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L'ANALISI
Sergio Lorusso
29 Aprile 2020
Giuseppe Conte
Nessun dubbio che l’emergenza coronavirus richiedesse scelte decise ed immediate, poco compatibili con i tradizionali meccanismi della democrazia parlamentare, già di loro normalmente in affanno. Si trattava di una battaglia contro il tempo, che non avrebbe tollerato esitazioni e, dunque, le cadenze normalmente slow che caratterizzano il procedimento legislativo ordinario a tutela delle minoranze.
L’intervento straordinario a trazione governativa (decreti-legge), talvolta addirittura mediante decreti del presidente del Consiglio, dunque, era l’unico praticabile ed è stato sicuramente realizzato senza colpi di testa o tentazioni autoritarie.
Ciononostante, si è andati ad incidere su una serie di diritti e di libertà individuali che costituiscono l’ossatura della nostra Costituzione ed i pilastri della concezione liberale dello Stato. Libertà di circolazione, diritti di riunione, di associarsi liberamente, di professare la propria fede religiosa. Sull’altro piatto della bilancia, la tutela del diritto alla salute, parimenti tutelato costituzionalmente e ovviamente propedeutico ai primi.
Ora però, che il tempo dell’emergenza sembra stia pur lentamente scemando, ci troviamo di fronte ad un bivio insidioso, ad una biforcazione che potrebbe originare uno snodo epocale, un passaggio di quelli che trovano facilmente spazio nei libri di storia.
Cosa scegliere tra uomo e Stato?
La Carta costituzionale, che pur è la sintesi di varie anime, su questo ha le idee molto chiare. Ce le enuncia l’art. 2, che esprime l’opzione della neonata Repubblica in favore della centralità dell’individuo, della priorità dei suoi diritti (inviolabili) rispetto agli interessi pubblici.
La democrazia liberale, e con essa lo Stato di diritto, sono posti di fronte in ogni parte del globo ad un interrogativo che richiede una risposta chiara e consapevole: può l’attuale predominante visione dello Stato continuare ad esistere, senza limitarsi a sopravvivere, resistendo all’onda d’urto di questi mesi? O, invece, il cigno nero – quell’evento raro, imprevedibile e dall’enorme impatto globale teorizzato da Nassim Nicholas Taleb – materializzatosi con le sembianze del coronavirus avrà l’effetto di produrre una brusca virata verso lo Stato etico?
Il Leviatano, secondo Thomas Hobbes, è lo Stato ideale, cui il popolo conferisce tutto il potere divenendone suddito. In cui ognuno si sottomette alla sua volontà cedendogli il diritto di governarlo. È l’antitesi dello Stato liberale, nel quale al centro c’è l’uomo. Costituisce il germe dello Stato etico teorizzato da Friedrich Hegel, nel quale è il potere a decidere quali sono i comportamenti moralmente lodevoli assumendo un atteggiamento pedagogico nei confronti dei cittadini, i cui epigoni di collocano all’inizio del Novecento fino ad incarnarsi nello Stato fascista. Gli Stati assoluti e i regimi totalitari, come la storia ci insegna, non nascono da un giorno all’altro ma per sottrazione progressiva di quote di libertà. Una sottrazione che nasce dalla necessità di dare risposte vigorose a drammi economici e sociali. Basti guardare alle vicende del secolo breve per averne conferma. Ed oggi i cittadini, com’è comprensibile che sia, sono molto più interessati alle sorti dei loro portafogli e al loro tenore di vita drasticamente ridimensionati (e per alcuni azzerati) che a discussioni che a molti potrebbero sembrare astratte sugli equilibri tra i poteri dello Stato o sui rapporti tra autorità e libertà.
L’introduzione di strumenti come l’applicazione Immuni, che monitoreranno i movimenti di ciascuno – sempre che vi si aderisca volontariamente, è vero, ma non è detto che qualora non si raggiunga la soglia minima di contatti necessaria a rendere efficace il sistema non si possa porre la questione di prescindere dal requisito del consenso, cercando un compromesso con l’attuale normativa in tema di privacy che la renda compatibile con i suoi addentellati costituzionali – ha una portata dirompente e fino a qualche mese fa avrebbe provocato una sollevazione popolare. Oggi passa quasi inosservata. Ma il mondo cambia, il cigno nero può colpire in ogni momento e produrre conseguenze fino a un attimo prima impensabili.
Ecco perché una scelta di campo è necessaria.
Con la consapevolezza che le forme di potere assoluto possono presentarsi in altro modo da quelli conosciuti. Magari, visto che siamo nella società digitale, con forme di controllo e di governo basate su tecnologie avanzate che, nate e applicate per soddisfare fini apprezzabili, vengano piegate da qualcuno a scopi di limitazione (o di soppressione) delle libertà individuali. Se volessimo guardare a scenari futuribili, oggi ancora appannaggio della fantascienza, potrebbe essere persino una macchina gestita dall’intelligenza artificiale a governarci.
Occorre, dunque, essere attenti. Per evitare che il Leviatano, come nella vicenda di Moby Dick narrata da Herman Melville, riemerga dai flutti – magari sotto mentite spoglie – per aggredire la nostra fragile democrazia.
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