Una persona su 7, nel mondo, soffre di disturbo mentale: un totale di 970milioni, affetti da depressione, ansia, demenze, fino all’Alzheimer ed oltre, vivono una disabilità spesso grave addebitabile al non buon rapporto tra intestino e cervello. Il dr Srinivas Kamath e collaboratori dell'università dell'Australia Meridionale (UniSA) hanno esplorato le connessioni tra intestino e cervello – detto “secondo cervello” - allo scopo di decifrare il loro ruolo nella salute mentale e nel benessere (“More than a feeling: Could a healthier gut improve mental health?).
“La loro revisione è la prova più solida, finora dimostrata, che i cambiamenti nel microbioma intestinale di una persona possono influenzare direttamente la chimica del suo cervello. MICROBIOMA: il patrimonio genetico, cioè tutto il DNA e RNA degli oltre 100 mila miliardi di 400 specie differenti di microrganismi: batteri, funghi, protozoi fino ai virus, presenti nell’intestino che formano il microbiota, esclusivo di ognuno di noi, che rappresenta, quindi, una vera e propria impronta biologica, capace di contraddistinguerci gli uni dagli altri. Il dr Srinivas Kamath, autore principale dello studio, afferma che l'intestino potrebbe essere la chiave per migliorare la salute mentale in tutto il mondo. Altri ricercatori sono sulla stessa pista (“Bid to prevent gut bacteria triggering Alzheimer’s”) e sperano di poter un giorno – scrive Michelle Wisbey - rallentare o arrestare la progressione della demenza che interessa oltre 421.000 australiani (previsti 812,500 per il 2054) e, nel mondo, oltre 55 milioni di persone. La demenza, in Australia, è la seconda causa di morte e la principale per le donne.
I ricercatori hanno scoperto le modalità con cui alcuni batteri intestinali nocivi possano raggiungere ed entrare nel cervello a mezzo di trasmettitori chimici, sistema immunitario, endocrono, vie neuronali (vago, ecc: asse intestino-cervello-microbiota che influenzano umore, livelli di stress e capacità cognitive) e portarlo alla demenza. La prospettiva è di giungere a nuove terapie farmacologiche (“fino a un terzo dei pazienti non risponde ai farmaci o alle terapie attuali” dice il coautore Dr. Paul Joyce) per prevenire, rallentare o arrestare la progressione della malattia. Anzitutto, il progetto triennale deve dar risposta documentata al quesito: come i metaboliti (molecole prodotte dalle reazioni chimiche del funzionamento o metabolismo: l'insieme dei processi che sostengono la vita nelle cellule), rilasciati dai batteri nocivi nell'intestino, raggiungano il cervello, danneggino i neuroni, causino infiammazione e scatenono il morbo di Alzheimer, ecc? “Se scopriamo meglio questo processo bidirezionale intestino-cervello, potremo arrestare la progressione della malattia ed anche prevenirla, ridurre i batteri intestinali cattivi, aumentare quelli buoni, bloccare le neurotossine che raggiungono il cervello.… La dieta incongrua è uno dei diversi fattori che danneggiano i batteri intestinali, aumentando le probabilità di sviluppare demenza".
"Anche invecchiamento, sedentarietà, stress, esposizione a pesticidi e la genetica giocano un ruolo, sebbene quest'ultima sia responsabile di un numero molto limitato di casi. La demenza è prevenibile"(Dr. Ibrahim Javed). Una ricerca internazionale ha dimostrato che è possibile eliminare i batteri cattivi e impedire ai metaboliti di fuoriuscire dall'intestino e raggiungere il cervello. “Esistono già prove che collegano la salute intestinale alla salute mentale, cognitiva e metabolica… averlo scoperto è entusiasmante“ (Terri-Lynne South, presidente Specific Interests Obesity, a newsGP).
LA DIETA - “Purtroppo - aggiunge la dr South - diventa più difficile, per i pazienti, fare scelte alimentari sane, poiché essi sono bombardati dal marketing dei prodotti o esclusi da prezzi alti. "Prima si trattava di assumere abbastanza energia e proteine, ma ora abbiamo un eccesso di energia e un'industria alimentare che rende molti alimenti (ultraprocessati) estremamente appetibili ed economici". "Dobbiamo tornare alle origini, con meno prodotti trasformati e più frutta e verdura… ma mancano tempo e conoscenze nutrizionali su cosa fare specie con alcune verdure. E queste devono essere consumate con costanza insieme a più pesce e legumi”.