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Enrica Simonetti
08 Marzo 2021
Lo spazio si chiama Salaborsa ed è la grandissima biblioteca civica di Bologna, in pieno centro. Una realtà che sembra un po' lontana da noi ma che vale la pena di raccontare, perché in questi giorni del festival, da qui dentro, una web-radio di adolescenti (11-17 anni) ha trasmesso ora per ora commenti, novità e notizie su Sanremo. E lo ha fatto su scala internazionale, perché – complice internet – questa Radioimmaginaria di piccolissimi è presente in otto Paesi del mondo. Ebbene: sapete chi hanno votato sin dalla prima sera i giovanissimi speaker e ascoltatori? Per i Maneskin. E sapete per chi ha votato la giuria degli adolescenti? Per i Maneskin.
Insomma, altro che previsioni e scommesse. Il vecchio, vecchissimo e decadente Festival dei fiori, ammuffito dal virus e da Orietta Berti, alla fine si è ripreso i giovani. La canzone dei Maneskin – piaccia o non piaccia – non è certo un motivetto alla Sanremo. Chitarra elettrica sparata, brano rock, titolo Zitti e buoni lanciato dai ventenni della band emersa con X Factor: Damiano, tatuaggi e sessualità ambigua, è il più grande e ha 22 anni.
Occhi truccati per tutti, tute e body nude-look-no-sex, i Maneskin sono fighi. E hanno, chissà, avviato una piccola, giovane, audace rivoluzione.
«Siamo fuori di testa ma diversi da loro» è il refrain dei Maneskin e tutta la canzone è un inno alla libertà che gli adolescenti pandemici confinati, costretti a restare a casa a vedere Sanremo il sabato sera, hanno probabilmente raccolto.
In un’edizione decisamente smort invece che smart, un Sanremo fiacco con il Fiorello in sordina e con le poltrone vuote, porta forse in primo piano la riconquista di un pubblico giovane, affacciato sui social ma non asservito ai social stessi, tanto che nonostante l’appello della mogliettina Ferragni, il duo Fedez e Michielin è arrivato al secondo posto. In altri anni, in altre ere che ormai ci sembrano passate, i ragazzi sarebbero stati in giro fino a tarda notte e avrebbero saputo della vittoria di Sanremo il giorno dopo, intorno alle 14, ora del risveglio. E, invece, pare che ieri ci fossero: lì a guardare Sanremo come vecchietti. Ci sono stati anche nelle serate precedenti. Tifosi e non, che hanno apprezzato la goffa semplicità del gigante buono Ibrahimovic, molto più efficace della predicatrice Palombelli nel dire «Tranquilli, il fallimento fa parte del successo», andando incontro alle generazioni di Millennials, post-Millenials. Quelli di cui non si occupa nessuno, se non per dirgli che forse si va a scuola o forse no. La metafora calcistica del sorridente Ibrahimovic è stata perfetta: è nato un presentatore-calciatore che sicuramente rivedremo in giro in Tv.
Chi non vedremo sono i ragazzi, perché fantasmi dimenticati di un mondo virus-pestifero. Possono solo ritirarsi in camera e aspettare il lockdown. Canticchiando con i Maneskin, Zitti e buoni. Purtroppo così va il 2021. Ma dalle stanzette, dalle radioweb e dai social, si affaccia un altro universo pronto a prendersi il futuro.
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