di FILIPPO SANTIGLIANO
L’attenzione è rivolta alle «faide» tra le mafie che si contendono il Gargano tra spaccio di droga, estorsioni e infiltrazioni nell’economia turistica, ma a Cerignola era in coltura il ritorno del racket: sei bombe carta - una anche con i clienti all’interno di un negozio - dalla notte di Natale a oggi. Una recrudescenza senza precedenti che ha scatenato la rabbia del sindaco Franco Metta. In un post video ha «stramaledetto» i banditi che hanno diffuso il panico e la paura nella comunità cerignolana.
Un post alla maniera del sindaco Metta, diretto, essenziale, spavaldo, espresso senza ricorrere a figure retoriche.
Come dire, se questo è il vostro vocabolario ecco le parole del linguaggio che fa al vostro caso. Metta è il sindaco che, ricevuto un pacco di biscotti con ventimila euro in contanti, senza colpo ferire ha denunciato tutto e fatto arrestare due imprenditori di peso della Capitanata, tra cui il presidente regionale dell’Associazione nazionale dei costruttori edili e concittadino di Metta.
Ma linguaggio a parte, appare evidente che la situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica a Cerignola è un problema che non va sottovalutato. Piuttosto, in una zona dove le organizzazioni criminali spesso preferiscono specializzarsi in altri business illegali (grandi rapine, assalti a portavalori, traffico di armi) e per di più in sinergia con i clan che governano l’area del nord Barese, il ritorno delle rapine e delle bombe a scopo estorsivo allarma e non poco.
Soprattutto se ad operare sono bande di minorenni (come si ipotizza per l’ultima rapina alla filiale del Monte dei Paschi) oppure cani sciolti che non rispondono ai capi clan.
Le forze politiche, stucchevoli schermaglie pre elettorali a parte, hanno manifestato la preoccupazione sia pur con punti di vista differenti. E non è un bene. Anzi, sarebbe utile non consegnare la materia sicurezza alla campagna elettorale per le politiche e invece concentrarsi sulle azioni da fare ed evitare le oscillazioni delle Istituzioni democratiche, che appartengono a tutti.
Chi ha compreso che non siamo su «scherzi a parte» è il vescovo della diocesi di Cerignola Ascoli Satriano, mons. Luigi Renna, anche lui durissimo con chi distrugge «la laboriosità e l’operosità di quanti quotidianamente fanno il proprio dovere». Nelle parole del presule c’è anche un invito a non cedere al «fai da te» oppure al disinteresse tanto non cambierà mai nulla. Invece fare «rete» è quanto mai opportuno, se non altro per arginare un fenomeno, prima di debellarlo, di cui si potrebbe anche perdere il controllo.
Allora risposte concrete, azioni più che rassicurazioni e una presenza costante e «intelligente» dello Stato. La provincia di Foggia e anche Cerignola meritano la giusta attenzione, ma non da «minimo sindacale». Anche per non mortificare gli sforzi che pure non mancano per affrancarsi da pregiudizi duri a morire. Cerignola del resto è una eccellenza in campo sportivo, presenta uno spettro di imprese nella filiera agro alimentare di livello anche internazionale, si sta riaccreditando in campo culturale con le iniziative promosse per celebrare i 150 anni di fondazione del teatro Mercadante. Poi arriva un manipolo che decide di riazzerare tutto. Non avranno vita facile, assicura il battagliero sindaco Metta. Tutto giusto. Ora però lo Stato - a cui è demandata la sicurezza e non la sua percezione - faccia la sua parte. Senza fare sconti.