Un moderno «cavallo di Troia» per annientare i tipi di tumore della mammella più frequenti (non solo HR+ HER2 costituisce circa il 70% di tutte le diagnosi di carcinoma mammario) di tutti i tumori
del seno ma anche il tipo metastatico triplo negativo). I più aggressivi che preferiscono le donne più giovani (sotto i 40 anni) e creano metastasi precoci e maggiormente aggressive specie per ossa, cervello, fegato, polmoni, abbassando anche il tasso di sopravvivenza. Il reinventato cavallo di Troia racchiude farmaci-anticorpo coniugati i (ADC, ovvero Antibody-Drug Coniugates), capaci di riconoscere ed affascinare i recettori delle cellule tumorali (sentinelle poste sulla superficie cellulare) i quali e li lasciano entrare. E qui, il farmaco si rivela quale esso è.
Come i soldati nascosti nel cavallo ideato da Ulisse, attacca e distrugge, dall’interno, la «Troia moderna» (cellula malata) rilasciando un chemioterapico (SN- 38) con potente effetto antitumorale elettivo, riducendo la tossicità sui tessuti sani circostanti. Questa innovativa e strategica azione antitumorale contraddistingue anche sacituzumab govitecan, un ADC che da oggi vede ampliato il suo campo di impiego. Oltre a essere stato autorizzato il suo utilizzo già in II linea per il tumore al seno triplo negativo metastatico (mTNBC), la forma biologicamente più aggressiva di tutte, questo innovativo farmaco rappresenta ora un’opzione terapeutica disponibile anche per le pazienti con carcinoma mammario metastatico HR+/HER2 per cui esso è considerato, dall’European Society for Medical Oncology, «trattamento preferenziale per le donne colpite da tumore del seno metastatico HR+/HER2».
Anticipare le cure con trattamenti mirati e quindi più efficaci risulta ancora più importante contro il tumore al seno metastatico triplo negativo (mTNBC): il quale ha tasso generale di sopravvivenza a
5 anni più che dimezzato. L’estensione dell’impiego già in II linea del trattamento con sacituzumab govitecan contro questa forma di tumore rappresenta quindi un’importante opportunità per le donne che ne sono colpite, aprendo nuove prospettive di vita e di qualità della stessa. «Fino a poco tempo fa questo farmaco era disponibile solo in III linea (cioè, dopo due cicli chemioterapici), salvo eccezioni, ma i dati scientifici hanno evidenziato che sacituzumab govitecan può essere utilizzato già in II linea e questo consente di mettere in atto il trattamento in una fase più precoce della malattia, quando le
possibilità di risposta sono maggiori», (prof. Lucia Del Mastro, ordinaria e direttore Clinica di oncologia medica Ospedale Policlinico San Martino, Genova).
«Si hanno così meno sintomi debilitanti per una migliore qualità della vita: un vantaggio oggi accresciuto dall’ampliamento dell’accesso, perché tutte le pazienti eleggibili possono entrare in tale terapia dopo la prima linea, senza dover sottoporsi a un’ulteriore chemioterapia tradizionale con tutti i suoi indesiderati effetti collaterali, allungando e migliorando la vita delle pazienti, obiettivo condiviso dalla ricerca con le associazioni, che si battono anche per rendere le nuove terapie accessibili – quanto prima - a tutte le donne e in tutta Italia» (Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna). «Un risultato, questo, importante, ottenuto con la collaborazione mondo scientifico- istituzioni-azienda- associazioni di pazienti». (dr. Federico De Silva, Gilead Sciences Italia).