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Non tradire mai i compiti presi

 
Nicky Persico

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Nicky Persico

Non tradire mai i compiti presi

Nicky Persico alla ricerca del senso di responsabilità, tra moscardini e aquile

Domenica 07 Febbraio 2021, 10:45

Per quella giornata non ci sarebbe stato alcun volo verso la montagna di fronte alla loro. Alle provviste ci avrebbero pensato domani, perché la tempesta era sì improvvisa e violenta, ma durava sempre un solo giorno.
Dino corse via, e tornò a dormire.

***

Altri mesi trascorsero, e Dino diventava sempre più grande. La vita del bosco era davvero interessante. Aveva imparato a cacciare gli insetti, e a costruire i nidi, riusciva ad arrampicarsi su alberi sempre più alti. Era un adulto, ormai. Però amava dormire, e quando gli capitava il turno da sentinella, si scocciava molto a svegliarsi. Lo faceva, si, ma gli pesava un po'.
Adempiere ai propri compiti costa sempre qualche fatica, si sa.
Una mattina era di sentinella, ed aprì gli occhietti: aveva ancora sonno. Era una giornata fredda, e non aveva nessuna voglia di andare fino al costone. Guardò fuori: il cielo era sereno. Cosa mai sarebbe potuto accadere? Così si stiracchiò ben bene e poi tornò a mettersi steso, riaddormentandosi beatamente. Del resto dormivano tutti, e nessuno, pensò il piccolo moscardino, se ne sarebbe mai accorto.
Poche ore dopo, mentre faceva colazione con una succulenta ghianda, vide partire l'aquila verso la montagna, con il suo carico di moscardini con a tracolla i sacchi vuoti. Quel giorno a bordo c'erano anche due dei suoi fratelli. Li salutò, e restò a guardarli, incantato dalla bellezza del volo dell'aquila.
Ma, trascorsi circa trenta minuti, accadde qualcosa.
L'aquila era ormai così lontana che sembrava un piccolissimo puntino quasi indistinguibile, quando all'improvviso il cielo si fece nero, ed un vento fortissimo iniziò a soffiare nella valle. Era la tempesta, rapida e violenta come sempre.
Tutti i moscardini, pian piano, corsero al limite del bosco e restarono con gli occhi fissi verso la montagna, preoccupati da quel che poteva accadere all'aquila ed ai moscardini che portava sul dorso.
Poco dopo, tutti guardarono verso Dino: il capo moscardino gli chiese se all'alba avesse fatto il suo dovere di sentinella. Non ebbe la forza nemmeno di rispondere, per la vergogna, e corse via a nascondersi nella tana.
Trascorsero le ore, e venne la sera.
Nessuno parlava, e a notte fonda ormai si rassegnarono al peggio. Dell'aquila, purtroppo, non si aveva alcuna notizia. Di certo la tempesta l'aveva fatta precipitare nella valle insieme ai moscardini. Non li avrebbero rivisti mai più.
La mamma, nella tana, non disse nulla a Dino. Si limitò a consolarlo con una carezza. Era tanto addolorata. Quel che mai nessuno avrebbe voluto accadesse, era purtroppo accaduto.
Per situazioni come questa l'unico rimedio è fare qualcosa «prima» degli eventi. Dopo, nessuno potrà più far nulla. È quel che si chiama «irreparabile»: non è possibile tornare indietro, né porre rimedio.
Al mattino c'era gran trambusto, nel bosco, e tutti andavano verso la radura perché quando qualcuno faceva qualcosa che non va fatto, c'era l'usanza che fosse giudicato.
Secondo le regole dei moscardini, venne convocata la gran riunione plenaria, ed anche il Pappagallo Ara a far da giudice. Le regole erano semplici: veniva innanzitutto ascoltato chi aveva fatto qualcosa di sbagliato, per sentire la sua versione a proposito dell'accaduto. Sarebbe seguito poi il giudizio, e così avvenne anche per Dino.
Chiese il capo moscardino: «Dino, cos'è successo quando eri di sentinella? Perché non hai avvertito l'aquila delle tre nuvole nere?».
Lui restò in silenzio. Si sentiva colpevole di aver preso con leggerezza l'incarico, e non aveva alcuna voglia di parlare.
A quel punto la parola passò al vecchio e multicolore Pappagallo Ara. Era grande quasi quanto l'aquila e si racconta venisse dal Sudamerica. Abitava il bosco da così tanti anni che alcuni pensavano fosse sempre esistito. Comunque era conosciuto da tutti per la sua saggezza ed il suo equilibrio, e soprattutto sapeva parlare molto bene: a lui spettava il compito di decidere. Quando la colpa commessa era molto grave, la punizione consisteva nell'allontanamento dal bosco. Per sempre.
Il Pappagallo Ara, quindi, preso atto che Dino non voleva dir nulla a sua discolpa, parlò.
«La questione è molto grave, e su questo non ci sono dubbi. Il comportamento di Dino ha avuto conseguenze drammatiche su tutta la comunità del bosco. Eppure, va considerata la sua giovane età. Va considerato, anche, che Dino non ha immaginato le conseguenze del suo gesto. Un po' per indolenza, un po' forse per l'abitudine al turno di sentinella, ad un certo momento ha preso a sottovalutare il pericolo. E quindi possiamo affermare che non aveva reale percezione, e cioè non era perfettamente consapevole in quel momento, della gravità del non essersi alzato per andare al costone a verificare se vi fossero le tre nuvole all'orizzonte. Tra quel che lui ha fatto e le conseguenze che ne sono scaturite c'è un rapporto diretto nei fatti, ma non del tutto nella sua volontà. Certo, ha sbagliato nel comportamento, ma credo che Dino, considerando anche che ha perso due fratelli e sta soffrendo molto, non debba essere punito con l'allontanamento dal bosco per la sua omissione nell'incarico da sentinella. Così è sentenziato».
Come sempre accadeva, le decisioni del Pappagallo Ara venivano accettate senza batter ciglio da parte della intera comunità dei moscardini. Restarono in silenzio e fecero per allontanarsi e tornare alle loro occupazioni, quando si levò, d'improvviso, un grido.
«No!»
Nello stupore generale, Dino aveva preso la parola e proseguì a voce alta.
«Non è così che deve andare! Voi, Pappagallo Ara, siete stato saggio e magnanimo, con me. Voi, madre, non avete detto una sola parola per punirmi, e nessuno di voi moscardini lo ha fatto. Siete stati troppo buoni, con me. Ebbene, io tutto questo non lo merito, perché avevo un compito e non l'ho eseguito. Da quel che avrei dovuto fare dipendeva la vita di altri animali, oltre che dei miei fratelli, e sono stato superficiale ed egoista. È vero, sto soffrendo. Ma quanto dolore ho causato a tutti voi? Quanto agli aquilotti? Quanto a tutto il bosco? Ed invero tutti i moscardini che erano con l'aquila, nessuno escluso, erano come miei fratelli, perché da tali si comportavano, e anche l'aquila. Non si è fratelli solo per nascita, ma anche per destino. Io ho tradito un patto del quale il turno di sentinella faceva parte, come fosse l'anello di una catena che ora si è spezzata a causa mia. Darei qualsiasi cosa per poter tornare indietro. Ma non si può, e ho imparato nel modo più doloroso cosa vuol dire responsabilità: farsi carico dei propri impegni, che si ripercuotono su di noi e sugli altri. È questo tutto ciò che deve essere tenuto presente da chiunque ha una responsabilità. E io non l'ho fatto»
Nel bosco regnava un grande silenzio. Erano ferme anche le foglie, e nemmeno gli insetti volavano più. Dino continuò il suo discorso.
«Ma c'è una cosa ancor più grave, che a me pesa. Venendo volontariamente meno ad un impegno preso, ho tradito me stesso. E di questo sono io stesso il mio giudice, e non me lo perdonerò mai. Quindi, anche se voi tutti volete tenermi qui, me ne andrò per sempre. È giusto che sia almeno di esempio ad altri, affinché una cosa del genere, nel bosco del cielo, non accada mai più in futuro».
Il Pappagallo Ara scosse la testa sconsolato. Nulla poteva fare, e come lui nessuno, per risolvere la situazione.
Dino, mesto, si avviò verso il costone. Questa volta non avrebbe scrutato l'orizzonte, ma avrebbe proseguito allontanandosi per sempre dal bosco, e non vi avrebbe mai più fatto ritorno.
Quando si era ormai molto allontanato, poté udire tuttavia uno strano trambusto. Come un crescente vociar di moscardini che proveniva, in lontananza, dal bosco. Ma non era chiaro cosa stesse accadendo.
Intanto, cammina cammina, non si era reso conto di essere arrivato in una zona senza alberi. Ad un tratto qualcosa oscurò il cielo sopra la sua testa.
Sollevò lo sguardo, e restò impietrito.
Un'aquila che non aveva mai visto prima, probabilmente proveniente da un'altra montagna, scesa in picchiata e atterrata di fronte a lui gli si parò davanti all'improvviso. Dino stava quasi per svenire dalla paura, convinto che sarebbe stato divorato in un istante.
Ma il rapace, invece di attaccarlo, estese una delle due immense ali facendola arrivare fino ai suoi piedi. Lo stava invitando a salire sul suo dorso. Pur senza poter sapere per quale ragione l'aquila facesse questo, non avendo altra scelta risalì l'ala e salì a cavalcioni. Dopo una breve rincorsa si levarono in volo prendendo rapidamente quota.
Il vento faceva lacrimare gli occhi di Dino, mentre lui si aggrappava con tutte le sue forze alle piume per la paura dell'altezza. Non aveva mai volato, e si rese conto in quel momento di quanto fosse importante che chi doveva aver controllato che tutto fosse a posto, come nel caso delle sentinelle, lo avesse fatto davvero. Certe cose le comprendi molto meglio, quando ti toccano da vicino. Ed è un grande errore non immaginare quel che provano gli altri, pensando solo a sé stessi.
Alcuni minuti dopo atterrarono sulla radura da cui era andato via, al centro della quale i moscardini erano ancora tutti riuniti al gran completo. Con sua grande sorpresa, Dino vide anche qualcosa cui non riusciva a credere.
In mezzo alla folla c'era l'aquila partita il giorno prima, ferita ad un'ala, e anche tutti i moscardini che aveva a bordo: un po' malconci, sì, ma vivi!
Erano riusciti a salvarsi, ed erano tornati al bosco con grande difficoltà, probabilmente aiutati da altre aquile.
La gioia di tutti era incontenibile.
Dino corse verso di loro e poi si gettò in ginocchio, piangendo e chiedendo scusa per il suo comportamento.
L'aquila lo rassicurò, ed i suoi fratelli e gli altri moscardini lo abbracciarono, perdonandolo. Tutto era finito bene, per fortuna. Ma Dino da quel giorno non dimenticò mai più, in nessuna azione della sua vita, quale importanza ha l'adempiere ai propri impegni con coscienza e scrupolo: perché le conseguenze ricadono anche su sé stessi, e perché su ognuno di noi si riflettono, prima o poi, gli effetti della responsabilità degli altri. E fu così che il bosco nel cielo, tornò a volare sicuro come sempre: tutti i giorni una sentinella, all'alba, scrutava l'orizzonte dal costone, e per questo nessuna tempesta poté far paura alle aquile e a tutti i moscardini, che erano davvero piccini piccini.

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