Le elezioni più pazze del mondo. In Puglia. A settembre. Le prossime regionali si prospettano come una vera Babele. A più o meno tre mesi dalle urne, i punti fermi sono davvero pochi.
La data delle elezioni? C’è e non c’è, essendo oggetto di un vero casus belli, con conseguente conflitto tra Conferenza delle Regioni e Palazzo Chigi: si doveva votare a fine maggio, ma il Covid ha fatto cambiare i piani. I governatori uscenti volevano le urne a luglio o, in alternativa, la prima settimana di settembre.
Il governo con la maggioranza giallo-rossa è orientato a votare il 20 settembre. E così Toti, Zaia, De Luca ed Emiliano gridano alla lesa autonomia regionale…
L’organizzazione delle elezioni più pazze del mondo costringerà a uno sforzo inedito: firme e moduli con candidati delle varie liste dovranno essere consegnati poco dopo Ferragosto, costringendo tutti i partecipanti a portare la contesa sulle spiagge. La campagna elettorale sotto l’ombrellone sarà un effetto collaterale del Coronavirus e metterà a dura prova il rapporto dei cittadini con la politica, costringendoli - in un periodo da sempre dedicato al relax - ad ascoltare obtorto collo programmi di governo e soluzioni per la lotta alla Xylella, la riduzione della disoccupazione e il rilancio di industria e turismo.
Le elezioni più pazze del mondo si svolgeranno con un panorama politico frammentato, perché ogni coalizione è lacerata da conflitti intestini - pre-politici con tratti di indecifrabile tribalismo - e gli esiti finali sono imprevedibili. Il centrodestra registra una contrapposizione senza esclusioni di colpi tra Fratelli d’Italia e Lega: i meloniani propongono Raffaele Fitto come sfidante dell’uscente Michele Emiliano, la Lega (che sostiene Nuccio Altieri) non ci sta e sbarra la strada a questa opzione ormai da quasi sei mesi. Nelle ultime due Regionali il centrodestra è stato sempre diviso, e in questo frangente ancora una volta stenta a trovare una sintesi. Ora alle contrapposizioni locali si aggiunge anche il derby nell’area sovranista tra la Meloni e Salvini, con la prima in crescita nei sondaggi e il secondo in calo verticale (soprattutto nel Meridione). E nelle prossime settimane la tensione non potrà che salire.
Se Atene piange, Sparta non ride. Il centrosinistra si presenterà frammentato: ai blocchi di partenza ci sarà Michele Emiliano che guiderà la «coalizione dei pugliesi», con innesti di ex berlusconiani, mentre il fronte riformista-renziano metterà in campo un antagonista come il sottosegretario Ivan Scalfarotto di Italia Viva, sostenuto da Azione di Carlo Calenda e dai radicali di +Europa. Tutto qui? No. Molta sinistra nostalgica del vendolismo (e a dispetto di Nichi, supporter del governatore ricandidato) non nasconde il malessere e potrebbe votare una lista progressista, rifugiandosi nel voto disgiunto per il presidente…
Anche l’arcipelago pentastellato ha le sue grane: il M5S ricandida Antonella Laricchia come governatore, ma ci sarà anche il consigliere regionale dissidente Mario Conca, escluso dalle liste dopo aver fatto le regionarie e deciso a coagulare intorno alla sua neoformazione, «Cittadini pugliesi», le istanze del Movimento delle origini.
Le elezioni più pazze del mondo avranno come contesto un territorio a cui la crisi economica ha tarpato le ali. Il colosso industriale dell’ex Ilva è al centro di una vertenza complessa legata a produzione e occupazione; il settore del turismo registrerà un calo di arrivi generato dalla pandemia; il mondo agricolo non riesce a trovare soluzioni per arginare la peste degli ulivi, la Xylella; la sanità è sotto i riflettori perché la gestione Covid ha solo posticipato le richieste di diritti avanzate dai cittadini stufi delle liste di attesa.
La speranza, infine, è che le elezioni regionali più pazze del mondo possano essere una inattesa festa di partecipazione, una risposta allo sfascismo strisciante e un percorso che alla fine riconfermi l’anomalia della Puglia, punta avanzata della modernizzazione del Sud Italia.