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Lettera a un nipote lontano

 
Giuseppe Lagrasta

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Giuseppe Lagrasta

Lettera a un nipote lontano

Giuseppe Lagrasta e l'essere nonni ai tempi del Covid: abbracci sognati

Venerdì 14 Maggio 2021, 10:30

Caro Giulio, ricordi le corse sulla spiaggia, le gite in barca, le feste in campagna, i calci dati a un pallone e il volo degli aquiloni?

Era bello vivere all’aria aperta, spensierati come tutti i colori dell’arcobaleno, e ti piaceva giocare nel parco coi compagni d’asilo, mentre i pomeriggi trascorrevano veloci. Certo che la vita è bella nella libertà ma ora con la pandemia siamo rutti a casa. Caro Giulio, sappiamo cosa significa non vedersi e non vedere il nonno che, nei tempi passati, ti è stato sempre vicino. Anch’io so cosa vuol dire non poterti vedere e salutarti, non poter giocare con i tuoi giocattoli preferiti.
Caro Giulio, quando in videochiamata ci salutiamo, ci sono alcuni giorni in cui mi chiedi perché da mesi non ci vediamo e perché non sono a Parigi con te. Non so come risponderti. Tu hai quasi quattro anni e mentre la mamma e il papà ti parlano di virus, capisco che tu non ne vuoi sentir parlare e chiedi sempre perché non possiamo vederci.
Giulio, quando sei stato qui a trovarmi, eravamo sul mare e i tuoi occhi azzurri si specchiavano nelle onde bambine. Avevi due anni e mezzo allora e abbiamo giocato sulla sabbia e siamo stati nel mare a fare giochi d’acqua e quando eri in mare non volevi più uscire e gridavi e piangevi mentre ti asciugavi al sole. E mi ricordo quando pranzavamo al mare e a te piaceva molto la pasta italiana. Io so che è difficile non vedersi per troppo tempo, e mentre ci vediamo in video chiamata cominci a far volare a mezzaria tanti piccoli aerei e allora capisco cosa vorresti dirmi: volare per venire a trovarmi.
E ogni tanto mi fai giocare con te, Giulio: insieme non facciamo che prendere gli aerei e parcheggiarli in un hangar. Tutti quegli aerei colorati, che fai volare a mezz’aria mi mettono tanta nostalgia. A volte chiedi alla tua mamma di telefonarmi e così cominciamo a giocare insieme: prendi i tuoi tre o quattro giocattoli preferiti e mi inviti ad ascoltarti. Mi parli di T Rex che ti affascina e ti diverte; lo tieni sempre con te perché mentre ti fa paura, allo stesso tempo ti dà coraggio e ti fa compagnia.
E poi giochiamo con le tue macchinine. Siccome tu parli francese e io italiano, cerchiamo con l’aiuto della tua mamma ti indicare il colore di ogni automobilina. E abbiamo quella rossa e quella gialla, quella blu e quella verde; poi c’è la macchina della polizia, e l’autobus, e la gru e la piccola volpe e il trattore, i libri musicali. Mi descrivi i tuoi giocattoli, parlando con il tuo francese fluente e io ascolto i tuoi discorsi con tanta felicità. E quando fai scendere e salire il piccolo trenino tra le montagne russe o quando le tue automobiline corrono veloci sulla pista da corsa io ritorno alla memoria di bambino.
Capita che in altri giorni mi inviti a sfogliare i tuoi album e mi indichi gli animali dello zoo oppure gli animali della foresta. Sfogliando i tuoi album da disegno mi descrivi le immagini e quale meraviglia mi sorprende nell’ascoltarti. Io so cosa significa stare lontani per mesi e mesi, soprattutto quando un bambino cresce e ha bisogno anche della figura dei nonni e i nonni a causa del virus restano lontani. Parigi è lontana da Bari e spesso, vedersi non basta perché con i nipotini è necessario salutarsi mentre a modo tuo, tu continui a parlarmi.
Caro JGiulio, so che ci sono giorni in cui vorresti uscire e andare nel parco e incontrare i tuoi amici di scuola che non vedi, se non a sprazzi, e cominciare a giocare, lo so quanto è difficile per te e i tuoi amici stare chiusi in casa. Quando andavi a scuola e ti vedevo al ritorino eri sempre più felice e allegro.
Spesso fai finta di non vedermi perché sei arrabbiato con me perché non vengo a trovarti a Parigi. E allora mi chiedi perché non sono e mi dici che il virus non esiste e quando indossi la mascherina chiedi sempre alla mamma e al papà a cosa serve. So bene come alla tua età è difficile concepire l’esistenza di un virus ma la mamma ti ha spiegato come stanno le cose.
E così cominciamo a giocare trovando un punto d’incontro per allegria, allora ti chiedo di prendere il libro delle filastrocche e tu che conosci l’italiano ascolti, segui con attenzione, la lettura delle filastrocche, divertendoti. Hai un giocattolo con te, una piccola volpe che ti regalai quando tornasti in Italia, e spesso la prendi per giocare con me. Innanzitutto mi dici che mi somiglia tanto, mi dici che spesso, dormi con lei e che è difficile staccarti dalla volpe birichina che ti fa compagnia quando con me inventiamo le storie.
Ci sono pomeriggi in cui fai i capricci e a ragione perché mi inviti a giocare con te e vuoi che io stia, proprio in quel momento a Parigi. E io ti parlo con calma invitandoti ad aspettare che passi il rischio del contagio ma tu, arrabbiato, non mi ascolti e prendi un altro gioco. Quelli sono i momenti difficili che accadono durante le video chiamate perché il desiderio di stare insieme non si realizza.
E allora mi parli della piccola volpe dicendomi che quando sarai in Italia la porterai con te per farmela conoscere e per giocarci. E poi ti affacci nel giardino e mi fai vedere il cane Teo con il quale giochi e trascorri la maggior parte del tuo tempo. Con Teo ti diverti e gli porti da mangiare e poi strattoni la sua coda e poi gli stropicci il naso e lo rincorri, e lo abbracci e non lo lasci fino a quando non sei esausto. E molte volte anche Teo è esausto perché non appena gli appari corre nella sua cuccia.
Teo è un cane dolcissimo e fedele e protettivo perché appena sente avvicinare qualcuno al cancello di casa comincia a dare l’allarme, ad abbaiare, a mandare segnali ai padroni di casa e anche a te che appena lo senti, se stai dormendo, ti svegli e chiedi di Teo, in piena notte e vorresti andare a salutarlo mentre il papà e la mamma ti dicono di riprendere sonno. Spesso ti incontri con Jon un tuo amico per giocare nel giardino di casa oppure nel giardino della loro casa. Ma sono incontri fugaci perché, per il momento difficile di pandemia sarà meglio non stare tanto insieme.
Accade spesso che sei molto convolto dalla visione dei cartoni animati, specialmente quando vedi Tom e Jerry, allora non mi pensi molto e mentre vedi i cartoon, mi saluti lanciandomi degli abbracci oppure dei baci mentre urli, << ti voglio bene, ti voglio bene, nonnino, ti voglio bene>> oppure, sempre urlando di gioia mi dici << un abbraccio, buona notte, un abbraccio, nonnino, ti abbracciooooooooo, buona notteeeeeeeee ! >> Così scende la sera nel mio cuore, una sera dolce, che mi rasserena, con l’odore della primavera che s’è abbandonata dormendo, sdraiandosi sul prato verde. E così anche Giulio forse mi sognerà come io, molto spesso, in queste notti di lontananza, lo sogno. E sognandolo immagino di trovarmi con lui e con i suoi genitori, sul mare, mentre il sole dell’estate brucia le ombre del tramonto e noi felici insieme, andiamo a cena al ristorante sul mare.

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