La sanguinosa contesa per il controllo delle piazze di spaccio a Noicattaro e nei Comuni dell’hinterland barese, segnata da agguati e regolamenti di conti, arriva ora alla fase delle richieste di condanna. Un conflitto mafioso che, secondo l’accusa, ha trasformato lo spaccio in un’economia criminale, alimentata dalla violenza e gestita anche dalle carceri. È in questo scenario che la Procura di Bari ha chiesto pene pesantissime per i vertici e gli uomini di punta dei clan Misceo e Annoscia. Davanti alla giudice Ilaria Casu, i pm Fabio Buquicchio, Daniela Chimienti e Domenico Minardi hanno invocato 20 anni di reclusione per Giuseppe Misceo, detenuto nel carcere di Secondigliano e ritenuto il capo dell’omonimo clan egemone a Noicattaro. Stessa richiesta di condanna anche per Luciano Saponaro, indicato dagli inquirenti come dirigente, luogotenente e contabile dell’organizzazione, nonché uomo di fiducia del boss. Venti anni sono stati chiesti anche per Emanuele Grimaldi, considerato il braccio armato del clan e dirigente del sottogruppo Patruno. Per Giuseppe Patruno, responsabile del sottogruppo Grimaldi, la Procura ha chiesto invece 13 anni di carcere, mentre per Domenico Anelli, ritenuto il cassiere del sodalizio e incaricato del trasporto della droga, sono stati chiesti 12 anni di reclusione. Pene più contenute, pari a 3 anni e 4 mesi, sono state richieste per i collaboratori di giustizia Domenico Porrelli e Mario Stefanelli.
Il procedimento coinvolge complessivamente 69 imputati, 52 dei quali hanno scelto il rito abbreviato. Per questi ultimi, le richieste di condanna spaziano da un minimo di 3 anni fino a un massimo di 20 anni di reclusione. Tutti gli imputati sono accusati, a vario titolo, di far parte dei clan Misceo e Annoscia, coinvolti in una violenta lotta per il controllo dello spaccio a Noicattaro e nei Comuni limitrofi. A loro carico pendono reati che spaziano dall’associazione mafiosa al traffico di droga, dal porto e detenzione di armi fino alla resistenza a pubblico ufficiale. Secondo quanto ricostruito da Gdf e carabinieri, la droga veniva acquistata dal clan Palermiti di Japigia e Madonnella, trasportata nel quartier generale di Noicattaro e da lì smistata verso Adelfia, Capurso, Triggiano, Gioia del Colle e Fasano. Nel processo sono contestati anche due tentati omicidi: il primo risale al 3 marzo 2021, quando Luciano Saponaro e Luca Belfiore furono raggiunti da numerosi colpi di pistola esplosi a distanza ravvicinata. Per quell’agguato, l’accusa individua in Giuseppe Annoscia il mandante e in Giuseppe Patruno l’esecutore materiale. Un secondo tentato omicidio riguarda Giuseppe Mazzei, esponente del clan Di Cosola. L’8 giugno 2012, a Noicattaro, Emanuele Grimaldi avrebbe esploso cinque colpi di pistola calibro 7,65 nel tentativo di ucciderlo, agendo secondo l’accusa su mandato di Mario Stefanelli.
Prossima udienza il 12 gennaio prossimo.
















