sconcerta. Lo Stato ha riconosciuto l’urgenza di sanare tale situazione con fondi straordinari che restano fermi o utilizzati senza senso e senza concreti miglioramenti. È la sanità percepita da tutti noi poveri cristi che non gira. Quella dei palazzi di potere è invece sempre eccezionale, fuffa eccezionale.
E anche se il ricorso alle strutture private non va certamente demonizzato è però assurdo valersi di loro quando risorse economiche e competenze professionali esistono nel settore pubblico.
I motivi di questa incomprensibile situazione sono vaghi e le responsabilità si palleggiano tra le varie istituzioni. Ma al di là della caccia al colpevole, al cittadino restano i danni e l’amara consapevolezza che persino quando ci sono i soldi, le due sanità - quella delle carte bollate e quella di chi ha bisogno di assistenza - continuano a correre su strade diverse sempre più distanti.

Politica e richieste di assistenza continuano a correre su strade diverse sempre più distanti
Sabato 26 Febbraio 2022, 15:38
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